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Benevento, 20-10-2024 09:14 ____
Peppino De Lorenzo tratteggia la figura di un altro medico, Giuseppe Palombi, padre di Michele, quest'ultimo per anni noto medico di famiglia
I sofferenti lo stimavano ed amavano con il rispetto che lui nutriva per la vita e la sofferenza, la lotta quotidiana che portava avanti seguendo ogni strada e sfruttando qualsiasi mezzo non curandosi dei sacrifici. Ebbe una dignita' ammirevole che mantenne per l'intera esistenza anche nel momento del distacco terreno che lui, da par suo, considero' l'ultimo dovere da compiere
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Nel ricordare un altro noto sanitario del territorio, oggi, Peppino De Lorenzo va un pò indietro nel tempo.
Si tratta di Giuseppe Palombi, padre di Michele, quest'ultimo, per anni, noto medico di famiglia, allo stato, in pensione.
"Giuseppe Palombi (foto di apertura), per gli anni in cui visse, nacque a Benevento il giorno 8 novembre 1879, fu un medico di particolare valore sfruttando, è ovvio, i limitati mezzi di cui in quel tempo era possibile disporre.
Di qui, il ricorso che a lui facevano tanti beneventani in caso di necessità.
Sposò Natalia Consolazio, originaria di Bonito, ed ebbe tre figli, Michele, che, qui da noi, è stato per decenni un noto medico di famiglia, oggi in pensione, Maria Antonietta e Maria Vittoria.
Il fratello di Natalia Consolazio, Gabriele, fu avvocato personale del tenore Enrico Caruso, nonché mecenate del noto scultore napoletano Vincenzo Gemito.
Il figlio di Giuseppe Palombi, Michele, ha, quindi, proseguito l'attività professionale del padre anche se rimase orfano all'età di 16 anni.
Da ragazzo, (nella prima foto in basso quando era piccolo, mentre, nella seconda, trentenne), manifestò ben presto spiccate doti di una viva e pronta intelligenza.
Al Liceo "Giannone", da subito, si distinse nella (terza foto in basso, pergamena di licenza d'onore al Liceo, e nella quarta, quella avuta in occasione del superamento degli esami di licenza ginnasiale) per la sua innata passione allo studio dopo avere già frequentato il Collegio de "La Salle" (nella quinta foto in basso).
Un giornale locale, dopo il conseguimento della maturità, di Giuseppe Palombi scrisse: "Merita maggiore encomio il giovane Palombi, il quale ha riportato così lusinghiera punteggiatura in tutte le materie, da meritare il premio di secondo grado divenuto difficilissimo per i regolamenti in vigore. Ci congratuliamo con l'ottimo giovane, che alle doti della mente unisce pure una rara bontà d'animo accoppiata a grande modestia" (sesta foto in basso).
Ed, ancora, più incisivo l'articolo dal titolo "Un laureato in medicina" in cui si legge: "Con molto piacere abbiamo appreso la seguente notizia che riguarda un nostro concittadino.
Già avemmo occasione, sei anni or sono, su questo periodico, di distinguere, tra i licenziati del nostro Liceo il giovane Giuseppe Palombi di MIchele, che fu l'unico alunno della provincia che riportò la licenza di onore.
Ed ora dai periodici della capitale e da altre fonti autentiche abbiamo desunto con assai soddisfazione che il detto giovane, avviato per la nobile e utilissima professione della medicina, subì l'esame di laurea, ed i chiarissimi professori della Facoltà medica che l'esaminarono, dei quali ci limitiamo ad indicare: d'Antona, de Renzis, de Giax, Genex e Panzini, dopo di averlo colmato di lodi per gli esami precedenti, gli diressero poche domande; e quindi ammirati delle ricevute risposte, gli conferirono la laurea col massimo dei punti, cioè 110 e con grandi lodi.
Ci compiaciamo col nostro concittadino del suo raro successo negli esami di laurea, e vogliamo augurarci che egli, per consolazione del padre e per il bene del nostro paese, vorrà stabilirsi in Benevento, ove potrebbe efficacemente contribuire ad illustrare sempre più la facoltà medica cittadina" (un frammento nella settima foto in basso).
In definitiva, Giuseppe Palombi fu un medico pervaso da doti eccezionali di umanità e preparazione. I pazienti che a lui si rivolgevano erano ben convinti di affidarsi, fiduciosamente, ad un sanitario preparato.
I sofferenti lo stimavano ed amavano con il rispetto che lui nutriva per la vita e la sofferenza, la lotta quotidiana che portava avanti seguendo ogni strada e sfruttando qualsiasi mezzo non curandosi dei sacrifici.
Ebbe una dignità ammirevole che mantenne per l'intera esistenza anche nel momento del distacco terreno che lui, da par suo, considerò l'ultimo dovere da compiere.
Si spense il 14 marzo 1947 (ottava foto in basso, il santino ricordo preparato dopo la morte)".

 

 

 

 

comunicato n.166788




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