Lascio Benevento con un grande rammarico quello di non aver visto risolta la problematica del depuratore. I fiumi sono una ricchezza...
Nella pubblica amministrazione il tessuto e' sostanzialmente sano ma c'e' qualcuno che soffre di autoreferenzialita' e che pensa di poter agire senza il rispetto della legge. Attenzione poi all'aumento dell'uso delle droghe soprattutto nei nostri piccoli Comuni a cui si aggiunge una ludopatia devastante. Sulla violenza di genere mi sono allarmato quando la Diocesi ha attivato un camper d'ascolto. La Chiesa entra nei confessionali... Un motivo per me di grande sofferenza e' stato anche il non aver individuato l'omicida di Ester ci ha detto il procuratore Aldo Policastro che dal 21 ottobre e' procuratore generale a Napoli
Nostro servizio
Il procuratore capo della Repubblica, Aldo Policastro (foto), lascia il nostro territorio per assumere l'incarico prestigiosissimo e di grande impegno, di procuratore generale della Repubblica a Napoli.
L'insediamento ci sarà il prossimo 21 ottobre mentre saluterà il Sannio al Palazzo di Giustizia il prossimo 18 ottobre.
Abbiamo chiesto di incontrarlo e ieri ci ha concesso questa intervista che, come nello stile che ci appartiene, è stata più che altro una chiacchierata sui temi più scottanti della nostra terra visti, ovviamente, dalla parte del massimo organo della magistratura inquirente.
Siamo al momento del commiato, abbiamo esordito con Policastro, e quindi anche al momento del consuntivo di una presenza nella nostra provincia, la sua, che è durata 7 anni e 6 mesi.
Sì, ci ha subito risposto col sorriso, 7 anni e 6 mesi da procuratore ma come procuratore generale mantengo la mia giurisdizione anche su Benevento..
Come ha trovato, abbiamo ripreso, questa nostra provincia e come la lascia relativamente, ovviamente, all’ambito della sua competenza professionale.
In verità, ci ha detto il procuratore, era una provincia che conoscevo poco, avevo studiato il territorio prima di venire nel Sannio dal punto di vista storico, sociale e geografico, ma non lo conoscevo da altri punti di vista non avendoci mai vissuto né lavorato.
Quindi per me era tutto da scoprire.
Oggi me ne vado, ed è un dato soggettivo e non oggettivo, ritenendo di averne compreso alcuni aspetti.
Devo dire che grandi differenze rispetto a quando sono arrivato, non ci sono state.
Nessuna modifica epocale sul territorio, però penso, per quanto attiene alla nostra attività ed alla nostra azione, di aver immesso un flusso di energia positiva nell’attività investigativa ed inquirente da parte della polizia giudiziaria e dei colleghi.
Mi è sembrato che un contributo positivo sia stato dato da tutto l’ufficio.
Il territorio mi sembra sia rimasto con qualche problema che ho trovato e non risolto, come quello del depuratore della città che pensavo si riuscisse a realizzare nei termini dovuti .
Pensavo di poter lasciare questa provincia con i fiumi balenabili e navigabili, come lo erano una volta.
Ritenevo si riuscisse a farlo e non per l'azione nostra, che in realtà è stata repressiva e di intervento sulle strutture che producevano un effetto negativo sui fiumi.
Pensavo si fosse messo in moto un meccanismo virtuoso tempestivo che potesse consentire a quei fiumi di riprendere vita e passare da problema ad opportunità.
Non si è verificato tutto ciò finora ma sono fiducioso.
Prima di andarmene in pensione mi auguro che da procuratore generale possa venire qui all'avvio dell'azione del depuratore.
I fiumi, abbiamo sottolineato noi, dovrebbero essere una ricchezza per una città e noi ne abbiano addirittura due, ma per noi essi sono solo un problema e non una opportunità come lei ha detto.
Ho sempre vissuto, ha ripreso Policastro, in luoghi non fluviali, e quindi per me i fiumi sono una bellezza del luogo che vanno valorizzati.
C'è lentezza, abbiamo evidenziato, nell'azione del commissario di Governo incaricato della realizzazione di questo benedetto depuratore…
Questo non riguarda più noi, ci ha risposto il procuratore. Pensiamo di aver dato tutto l’impulso necessario e profuso l’impegno possibile per quello che si poteva fare.
Parliamo ora dello stato di salute, dal punto di vista sempre del procuratore della Repubblica, della nostra pubblica amministrazione e delle nostre realtà comunali che peraltro non sono di grandi dimensioni a cominciare dal capoluogo, abbiamo chiesto al procuratore.
Mi baso sull'attività che abbiamo svolto e quindi guardo con l'occhio di chi ha messo le mani in pasta sulle questioni dei reati connessi alla pubblica amministrazione, ci ha detto Policastro.
Devo dire che complessivamente il tessuto è più sano di altri luoghi ed anche nella pubblica amministrazione c'è questo riscontro.
Non bisogna però mai enfatizzare né sottovalutare.
Osservo che il territorio soffre di una autoreferenzialità molto forte.
Gli esponenti di queste piccole realtà si sentono un po' autosufficienti, come se fossero delle piccole enclave dove si possono fare sostanzialmente tante cose senza renderne conto solo perché gli interlocutori della pubblica amministrazione sono del luogo, conoscono i posti e via dicendo.
Questo atteggiamento porta però a delle distorsioni come abbiamo potuto riscontrare.
Qualche amministratore, infatti, ha ritenuto che potesse scegliere il contraente così come riteneva perché questi conosceva il territorio, appunto.
Potrebbe essere anche un principio anche valido, questo, ma se il nostro ordinamento lo prevedesse e forse lo prevederà e lo sta prevedendo, ma fin quando ci sono queste norme per la scelta del contraente, gli appalti vanno secondo una certa procedura che si deve seguire e noi riteniamo che quando questo non avviene c'è la turbativa d'asta nelle gare cosa questa che è ancora reato.
Abbiamo rilevato che un sistema di corruzione esisteva, ha proseguito Policastro.
Certo non a livelli di gestione di migliaia di milioni di euro, che non ci sono.
Le bande criminali, che siano nella pubblica amministrazione o meno, vanno e crescono di pari passo con le ricchezze del luogo.
L’accumulo illecito è in aumento se la ricchezza del luogo cresce parimenti. Se il territorio è in depressione economica, le tangenti o le estorsioni diminuiscono il loro prezzo.
Però abbiamo individuato situazioni di sistema, anche se non con grandissimi numeri, ma che non consentivano un libero mercato.
Ancora una domanda abbiamo rivolto al procuratore ed essa è stata elativa alla criminalità legata al territorio. Siamo distanti da aree aggredite da essa ma non siamo senza problemi...
Anche in questi casi non bisogna enfatizzare, ci ha risposto Policastro.
Non siamo nel napoletano o nel casertano, ma la criminalità organizzata è presente sia in città che in provincia.
Non con i numeri ed i radicamenti che hanno in altri luoghi, ma è chiaro che in città le estorsioni ci sono così come esiste il traffico di stupefacenti.
Lo stesso anche in provincia dove lo spaccio della droga, anche nei piccoli comuni, è addirittura molto più consistente ed è in forte aumento nonostante i numerosissimi arresti e le operazioni fatte da noi e dalla Direzione Distrettuale Antimafia.
Il consumo è in forte salita, come dicevo, anche nei piccoli borghi e questo è un segnale allarmante che bisogna cogliere non soltanto da parte della Procura e della forze di polizia, ma anche dalla società, dalla politica, dalle strutture sociali presenti sul territorio.
In crescita è poi la ludopatia.
Anche in piccolissimi comuni abbiamo fette di ludopatici che producono poi a loro volta una serie di reati connessi alla necessità di acquisire denaro e tra questi ci sono certamente i furti, il riciclaggio, le rapine.
L’area cittadina del capoluogo è meno afflitta dalla criminalità organizzata rispetto alla provincia dove è molto più presente ed in particolare nella Valle Caudina.
Però attenzione: Anche una criminalità silente è una criminalità presente ed attiva ed ha la sua incidenza, i suoi influssi, la sua operatività.
Incide anche su meccanismi imprenditoriali e quindi l’attenzione deve essere sempre molto alta anche se i numeri ci dicono che non bisogna allarmarsi.
Se si abbassa però l’attenzione, riprende ad emergere anche questo profilo di criminalità organizzata.
Negli ultimi anni del suo operato qui alla Procura di Benevento, abbiamo ancora detto al procuratore, lei ha puntato moltissimo sul perseguimento dei reati relativi alla violenza di genere. Ha promosso anche di corsi di specializzazione sull’argomento.
Fortunatamente Benevento, forse anche per questa presenza così decisa su questi aspetti, non è stata ancora macchiata da eventi gravissimi, tra cui i femminicidi e di cui apprendiamo quasi quotidianamente dalle cronache nazionali.
La vita umana oramai sembra non valere più nulla. Oramai si ammazza un essere umano per vedere cosa si prova a farlo.
Lei si è dato l’obiettivo di andare nella direzione di fare di tutto, non solo a livello repressivo, per mitigare il fenomeno.
Devo dire, ha risposto Policastro, che ci ho creduto sin da quando sono arrivato qui alla necessità di aprire un faro dell’attività investigativa da una parte e dell’attività organizzativa dall’altra.
Vi siete inseriti in un settore, abbiamo ripreso noi, peraltro di difficile azione perché scarso, se non privo, di denunce da parte delle vittime...
Esattamente, ci ha risposto il procuratore, la gente non denuncia e quando sono arrivato a Benevento lo faceva ancora meno di oggi.
Ho deciso di aprire uno spazio di ascolto in Procura perché se una Diocesi, come era quella di Cerreto Sannita quando sono arrivato, decide di mettere su un camper che andava nei piccoli paesi soltanto per la violenza di genere, comprende bene che la cosa non è da trascurare perché la Diocesi ha le orecchie dentro i confessionali.
Il che vuol dire che silente era un territorio pervaso da questo tipo di fenomeno ma da cui non partivano denunce.
L'aumento e la necessità di intervento oltre che di natura giudiziaria, con le indagini, le repressioni, necessita di risposte immediate, di urgenza e di una organizzazione che persegua una cultura che ribalta il paradigma del potere maschile sul femminile, che ribalta questa disparità di potere e che spazzi via i pregiudizi e gli stereotipi di genere.
Solo questa è la strada e quindi ecco l’impegno che insieme ai miei collaboratori abbiamo percorso in questo, anche con informazioni, incontri con le scuole, laboratori, perché secondo noi non si cambia se non si passa attraverso questo.
La repressione non è risolutiva e ci vorranno tempi non brevi perché gli stereotipi ed i rapporti di forza sono innanti in noi. Anche io sono pervaso da questa cultura.
Se pensiamo che finanche i reati relativi all’adulterio sono stati eliminati da poco rispetto ai millenni in cui vigeva la patria potestà…
L’altro dato della vita umana, collegato certamente anche ai femminicidi, va addirittura oltre ed a cui assistiamo quotidianamente è anche riferito al valore della vita umana, al di là del rapporto donna-uomo.
Essa nella società sta oramai diventando un optional. Ma d'altra parte in questo momento viviamo un periodo in cui tutti i giorni muoiono, per azioni di guerra, migliaia di persone.
Quindi siamo in presenza di un tabù, che avevamo fino ad un paio di anni fa, quello della guerra totale sul nostro territorio, che è saltato e quando questo avviene, quando cioè l'assassinio è istituzionalizzato con un numero elevato di persone che muoiono, man mano la propria vita e la quella altrui, sembra non conti niente che abbia un valore relativo.
Ci tengo, a tale proposito, a segnalare un dato di cui vado fiero, per me e per i miei colleghi e per il territorio in cui non ci sono molti omicidi e cioè che tutti gli assassini che si sono verificati nel Sannio da quando sono arrivato, hanno un colpevole individuato tempi ragionevoli.
Abbiamo avuto in tal senso sentenze di primo grado e molte anche con condanne definitive.
Di quelli precedenti al mio arrivo non posso rendermene responsabile.
Dico solo che mi dispiace, ed è per me motivo di grande sofferenza, di non essere riuscito ad individuare l'omicida di Ester, la ragazza nigeriana che ha subìto un omicidio veramente raccapricciante.
Certo anche vari altri omicidi per il passato sono rimasti senza colpevoli, non tutto è possibile fare e non per tutti i fatti si riesce ad individuare il responsabile ma noi abbiamo anche delle regole che non vogliamo violare e che ci chiedono di accertare la responsabilità soltanto attraverso una procedura prevista dal Codice e non possiamo fare sconti sui diritti delle persone coinvolte in un reato.
Il mio rapporto, al termine del mio mandato qui a Benevento, posso dire mi sembra sia stato cordiale sia con i colleghi che con gli avvocati che con la città.
E posso anche dire che me ne vado con un certo dispiacere da questo territorio perché mi sono trovato bene.
Con la Stampa un rapporto parimenti di stima e di apprezzamento reciproco... abbiamo sottolineato noi.
Sì, ci ha risposto, ho avuto un ottimo rapporto e talora sono stato io ad essere un po' tignoso con essa perché certe volte ho avuto l'impressione, su questo lei mi ha già risposto correttamente una volta dicendo "che questa è la nostra stampa, apparteniamo a piccoli giornali ed abbiamo queste possibilità e non altre".
Ed è così ma certe volte sembra che non colga la Stampa, non so se per volontà o per consuetudine o per abitudine, il punto di alcune questioni importanti.
Mi sembra che vengano a volte amplificate delle polemiche su questioni talmente minimali che io rimango stupito.
Può darsi anche che mi sbagli, mentre a volte ci sono questioni di un certo rilievo e peso che vengono trascurate.
Su questo non sono riuscito a darmi una risposta.
L'altro dato è che in questa realtà, molte cose avvengono in modo sommerso.
La realtà beneventana ha una faccia sommersa che è difficile da far emergere.
Le facciamo i nostri migliori auguri, abbiamo detto al procuratore Policastro al termine di questa lunga chiacchierata, con la speranza di non averla qui come procuratore generale perché vorrebbe dire che la cosa da affrontare è molto seria, ma di averla tra le autorità per un fatto lieto.
Verrò sul territorio, ci ha risposto, per salutare i colleghi in occasione di eventi. Non penso che qui ci sia bisogno del procuratore generale per qualcosa di speciale ma andrò, come è mio compito, in tutti gli uffici per accompagnarli nell’attività.
Il 21 di ottobre prenderò possesso del mio nuovo incarico a Napoli ed il 18 darò il mio saluto qui a Benevento alla città ed al territorio.
Fuori microfono sulla porta di uscita dalla stanza abbiamo chiesto se ci fosse qualcosa che bolle in pentola e di cui ci dobbiamo attendere qualche esito.
C'è qualcosa che bolle in pentola, ci ha risposto, ma non sarò io a gestirla…
Ma d'altronde in Procura c'è sempre una pentola che bolle...
comunicato n.166400
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