L'Azienda Ospedaliera "San Pio" ci ha inviato una nota in risposta a quanto scritto da una mamma che si e' dichiarata insoddisfatta del servizio reso
I contenuti appaiono gravemente lesivi dell'immagine dell'Azienda Ospedaliera e della onorabilita' del personale medico e infermieristico
Redazione
L'Azienda Ospedaliera "San Pio" ci ha inviato una nota in risposta a quanto scritto da una mamma, Jessica Ida Micco, che si è dichiarata insoddisfatta del servizio reso.
"In rifermento alla lettera della madre di una bimba di 3 anni pubblicata dalle testate giornalistiche elencate in indirizzo in data 7 giugno 2024 e riferita ad un caso di presunta malasanità presso il Pronto Soccorso Pediatrico del San Pio, lettera i cui contenuti appaiono gravemente lesivi dell'immagine dell'Azienda Ospedaliera e della onorabilità del personale medico e infermieristico, la direzione strategica - si legge - ha doverosamente svolto una indagine amministrativa interna dalla quale si evince quanto segue:
1) In merito alla lamentata mancata tempestività della visita di una bambina di 3 anni.
La piccola paziente, accompagnata dai genitori, giunge al Pronto Soccorso generale alle ore 22.23 del 6 giugno 2024. Come da prassi, effettua il triage.
La causa di accettazione dichiarata dai genitori è "di dolore addominale". Dagli stessi genitori non vengono segnalate particolari condizioni di gravità. Alla piccola paziente viene attribuito il codice verde.
Al riguardo, vale ricordare che il codice verde attribuito in triage, secondo valutazione soggettiva e oggettiva (anche attraverso la raccolta di dati, nel caso in ispecie forniti dal genitore), una possibilità di attesa per valutazione fino a 120 minuti, definendo tale codice un’urgenza minore.
Nel caso in esame, del resto, il genitore era pienamente consapevole di tale possibilità, avendo effettuato per la piccola paziente in esame dieci accessi al Pronto Soccorso in tre anni, con un ricovero nel 2023 allorquando la bambina aveva accusato vomito e diarrea.
Tuttavia, in questa specifica vicenda, considerato che il Pronto Soccorso (Ps) Pediatrico è collocato al 3° piano del Padiglione San Pio, lontano dal Ps generale, il tempo di attesa reale della paziente presso il Pediatrico, se i genitori non avessero deciso di portare via la bambina, non avrebbe superato i 30 minuti, come peraltro di prassi avviene alla Unita Operativa Complessa (Uoc) di Pediatria.
2) In merito alla illazione secondo cui sarebbe stato avvantaggiato un altro paziente.
La denunciata, presunta prevaricazione è di fatto destituita del benchè minimo fondamento.
La paziente che avrebbe tratto vantaggio è identificata come N.C. di anni 15. Dagli atti risulta che era entrata in Ps generale alle ore 21.51 (quindi 32 minuti prima della bimba di 3 anni), per trauma sportivo, che le era stato attribuito in triage un codice verde e che dopo la visita al Ps generale era stata sottoposta a radiografie multiple di polso, avambraccio e gomito, ed era stata dimessa alle ore 22.56 con terapia antidolorifica, riposo per 5 giorni e controllo clinico a 48 ore dal proprio medico/rientro in Ps immediato in caso di problemi. Dunque, durata complessiva dell’accesso in Ps di circa un'ora.
3) In merito alla mancata solerzia del personale del Ps Pediatrico.
Solitamente l'attività dei medici e del personale infermieristico è segnalata da una luce esterna rossa (attività in corso) o verde (libero).
Questo segnale viene utilizzato anche quando il medico di guardia (unico durante i turni pomeridiano e notturno) è impegnato in attività clinica per i pazienti degenti o nella comunicazione con la famiglia.
In effetti, quello che il genitore della bambina in esame irriverentemente descrive come un colloquio privato fra il medico di guardia e l’infermiera in realtà era la valutazione del percorso diagnostico della succitata paziente di 15 anni che, come lo stesso genitore della bimba di 3 anni conferma nella lettera, da lì a poco sarebbe stata dimessa.
Ultimo punto da chiarire: la chiusura della cartella "per abbandono" altro non è che la procedura di protocollo applicabile quando l'utente minaccia e di fatto concretizza l'abbandono.
Alla luce di quanto esposto, si invitano i signori direttori responsabili delle succitate testate giornalistiche a rimuovere tempestivamente la lettera in questione, per essere, come già affermato in premessa, gravemente lesiva dell'immagine dell'Azienda Ospedaliera "San Pio" e della onorabilità del personale medico e infermieristico chiamato in causa.
Con riserva di adire le vie legali in caso d'inottemperanza, si porgono distinti saluti".
ap - Un giornale deve essere considerato, dal lettore e dai cittadini, come mezzo e strumento di partecipazione alla vita cittadina, nel bene e nel male.
E' peraltro l'unica sponda che ha l'utente prima o in alternativa ad altre azioni più incisive che possono essere messe in campo.
Noi ci siamo accertati della identità di chi ci ha scritto e cioè che non fosse uno scritto anonimo. Di questi ultimi ne buttiamo in quantià considerevole non proprio tutti i giorni, ma quasi.
Lo stesso abbiamo ufficialmente scritto all'Azienda Ospedaliera quando ci inviava, non di rado, note di elogio per un determinato reparto dell'Ospedale.
Abbiamo chiesto, pur rendendoci disponibili a non pubblicare il nome e cognome dello scrivente, che a noi però fossero rese note le generalità ed il numero di telefono, per eventuale verifica, di chi aveva inviato questa nota di giubilo.
Sin qui la nostra legittima richiesta non è stata soddisfatta e noi gli anonimi, in generale, non li pubblichiamo.
Qui c'è una mamma che ha messo nome e cognome sotto lo scritto e non abbiamo avuto problemi a pubblicare dopo la verifica.
Se ci tiriamo indietro anche noi giornalisti dal sostenere l'utente, siamo alla fine ovvero al principio del pensiero unico: Elogi sì, critiche no.
Sarebbe la negazione della presenza della Stampa.
Abbiamo pubblicato integralmente la nota dell'Azienda in risposta alla insoddisfazione della mamma e per noi riteniamo che vada bene così.
Quanto poi alla minaccia finale, che l'Azienda si poteva risparmiare, essa non ci intimorisce.
Siamo sereni perché abbiamo fatto il nostro dovere.
comunicato n.164458
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