Il sindaco Lucio Facchiano d'improvviso, un giorno, decise di mandare giu' quei ruderi di piazza Orsini appartenenti alla seconda guerra mondiale
Iniziativa degna di lode e decisamente forte, ma che per me costitui' un momento terribile in quanto, dalla sera alla mattina, fui privato di quella preziosa entrata mensile rappresentata che l'orafo Cosimo Tenga pagava a mia nonna per l'affitto di uno dei tanti locali dell'area
Nostro servizio
Peppino De Lorenzo, tempo fa, ebbe a dichiarare su "Gazzetta" che, per il futuro, non avrebbe più parlato o scritto in merito alla sempre tanto ventilata sistemazione di piazza Orsini.
Considerando, però, quanto si è verificato in tema nei giorni di ferragosto, dopo reiterate nostre insistenze, lo abbiamo convinto a rivedere la sua decisione anche perché lui è uno dei molti proprietari della discussa piazza.
Essendo, poi, stato celebrato, qui da noi, la settimana scorsa, il giorno del ricordo, cui De Lorenzo, malgrado i reiterati inviti, non ha partecipato, è ovvio che, pur se con aspetti diversi, oggi lui permette di associare alla memoria dei beneventani caduti nel corso dell'ultimo conflitto mondiale, anche quello della rievocazione dei danni materiali, in verità non pochi, che il conflitto produsse.
"Ci sono nella vita argomenti che, senza volerlo, ci accompagnano per l'esistenza intera. E', appunto, il caso di piazza Orsini, distrutta dagli ultimi eventi bellici, che, a distanza di decenni, non è ritornata ad essere, come un tempo, il cuore pulsante della città.
Ero bambino ed in casa già sentivo, di continuo, parlarne spesso. Non so di quanti progetti, l'uno più stucchevole dell'altro, ho avvertito la presenza, con la promessa di lavori a breve scadenza.
Un fiume in piena da quando mia nonna, prima che io nascessi, divenne proprietaria di un piccolo locale, quale erede della famiglia Delcogliano, divenuto, poi, un rudere, perchè di rudere si è, di seguito, trattato, dopo i bombardamenti.
Per decenni, solo uno spettacolo indecente con le macerie della guerra in bella mostra.
Il locale di mia nonna era il primo partendo da piazza Orsini (seconda foto in basso).
Essendo, però, uno dei pochi ancora agibile, anche se diroccato, era tenuto in fitto da Cosimo Tenga(prima foto in basso, Tenga, a destra, con un giovanissimo Peppino De Lorenzo).
Questi era uno dei più valenti maestri specializzato nell'arte orafa che, da ragazzo, aveva appreso da Romolo Leorati, detto Romoletto, noto cultore del metallo per quell'epoca, che, non avendo, per un trauma subito, entrambi gli arti inferiori, viveva lavorando seduto su di una sedia ortopedica.
Postazione, un piccolo locale a piazza Roma, nel palazzo ove abitava la famiglia Camilleri.
Cosimo Tenga imparò da lui il prezioso e delicato mestiere decidendo, poi, un giorno, di mettersi in proprio, prendendo in fitto quel locale in via Epifanio che, oggi, non esiste più, che collegava corso Garibaldi con piazza Orsini.
Di quel negozio in via Epifanio mi rimane un ricordo molto bello.
Con mia nonna, infatti, avevo stabilito che, ogni mese, quando Cosimo pagava il fitto, una piccola quota venisse riservata a me per le mie quotidiane necessità di ragazzino.
Accordo, ed a ragione, più volte contestato con forza da mia madre che incolpava mia nonna di viziarmi.
Quei ruderi, anche a distanza dalla guerra, hanno fatto bella mostra di sé per decenni.
Si deve al sindaco Lucio Facchiano (foto di apertura), primo cittadino dal 16 settembre 1970 al 18 luglio 1974, che, nel corso del suo mandato, d'improvviso, un giorno, decise di mandare giù quei ruderi.
Iniziativa degna di lode e decisamente forte, ma che per me costituì un momento terribile in quanto, dalla sera alla mattina, fui privato di quella preziosa entrata mensile.
Lucio Facchiano era un noto e valente avvocato, giornalista pubblicista, redattore e per un periodo anche responsabile della sede beneventana del quotidiano "Roma".
Da monarchico a democristiano, prima vetroniano e, poi, demitiano, fu, per l'epoca, un protagonista di spicco della vita politica cittadina.
L'azione demolitoria di Facchiano non si limitò a buttare giù solo i ruderi di piazza Orsini, ma lui fece demolire anche vecchie baracche e casupole indecorose al rione Libertà.
Oltre ad essere sindaco si ricordano anche cariche assessoriali nelle giunte Zazo, Cangiano e D'Alessandro.
Divenuto io adulto, quando incontravo Lucio Facchiano, si spense il 16 settembre 2013, ottantacinquenne, 43 anni esatti dalla sua elezione a sindaco, gli ricordavo spesso l'episodio della mia improvvisa ed imprevista privazione dell'introito mensile e lui rideva, mostrando interesse all'ascolto.
Cosimo Tenga, da parte sua, si trovò nel dovere liberare il locale in poche ore.
Si trasferì, così, in una bottega di fronte alla chiesa di Sant'Anna. Accanto a lui un vano terraneo che ospitava la sede delle pompe funebri Palombi.
In via Epifanio, precedentemente, per uno scherzo del destino, aveva avuto, sempre accanto, un'altra agenzia funebre, quella della ditta Vallone.
Qui, rivedo, come se fosse oggi, tutte le bare disposte in fila, addossate alle pareti, per rendere più agevole la scelta di chi aveva perso una persona cara. Il titolare Vallone, sempre seduto dinanzi alla porta, in attesa di clienti.
Dopo la demolizione disposta da Facchiano, quello slargo è stato a lungo destinato al parcheggio abusivo. In quel tempo, mai nessuno ha profferito parola.
Si era arrivati all'assurdo che io, abitando all'epoca lì, ero costretto a pagare, favorendo così il parcheggio non autorizzato, quando rimanevo in sosta l'auto sul mio terreno.
La Polizia Municipale più volte mi multò nel momento in cui lasciavo l'automobile nelle zone limitrofe, ma non guardava cosa si verificasse a pochi metri di distanza.
Poi, è arrivato il parcheggio legalizzato che, dopo alcuni anni, ha avuto lo stop a seguito di pronunciamenti giudiziari.
Nel corso del mese di agosto ho sentito parlare, ancora una volta, di progetti. La telenovela ricomincia al fine che la stessa mi accompagni fino alla conclusione dei miei giorni.
Sembra che ci sia l'idea di seguire la pratica dell'esproprio, oppure una trattativa con i proprietari.
L'Amministrazione Mastella vorrebbe, finalmente, riqualificare quell'area, ma credo che l'opera non sia di facile soluzione.
Ci si trova, infatti, dinanzi ad una quantità di eredi, tra cui anche io, alcuni difficilmente rintracciabili, perché morti.
Insomma, si parla di una piazza vivibile, con molto verde, panchine ed un arredo leggero.
Piazza Orsini dovrebbe diventare, così come una volta, il cuore pulsante della città.
Non mancherebbe, inoltre, una diversa viabilità anche perche' via Epifanio, come detto, che collegava corso Garibaldi a piazza Orsini, non esiste più.
In definitiva, una ulteriore idea progettuale che si aggiunge alle tante poste in essere nel corso degli anni.
Sono speranzoso, ma ne dubito, di potermi sedere su una delle panchine da posizionare lì prima di chiudere i miei giorni".
comunicato n.166474
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