Benevento, chiamata anche Sannia, ha il mito sannitico, quello romano, longobardo e pontificio ma non puo' pero' farsi schiacciare da essi
La citta' deve essere capace di rivendicare una identita' specifica. Se ne e' discusso nel centenario dalla fondazione della Societa' Storica del Sannio ed e' stata anche auspicata le ripresa delle pubblicazioni di "Samnivm" fondata da Alfredo Zazo
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Nello stesso giorno in cui fu fondata 100 anni fa, il 20 aprile del 1922, forse anche nella stessa Aula dove oggi è stata celebrata la sua commemorazione, alla Rocca dei Rettori, è stata ricordata la Società Storica del Sannio fondata da Antonio Iamalio ed Enrico Cocchia.
Ad aprire i lavori del Convegno, voluto dall'Archeoclub, è stato Giuseppe Patrevita, il quale ha sottolineato che questa Associazione culturale, che si proponeva un dialogo culturale tra le province di Benevento, Avellino e Campobasso, per favorire la nascita della regione Sannio, è nata in quella che all'epoca era la sala di rappresentanza della Prefettura.
Ideatore fu Antonio Iamalio, docente di lettere. All'epoca si sperava veramente nella istituzione della Regione Sannio che in realtà oggi non esiste per via dei campanilismi mai sopiti.
La Società Storica del Sannio, ha proseguito Patrevita, ha prodotto anche una rivista raggruppando intorno a sé gli studiosi dell'epoca della storia locale.
Gli Atti furono poi pubblicati nuovamente, in copia anastatica, per le edizioni di Torre Biffa e grazie all'interessamento di Carmine Porcaro, direttore di "Specchio del Sannio" e di Mario Boscia, dirigente dell'Ept e storico. Con loro anche Francesco Morante che svolse il ruolo di conferenziere.
Poi la Società venne rifondata 20 anni fa da Giacomo De Antonellis.
Ultimata la presentaione la parola è passata proprio a Francesco Morante che ha trattato il tema tanto della Società Storica del Sannio quanto dell'Associazionismo nel nostro territorio e nelle varie epoche e Benevento, sia prima che dopo l'Unità d'Italia, di queste Associazioni ne era veramente piena.
Morante, a proposito del posizionamento di Benevento nella regione Campania o in quella del Molise, ha detto che in realtà non è Benevento che stia male nella Campania ma lo è Napoli che fatta Città Metropolitana si pensava potesse uscirne. Ed invece non è stato così.
Nel presentare la sua ricerca Morante non ha mancato di sottolineare come fosse Mario Boscia l'unico ad avere la raccolta completa della Società Storica del Sannio.
Giacomo De Antonellis, che ha parlato dopo Morante, ha subito precisato che l'idea di una Regione Sannio non apparteneva solo ai personaggi del luogo tanto è vero che nella stessa Società Storica del Sannio, che fu chiusa nel 1932, pochi erano i beneventani al suo interno.
Fu riproposta con gli Atti e poi da mio figlio Gianandrea, ha proseguito De Antonellis, che ebbe però scarsissima risposta. Comunque sia, andò avanti con caparbietà ed il 12 maggio 2004, dinanzi al notaio Iannella, la Società fu costituita. Nel giro di un paio d'anni anche i due beneventani che erano nel sodalizio, andarono via.
Si cercò di proseguire con un'attività editoriale che produsse tre pubblicazioni edite a Milano.
Poi De Antonellis a proposito di libri e della disponibilità della sua Biblioteca privata con oltre 8mila volumi, ha detto che l'idea di aprirla anche alla consultazione pubblica c'è stata ma senza il supporto del pubblico era difficile tenerla aperta ed avere una persona sempre disponibile.
La Società fece, infine, anche due manifestazioni pubbliche. Una su Talleyrand, principe di Benevento, nel 2006 ed una Mostra su Benevento negli otto secoli di età pontificia.
Coltivo il sogno, ha concluso De Antonellis, che venga ripresa la pubblicazione della rivista "Samnium" fondata da Alfredo Zazo.
A seguire è intervenuto Giovanni Araldi, docente e dottore di ricerca, il quale ha svolto una sua riflessione tra storia e politica, una tematica calda in questi tempi con il ritorno della ipotesi di un passaggio di Benevento nella Regione Molise.
Araldi ha quindi parlato della sanniticità di Benevento e del rapporto della città con il Sannio in una relazione non sempre lineare e coerente.
Araldi, aiutandosi con delle slide, è partito dunque dalla immagine del Bue (Toro) Apis a viale San Lorenzo, una statua sistemata nei pressi della omonima Porta San Lorenzo, una statua imponente, certamente ricavata da marmo egizio, che dava l'idea di cosa pensassero i beneventani in quel 1629, data del ritrovamento e posizionamento della statua che si voleva rappresentasse la fortuna guerresca dei sanniti.
Poi Araldi è passato ad un'altra imponente statua posizionata vicina ad un'altra porta della città, Porta Somma, si tratta del Leone posto dinanzi all'attuale ingresso della Provincia, una scultura attribuita ad un ritrovamento del 1640 e quindi all'età altomedievale.
Poi ecco Palazzo Paolo V al corso Garibaldi, i cui lavori si conclusero nel 1607, un edificio estremamente significativo perché posto quasi a metà del percorso tra il Duomo, la Chiesa e la Rocca dei Rettori la gestione del potere temporale della Chiesa medesima.
Al centro questo Palazzo che rappresentava l'autonomia cittadina.
Quindi il docente ha letto la traduzione dell'epigrafe posta al di sopra del portone d'ingresso del Palazzo, una epigrafe che non contempla affatto il periodo della dominazione romana.
Perché, si è chiesto Araldi?
La spiegazione è nel successivo periodo relativo alla caduta dell'Impero romano quando si instaura il lungo principato longobardo.
E qui Araldi ha spiegato che non sempre gli studiosi dell'epoca, che facevano opinione, erano lineari nel racconto anche perché non avevano la possibilità di attingere a fonti plurali ed ampie. Paolo Diacono, del periodo longobardo, scrisse per la sua studentessa il libro sulla storia romana, un libro scritto da uno storico da tavolino, ha detto Araldi.
Egli cucì insieme dei frammenti di storia ed episodi e tuttavia la sua opera contribuì a creare il manuale romano dell'Alto Medioevo, una specie di libro sacro per l'epoca.
Nell'VIII secolo Diacono poteva contare su una biblioteca che variava tra i 30 ed i 40 volumi, una enomità per l'epoca e convinse tutti con la sua opera che i Sanniti avrebbero rovesciato la storia se i Romani non avessero barato dopo la sconfitta alle Forche Caudine.
Ma Diacono non era Tito Livio.
Poi il professore ha parlato del nome Sannio o Sannia, che venne dato alla città di Benevento che si volle così essere la culla dei sanniti, l'antica madre.
Su questa convinzione si basa l'orgoglio sannitico, una ossessione identitaria.
I lavori del convegno sono stati conclusi dal rettore Giuseppe Acocella il quale ha voluto subito sottolineare che la storia della Società Storica del Sannio, comincia con Antonio Mellusi che nel 1914 ha dato impulso all'importanza della ricerca storica passando poi il testimone ad Antonio Iamalio.
Benevento è un accumulo notevole di storia: Sannita, romana, longobarda, pontificia e risorgimentale.
Bisogna dire che il capoluogo è stato fortunato a rimanere una enclave dello Stato Pontificio in quanto il Regno di Napoli, su Salerno ed Avellino, ha giocato male.
Benevento ha il mito sannitico, quello romano, longobardo e pontificio ma non può però farsi schiacciare da essi e deve essere capace di rivendicare una identità specifica.
Mi auguro, ha concluso Acocella, che la Società Storica del Sannio possa proseguire con consapevolezza e confermi la sua primogenitura tra le province non napoletane.
comunicato n.148994
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