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Benevento, 08-07-2024 09:30 ____
La trasparenza non dovrebbe essere mai richiesta ma praticata in maniera quotidiana come abitudine di governo ed essere pretesa dal sindaco
Anche la vicenda delle scuole "Torre" e "Sala" e' raccontata con brandelli di verita'. Se finalmente si risveglia una cultura civica e si recupera una partecipazione delle competenze al dibattito, alle scelte, tutto questo, anziche' essere un diritto-dovere appare quasi come una lesa maesta'. Su piazza Duomo forse siamo andati troppo in alto ed oggi quella storia si trova impaludata nel provincialismo peggiore e deteriore, commenta l'ex senatore Pasquale Viespoli
Nostro servizio
  

Al senatore Pasquale Viespoli (foto), attento osservatore degli accadimenti cittadini e non solo, abbiamo chiesto una valutazione sugli ultimi avvenimenti relativi alla trasparenza nell'Amministrazione comunale che si estrinseca anche attraverso un rapporto non conflittuale e libero con gli organi d'informazione, per meglio dire, con gli organi d'informazione che probabilmente sono meno "graditi" perché impertinenti e ficcanaso.
L'ex senatore ci ha dato la sua interpretazione dei fatti ma ha allargato anche il suo commento alla vicenda della scuole "Torre" e "Sala" e alla problematica di piazza Duomo.
C'è un arroccamento in atto da tempo.
E' una importazione del target, ci ha risposto Viespoli con punte più accentuate o meno ma, rispetto ad una sorta di obiettivo di consiliatura che doveva essere quello di fare verità sui conti, siamo ancora punto ed a capo da questo punto di vista.
Così come su tante altre cose e vicende.
Dovrebbe essere una pretesa del sindaco e della maggioranza, di essere i più trasparenti possibile.
Questo soprattutto sul piano amministrativo, la trasparenza non dovrebbe essere mai richiesta ma praticata in maniera quotidiana come abitudine di governo.
Se questo non accade qualche problema c'è e questo non è l'opposizione.
Assistiamo a ciò perché c'è un deficit complessivo di sistema ed è la disabitudine al confronto e l'assenza di un dibattito pubblico.
Questo, di contro, significa anche la carenza dei soggetti che dovrebbero animarlo.
Questo non è solo un elemento di moralità istituzionale ma ben più complessivo ed il segno di una crisi profonda di confronto, di dibattito, di antagonismo, di contrapposizione.
La politica senza questo non c'è, non esiste.
Assistiamo e valutiamo a spicchi, rispetto ad una questione complessiva che riguarda l'intero frutto, un frutto amaro, marcio, con l'assenza, appunto, di un confronto e di un dibattito pubblico alto che impedisce di focalizzare e di fare verità sulle grandi questioni.
Per cui, prosegue Viespoli, alla fine il governo diventa minoritario proprio per questo ed oligarchico, staccato dalla realtà che poi è anche un distacco dalla verità.
Prendiamo, ad esempio, ed è quello che mi interessa di più sul piano del coinvolgimento di interessi alti e significativi, il diritto alla sicurezza nelle scuole ed insieme il dovere alla sicurezza ampia e la migliore condizione possibile rispetto al contesto urbanistico.
Qui le scelte diventano astratte e prive di quella capacità di innestarsi positivamente nella realtà per migliorarla, per rafforzarla e non per stravolgerla come sta accadendo per la vicenda della "Federico Torre" e della "Sala".
Qui ci sono brandelli di verità.
Quelle due scuole ed in particolare la "Torre", non mi vorrei sbagliare, ma pare abbiano ricevuto l'ultimo intervento di ristrutturazione nel 2015.
Tra l'altro esse sono anche un patrimonio di architettura razionalista.
Tutto questo non viene considerato.
E come si inserisce un nuovo progetto in un contesto difficile, complicato in quell'area fondamentale della zona alta della città?
Queste domande nessuno se le pone.
Sembra quasi che se finalmente si risveglia una cultura civica, se finalmente si recupera una partecipazione delle competenze al dibattito alle scelte, tutto questo, anziché essere un diritto-dovere appare quasi come una lesa maestà.
Non è possibile accettare questa impostazione.
Questo vale per le due scuole ma se volessi toccare un tasto di cui stranamente non si vuole mai discutere e dibattere e su cui si rifiuta ogni operazione verità, ci si accorgerebbe dell'errore strategico che è stato fatto nel non completare alcune opere delle precedenti amministrazioni.
Se penso a piazza Duomo, al di là delle sciocchezze che ascolto in giro, sarebbe bastato che qualcuno dicesse che c'è una sentenza del Consiglio di Stato che nessuno ha letto.
Sarebbe bastato dire che quella sentenza dice una cosa semplice e cioè reitera quello che il Tar ha già sancito e cioè che l'opera pubblica deve essere approvata applicando la legge della Regione Campania ed invece è stata approvata con l'iter della legge nazionale.
Questo che cosa significa?
Che è successo il finimondo?
No, vuol dire semplicemente che in qualsiasi altro posto, come del resto mi pare il Comune avesse accennato con un intervento della sua Avvocatura, che bastava approvare quel progetto, se ci si crede, attraverso una delibera nuova del Consiglio comunale seguendo la legge regionale.
Questo è tutto.
Ed invece in quel caso la narrazione deve impedire di dire che si sta bloccando volutamente il tutto affinché non fosse attribuito merito al passato di aver risolto una questione fondamentale dello sviluppo e della cultura urbanistica ed architettonica della città, di averlo fatto in maniera trasparente e privilegiando la qualità e determinando le condizioni per un intervento di grande architettura che non significa bello o brutto.
Bloccando ogni cosa, si procura solo un danno enorme alla città e alla sua attrattività.
Non mi sono mai posto il problema di scegliere un progetto che piacesse al sindaco, quando è toccato a me guidare la città, ma un progetto che fosse frutto della capacità di lettura dello spirito dei luoghi attraverso un intervento il più qualificato possibile nel mondo dell’architettura.
E dunque non la piazza del sindaco ma quella della migliore architettura italiana ed europea. Come?
Attraverso un concorso internazionale.
Questa la differenza, conclude Viespoli.
Ma forse siamo andati troppo in alto ed oggi quella storia si trova impaludata nel provincialismo peggiore e deteriore.

comunicato n.164942




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