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Benevento, 13-10-2024 20:59 ____
Interessante e coinvolgente incontro con la poesia di Ilaria Palomba che ha dialogato intorno alle tematiche del suo poemetto "Scisma"
Interlocutrice e' stata Maria Cristina Donnarumma, l'Amica della Domenica, che l'anno scorso aveva presentato il suo romanzo "Vuoto" al Premio Strega
Redazione
  

Alla libreria "Casa Naima" di Domenico Cosentino e di Flavia Peluso a San Giorgio del Sannio si è tenuto, alla presenza di tanti appassionati, un interessante e coinvolgente incontro con la poesia di Ilaria Palomba che ha dialogato intorno alle tematiche del suo poemetto "Scisma", edito dalla casa editrice Les Flaneurs, con Maria Cristina Donnarumma (nella foto di apertura con Ilaria Palomba), l'Amica della Domenica, che l'anno scorso aveva presentato il suo romanzo "Vuoto" al Premio Strega.
Palomba è una poetessa e scrittrice di origini pugliesi ed ha scritto numerosi romanzi, saggi e sillogi poetiche e in molte di esse ha celato o raccontato la sua dolorosa esperienza personale, che l'ha segnata sia a livello fisico che soprattutto morale.
Nei suoi scritti, infatti, si coglie l'anima di una persona che non scrive per raccontare ma che ha bisogno di confessare, di fissare sulla carta il suo mondo interiore senza filtri, senza giustificazioni, che utilizza la scrittura come uno strumento di esplorazione e di catarsi. La sua è una scrittura diretta e coinvolgente, reale, senza artifici letterari, in cui si nota sì il suo dolore, la sua angoscia, ma soprattutto e, nonostante tutto, la sua voglia di essere, di sopravvivere, di combattere.
Il suo poemetto, in poesia e prosa, "Scisma" rappresenta, come dice il titolo, l'autobiografia poetica di una scissione, una frattura da tutti i punti di vista.
Ilaria si racconta da sopravvissuta, giorno per giorno, dal giorno 0, momento della caduta fino al 180° giorno, quando, fuori dall'ospedale, torna nella casa del salto "con la carne piena di squarci".
Attraverso il dolore fisico, ma soprattutto il dolore dell'anima lotta per la sopravvivenza, si abbatte, combatte, risorge e cade, insomma riesamina e decompone se stessa e il suo mondo interiore, attraverso un diario che scrive giorno per giorno dopo il risveglio dal coma e dopo che è fuggita dalla morte e ha avuto la possibilità di vivere una nuova vita, ma grida: "Non voglio essere salva per restare nell'ombra. Adesso non ricordo il volo cavo, il prezzo della furia".
Ilaria Palomba, attraverso la sua silloge, ci offre una serie di immagini potenti... infermiere che aprono le finestre su un violaceo azzurrato, il televisore acceso che frantuma il silenzio, le compagne di stanza diventate paraplegiche e tetraplegiche, le serrande abbassate e l’uomo tarchiato che pulisce per terra sporcando e poi... valium, litio, clozapina, lyrica, polveri mefitiche lassative, vesti accatastate nella parete, le ombre sul soffitto, il deambulatore, il letto, i letti vuoti, le orchidee, i vassoi, il corridoio e... il desiderio di rinascita.
Protagonista del poemetto, ha dichiarato Palomba, durante l'incontro, è il mio corpo, lesionato, scisso, frantumato, di una donna che è caduta, è sprofondata, ma che dal fondo è riuscita a risalire, a risvegliarsi dal coma e a fuggire dalla morte e ad aprirsi ad una nuova vita con la forza e il desiderio di trasformare eventi distruttivi in salvezza e possibilità di riscatto.
Ha affermato ancora di essere riuscita, anche dopo aver attraversato l'Inferno, a cercare le parole più adatte per descriverlo, sezionandolo chirurgicamente.
Durante la lettura, ma anche dal dialogo tra la poetessa e Donnarumma si viene colpiti da come abbia fatto a costruirsi una corazza che, non solo l'ha salvata dalla caduta, ma l'ha preservata e, nonostante tutto, l'ha lasciata integra interiormente e soprattutto ancora fiduciosa nella vita.
Le parole con cui Ilaria ha descritto il suo calvario e la sua passione, infatti, tale è stata se guardiamo anche all'immagine di copertina del suo "Scisma", che raffigura un cervello trapassato da una corona di spine, suscitano angoscia, dolore, pietà, ma al tempo stesso fanno intravedere una luce, quella della salvezza, della speranza.
Con il suo "Scisma" la nostra Ilaria non ha inteso rivolgersi solo a se stessa ma a tutti coloro che sono costretti a combattere i propri "mostri" interiori.
Quindi, un’opera che, nata dal dolore, dal coma, dalle lacerazioni, propone possibilità di rinascita, di speranza e offre una luce sulle crepe dell’esistenza umana.
"Voi mi volete viva. Lesione midollare, sapete cosa sia? Non è rimasto niente, non è rimasta Ilaria. Chi mi cerca trova crepe...";
"Ho paura di tornare alla vita, manca ancora del tempo e poi sarò dei vostri.
Certo, non proprio come voi, mi mancherà l'equilibrio, il libero movimento del corpo. Ma come voi potrò disporre del mondo entro certi limiti.
Il confronto mi lacera, mi ricorda a cosa fu consacrato l'addio".

 

comunicato n.166638




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