Pupi Avati, il grande regista, si racconta dinanzi ad un pubblico di giovani a cui non e' mai sbagliato ricordare e raccontare il positivo passato
La Rai stasera mandera' in onda il suo ultimo film "Nato il 6 ottobre" che racconta i cento anni dalla nascita della radio, nel 1924, un mezzo che ha unito e formato il Paese e che non e' stato annientato, come si prevedeva trent'anni dopo, dalla nascita della televisione nel 1954
Nostro servizio
E' stata una mattinata per noi indimenticabile e, ci piace ritenere, anche per i tanti giovani che hanno avuto la possibilità di assistere alla chiacchierata che il grande regista Pupi Avati ha avuto, sul palco del Teatro Comunale, nell'ambito del SocialFilm Festival Artelesia, con il direttore artistico Antonio Di Fede.
E' stato gradevolissimo ed accattivante ascoltarlo quando ha ricordato i suoi esordi e le condizioni di una generazione, la sua, che peraltro non era caratterizzata dalla bellezza fisica, almeno così ha detto, con la donne che erano degli autentici cessi e gli uomini che non erano da meno.
Tuttavia il corteggiamento, alle più belle ed avvenenti, avveniva seguendole da tergo lungo le strade della sua Bologna, e questo anche per anni, senza scambiarsi una sola parola e per questo il gesto era il detto: Le vai dietro...
La cosa bella è stata che quando una di queste sue "pedinate" è deceduta, ha saputo dal nipote che lei gli aveva confidato, al nipote, che da giovane per anni l'aveva seguita il grande Pupi Avati e che lei lo aveva tenuto sulla corda...
Si era accorta di me... ha detto il regista ma non me lo aveva manifestato.
A Pupi Avati i giovani del Liceo Artistico, classe VB con il docente Calandro (nella decima foto in basso), hanno regalato una scultura realizzata per l'occasione (nella foto di apertura e nella seconda in basso).
Nello spazio dedicato ai giornalisti, che ha preceduto la sua presenza in sala, noi abbiamo parlato con Pupi Avati dei cento anni della radio che vengono celebrati proprio stasera, su Rai 1, con l'ultimo film del regista "Nato il 6 ottobre" che narra, appunto, di un ragazzo nato il 6 ottobre del 1924 esattamente quando è nata la radio. Mentre lui, il nascituro, emetteva il primo vagito, la radio cominciava le sue trasmissioni.
Parlando della radio, abbiamo detto, lei ha avuto modo di attraversare il momento forse più importante degli inizi delle trasmissioni che hanno anche unito una nazione essendo l'unico mezzo in grado di poterlo fare anche attraverso l'informazione.
La televisione arriverà giusto trent'anni dopo.
Bravo, ottima esposizione e considerazione, ci ha risposto il regista.
E' stato proprio così. Io sono nato nel 1938 e quindi 14 anni dopo la nascita della radio ma la consapevolezza di questo evento è giunta dopo. Non è che che si nasce e si capisce come è fatto il mondo.
Mi ricordo però che già nei miei primissimi anni della mia vita, la radio era l'elemento aggregante già di tutta la famiglia che poi si estendeva, come ha detto lei, a tutto il Paese ed esso si nutriva per la prima volta di una stessa fonte. C'era uno che parlava e tutti ascoltavano le stesse cose e quindi si univa il Paese anche attraverso la lingua, l'italiano con il quale si esprimevano correttamente gli annunciatori (una volta si studiava dizione... ndr), ma anche i cantanti ed i personaggi famosi che venivano intervistati, hanno fatto sì che siamo migliorati nella qualità del nostro eloquio.
La radio è stato un elemento importante di comunicazione durante la seconda guerra mondiale. Io ero bambino, ma una radio non italiana, radio Londra, ci prometteva continuamente l'arrivo degli alleati che non arrivavano mai. Era una falsa promessa. Questa vicenda l'ho raccontata, pur non avendola vissuta, ricordandomi di cosa fosse anche il rapporto con la televisione.
Ed è proprio questa l'altra domanda o considerazione che volevamo fare, abbiamo ripreso noi, e cioè sembrava che la radio dovesse scomparire all'indomani della nascita della televisione, nel 1954, ed invece non è stato così...
La radio non è scomparsa mai, ci ha risposto Avati.
L'arrivo della televisione, invece, all'interno di un condominio, attirava l'attenzione verso la prima famiglia l'aveva acquistata e da essa si recavano di tutti gli altri del palazzo che, con la propria sedia portata da casa, una cosa indimenticabile, andavano per vederla. Noi scendevamo dai signori Gardi tutti i giovedì a vedere "Lascia o raddoppia".
Bene, io ho cercato di raccontare la storia della radio, non della televisione, attraverso quella di un ragazzo che nasce lo stesso giorno, il 6 ottobre, alla stessa ora e minuto in cui l'annunciatrice, Ines Viviani Donarelli dà il via alle trasmissioni lui emette il primo vagito. C'è questa coincidenza che lo segnerà per tutta la vita. E quindi il racconto è quello di una famiglia romana simultaneo con il racconto della radio.
Mi sembra sia una cosa, dalle proiezioni che abbiamo fatto, straordinariamente emozionante anche perché racconta la storia d'Italia con tutto quello che è accaduto anche con molto Mussolini e fascismo e le leggi razziali.
La mia generazione è passata attraverso temperature molto diverse.
Il suo film, abbiamo ancora detto, che vedremo stasera, non è però solo un fatto storiografico ma lancia anche un messaggio alle nuove generazioni...
Sì, è così, non è solamente storiografico, ci ha risposto Avati, ma anche affettivo e di riconoscenza nei riguardi delle persone che prima di noi si sono prodigate per far evolvere questo nostro Paese e ci sono riuscite.
Adesso non considero, in questo mio film, quella che sarebbe stata la ricaduta nei nostri giorni come la litigiosità nella quale vive il presente non potendosi nutrire di altro. Non facciamo altro che dire sei di destra o di sinistra, ma questo è niente rispetto a quanto accade in luoghi non proprio distanti da noi dove succedono delle cose tremende mentre qui si litiga perché uno è andato in aereo con una bambina, la figlia, o di un ministrro che aveva o non aveva un'amante.
E' tutto di un infantilismo unico.
Voliamo molto basso, questa è la verità.
E' una cultura che è diventata estremamente provinciale e parassitaria.
comunicato n.166510
Società Editoriale "Maloeis" - Gazzetta di Benevento - via Erik Mutarelli, 28 - 82100 Benevento - tel. e fax 0824 40100
email info@gazzettabenevento.it -
partita Iva 01051510624
Pagine visitate 638221607 / Informativa Privacy