La "Sinistra" con il referendum ha alzato solo un gran polverone politico che copre anche la nascita della Zes in tutto il Sud
Il ricorso al popolo contro l'Autonomia Differenziata serve non a opporsi a un generale disegno egemonico neoliberista ma solo a contrastare il governo per tentare di sostituirlo nella diretta gestione del potere e non per cambiare paradigma economico, commenta con decisione Piero Mancini
Redazione
Il ricorso al popolo contro l'Autonomia Differenziata dalla sinistra serve non a opporsi a un generale disegno egemonico neoliberista ma solo a contrastare il governo per tentare di sostituirlo nella diretta gestione del potere e non per cambiare paradigma economico.
A sostenerlo, in un nota di commento, con decisione, Piero Mancini (foto).
"Caro direttore - ci scrive - sta per diventare operativo l'insano progetto del governo di far diventare tutto il Meridione una grande e unica Zona Economica Speciale (Zes).
Un gravissimo provvedimento che ha lo scopo di aggirare e annullare i contratti nazionali, reintroducendo le famigerate gabbie salariali per i lavoratori del Sud abolite negli anni Settanta.
La reintroduzione delle gabbie salariali fu chiesta, per la prima volta, dalla Lega Nord di Bossi nel 1994.
Quando Mastella era ministro del Lavoro, nel primo governo Berlusconi.
La proposta trovò l'interesse del ministro ma suscitò profonde polemiche, fino a un deciso e adirato intervento di Rosy Bindi che pose fine al dibattito.
Ciò provocherà, come è facile prevedere, un nuovo forte impulso all'emigrazione dei lavoratori meridionali, incentivando quella desertificazione sociale che i partiti denunciano, a chiacchiere, ma con i fatti accettano o promuovono.
Il Governo neoliberista di Draghi, in cui il Pd ha avuto un ruolo di primaria importanza, aveva previsto di far nascere, utilizzando fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), piccole Zes solo intorno a porti e aeroporti.
Il Governo Meloni, neoliberista ancora più spinto, ha ripreso il progetto ampliandolo, creando una sola enorme Zes, nella speranza di reggere meglio la spietata e violenta competizione economica fra i territori.
Un progetto che per avere successo dovrà entrare in dura competizione con le Zes che già esistono in altre nazioni europee.
In Polonia ve ne sono ben 14, create nel lontano 2010.
La Zes è un passaggio importante di un complesso disegno economico, fondato su una rigida austerità, restaurativo per riportare il nostro Paese agli anni Cinquanta-Sessanta del secolo scorso.
Relegando la nostra provincia in una prevedibile, generale, depressione economica, come allora tale era.
A che serve, quindi, abrogare, con il referendum di cui tanto si parla, salo alcune parti dell'Autonomia regionale Differenziata se poi una delle gravissime conseguenze, le gabbie salariali, senza alcun contrasto cadrà come una mannaia sulla testa dei lavoratori del Sud?
La Zes è una cartina di tornasole che dimostra, in modo netto e inconfutabile, che il referendum contro l'Autonomia Differenziata promosso dalla "sinistra" serve non a opporsi a un generale disegno egemonico neoliberista ma solo a contrastare il governo per tentare di sostituirlo nella diretta gestione del potere e non per cambiare paradigma economico.
Unica soluzione veramente importante e oltremodo necessaria.
Il referendum viene propagandato come un primo passo verso un cambio di rotta.
Si propaganda, senza alcuna credibilità, di voler contrastare il neoliberismo del Governo Meloni promettendo di approvare, dopo la riconquista del potere, provvedimenti favorevoli al superamento delle attuali grandi difficoltà economiche in cui è precipitata perfino la classe media.
La più consistente e, fino a ieri, architrave dell'intero Paese.
La realtà è ben diversa: la "sinistra" con il referendum ha alzato solo un gran polverone politico che copre anche la nascita della Zes in tutto il Sud.
E' possibile una vincente competizione economica e territoriale con le 14 Zes polacche?
Certo, a quale insopportabile prezzo per i lavoratori meridionali?"
comunicato n.165472
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