Giovanni Ciccone in qualita' di personale di sala svolse la sua attivita' al Teatro Comunale "Vittorio Emmanuele"
Era un personaggio molto particolare che, fra le tante, aveva una dote particolare, quella di una disponibilita' senza limiti. Ogni incontro con lui doveva essere intriso da un caffe' da gustare al primo bar disponibile in zona, ricorda Peppino De Lorenzo
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Dopo avere ricordato la scorsa settimana una mitica "maschera" del cinema Massimo e del San Marco, Enrico Molinaro, questa domenica, Peppino De Lorenzo sofferma l'attenzione su di un altro rappresentante di quella particolare categoria, in via di estinzione, Giovanni Ciccone, che prestò la sua opera , invece, al Teatro Comunale.
"Giovanni Ciccone (foto di apertura), sempre in qualità di "personale di sala", diversamente, da Enrico Molinaro, svolse la sua attività al Teatro Comunale.
Era un personaggio, così ne ho memoria, molto particolare che, fra le tante, aveva una dote particolare, quella di una disponibilità senza limiti. Ogni incontro con lui doveva essere intriso da un caffè da gustare al primo bar disponibile in zona.
Quando, negli anni Novanta, ebbi la ventura di conoscerlo, aveva già lasciato la sua attività ed era in quiescenza. Dedicava, interamente, il suo tempo alla famiglia.
Lo ricordo basso di statura, al contrario della moglie grassa di costituzione.
Era, in sostanza, una brava persona e, quando se ne ravvisava la possibilità, non si asteneva, sempre ed in ogni occasione, di raccontare all'interlocutore, talvolta anche casuale, aneddoti vissuti nel corso della sua attività al Teatro Comunale.
Giunse da me, in ospedale, di buon mattino, in un giorno d'inverno. Si presentò pregandomi di visitare uno dei figli che, a suo dire, da tempo, manifestava crisi ansiose ripetute che, con il trascorrere dei mesi, erano aumentate di frequenza.
Dopo la cura, pur non essendoci più necessità di terapie, divenimmo amici e, non appena alla mutua di allora si rese libero qualche posto per la scelta del medico di base, senza dire alcunché, spontaneamente, non esitò a scegliere mia moglie quale suo sanitario di famiglia.
Insieme, poi, lo abbiamo seguito fino alla morte e sono tantissimi i ricordi, uno più bello dell'altro, che serbo di lui.
Mi inondava, sì, mi inondava è il termine esatto, di tante tazzine e bicchierini da caffè, in quanto un figlio operava nel settore.
Nel tempo, ne portò veramente molti al punto che, ancora oggi, a casa, quotidianamente, usiamo le tazzine ed i bicchierini di don Giovanni, così come io ero abituato a chiamarlo.
Inoltre, curava una passione particolare. Quella di riprodurre, facendo uso solo di fiammiferi, oggetti di vario tipo, quali, navi, castelli, automobili e giù di lì (nella prima foto in basso, un tavolo con sedia per ciabattino mentre nella seconda, di lato, il suo nome e l'anno di produzione, 1996) che volle donarmi con affetto e che io conservo con venerazione.
Erano, quelle di don Giovanni, riproduzioni curate nei minimi particolari. Alcune belle, veramente, belle.
Nella terza foto in basso un lavoro sempre confezionato usando i comuni fiammiferi da cucina.
La quarta foto in basso è relativa ad un premio che gli fu conferito dal Comune di Montesarchio per una riproduzione, sempre usando i fiammiferi, di una panoramica del paese sannita.
La stampa locale così riportò la notizia: "Veramente originali le opere di questo simpatico artista sannita che costruisce i suoi quadri incastonando nientedimeno che fiammiferi, autentici fiammiferi da cucina.
Recentemente, ha esposto alcune delle sue opere alla Mostra Mercato di Montesarchio dove ha riscosso lusinghieri apprezzamenti da numerosi e curiosi visitatori.
Una delle sue opere raffigurante una panoramica di Montesarchio ha poi ottenuto un ambito premio-acquisto dal Comune di Montesarchio.
Il sindaco ha, a sua volta, donato l'opera al sindaco de Le Garde (Francia) comune con il quale Montesarchio ha da tempo costituito il cosiddetto gemellaggio..
Oggi, don Giovanni non c'è più. E' scomparso dalla scena del mondo. Il suo ricordo, non solo quale "personale di sala" del Teatro Comunale, ma anche per questa sua passione, rimarrà in me sempre vivo e presente.
I tempi sono mutati ed anche il medico trova difficoltà a stabilire legami come quello che io ho avuto con don Giovanni Ciccone, storico rappresentante degli addetti al servizio del Teatro Comunale".
comunicato n.166071
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