C'e' rimasta solo la scuola quale ultima ancora di salvezza da contrapporre alle gravi problematiche che attanagliano i nostri giovani
Una scuola bene organizzata, dalla prima elementare in avanti ed insegnanti preparati, che educhi e che crei interesse per cose serie ed importanti invece che per le comunicazioni con i telefonini, puo' fare al caso, ci ha detto Massimo Cacciari, relatore al Laboratorio accademico sulla Shoah
Nostro servizio
Il teatro-cinema San Marco colmo di studenti, ha accolto il "loro" professore Massimo Cacciari (nella foto di apertura dinanzi all'Arco di Traiano) che ha tenuto la una relazione sul tema: "Memoria è umanità".
La manifestazione è stata promossa dall'Università "Giustino Fortunato" nell'ambito delle attività del Laboratorio accademico sulla Shoah ed è stata condotta da Paolo Palumbo, direttore del Laboratorio e da
Fiorenzo Masetti, direttore amministrativo dell'Ateneo.
"Memoria è umanità", il tema dell'incontro, ma le cose non stanno esattamente così, ci ha detto Cacciari in un breve incontro prima che l'evento iniziasse, perché hanno memoria anche gli animali e dunque essa non è una caratteristica solo degli umani che è invece quella di dimenticare.
Bisogna avere anche una grande virtù per dimenticare, il che vuol dire anche perdonare le offese che hai ricevuto.
Al grande filosofo, già sindaco di Venezia, abbiamo chiesto cosa si possa fare per i nostri giovani che stanno vivendo un momento veramente difficile della loro esistenza.
Solo ieri l'ultimo grande saluto alla povera Giulia massacrata dal suo fidanzato.
Non passa giorno che non si assista ad atti di violenza che molto spesso vedono protagonisti giovani e giovanissimi.
Anche Benevento, che pure non è esageratamente colpita dalla delinquenza generalmente intesa, registra fatti gravissimi come l'accoltellamento avvenuto solo qualche notte fa, in pieno centro storico.
Bisogna investire in educazione, ci ha risposto Cacciari. Non c'è altro da fare.
E' anche probabile che i segni di quanto potrebbe accadere, che non di rado si trasforma in tragedia, ci sono e siamo noi che non sappiamo o non vogliamo coglierli, abbiamo ribadito al professore?
L'unico modo per contrastare questi comportamenti, ci ha risposto Cacciari, è quello di educare e quindi questo è compito della scuola perché nella famiglia oramai si può educare ben poco e questo per ragioni sociali e storiche.
Oramai i mezzi di comunicazione travalicano da tutte le parti gli istituti tradizionali.
E dunque c'è rimasta la scuola quale ultima ancora di salvezza. Una scuola organizzata bene ed insegnanti preparati può fare al caso.
Non occorrono leggi più severe. Basta applicare quelle che già ci sono.
Che significa pene più gravose, che per un femminicidio al posto di un ergastolo ne diamo due?
Ed allora?
Diminuiranno gli assassinii?
Sono solo ridicolaggini.
La pena non è mai servita a contrastare il crimine.
Mai.
E' risaputo scientiicamente e quindi credere che sia attraverso una pena più severa che si possa contrastare la criminalità di ogni genere, è ridicolo.
E' scientificamente erroneo. Ci sono al riguardo dati statistici che lo confermano.
Non c'è nessuna correlazione tra la gravità della pena e la quantità dei crimini.
Possiamo dire, abbiamo infine chiesto a Cacciari, che più semplicemente bisogna tornare al recupero dei valori?
Esatto.
Bisogna tornare ai valori.
Ad una scuola come si deve, dalla prima elementare in su. Una scuola, e mi riferisco alla organizzazione scolastica, che educhi e che crei interesse per cose serie ed importanti invece che per le comunicazioni con i telefonini.
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