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Benevento, 21-04-2024 09:26 ____
Quando da giovane medico, timido ed inesperto, giunsi in Ospedale, una delle figure sanitarie cui da subito mi legai, fu Guglielmo De Vita
In quel vecchio Pronto Soccorso, talvolta e spesso di notte, insieme gioivamo quando riuscivamo a strappare un paziente alla morte, soffrivamo nel momento in cui i nostri sforzi, in ultimo, si rivelavano vani, ricorda Peppino De Lorenzo
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Peppino De Lorenzo, questa settimana, sofferma l'attenzione su di un altro medico del "Rummo".
Si tratta di Guglielmo De Vita.
"Pochi sono a conoscenza che Guglielmo De Vita (nella foto di apertura) fosse nipote, da parte materna, di Gaetano Rummo, noto e valente medico beneventano, nato a Benevento in un edificio in piazza Orsini.
A questi era intitolato l'Ospedale cittadino e, ancora oggi, il Liceo Scientifico.
Il padre di Guglielmo era ferroviere e la madre, Maddalena Rummo, aristocratica, figlia, appunto, di Gaetano Rummo.
Guglielmo, ultimo di cinque figli, ebbe un rapporto molto forte con i genitori, il padre, Giuseppe, e la mamma, Maddalena, che tutti chiamavano Elena, nonché un affetto incondizionato per i fratelli, Enzo, Mario, Ciccio, Margherita e Nina.
Guglielmo De Vita, spentosi nel mese di settembre 2014, in autunno saranno dieci anni, ha rappresentato un pezzo importante della storia del "Rummo", nei tempi in cui, con pochi mezzi a disposizione, il più delle volte bisognava fondarsi solo sull'esperienza personale.
Si dimostrava sempre cortese e disponibile con tutti. Mai una frase od una parola fuori posto.
Quando, da giovane medico, timido ed inesperto, giunsi in Ospedale, una delle figure sanitarie cui, da subito, mi legai fu con Guglielmo e la nostra amicizia rimase la stessa fino alla sua scomparsa.
In quel vecchio Pronto Soccorso, talvolta e spesso di notte, insieme gioivamo quando riuscivamo a strappare un paziente alla morte, soffrivamo nel momento in cui i nostri sforzi, in ultimo, si rivelavano vani.
Gli anni sono trascorsi, i tempi sono mutati, ma rimangono ancora in tanti a ricordarlo con affetto immenso.
Amante della natura e degli animali, un uomo buono d'animo, educato, cortese, che non si arrese mai trovando sempre forza e coraggio dinanzi alle ventate della vita.
Un evento tristissimo si verificò nella fanciullezza di Guglielmo.
Nell'ultimo giorno di guerra, il fratello Ciccio, dopo avere trovato, casualmente, in un cassettone, un costume, complice l'età, era appena diciassettenne, felice, con gli amici, pensò di recarsi al fiume per fare il bagno.
Non fece più ritorno a casa in quanto arrivarono gli americani e, a bassa quota, lo mitragliarono, come, poi, ebbero modo di spiegare i compagni presenti.
Un dolore immenso e straziante. Una pagina dolorosissima per la famiglia De Vita. Un segno che Guglielmo, in seguito, ha portato per tutta la vita.
Ma i dolori per quella famiglia non finirono qui.
Il primo fratello, Enzo, era in guerra e fu preso dai tedeschi che lo deportarono.
Guglielmo, malgrado tutto, andò avanti, si laureò, dedicandosi, poi, interamente, alla sua professione di medico.
Un uomo dal tratto gentile, partecipe, attento e sempre presente ai sentimenti dei pazienti e non solo, ma anche di amici e parenti. Disponibile ed altruista per tutti.
Un padre presente, premuroso, dolce ed affettuoso, con i tre figli, Pino, Francesco ed Elena,
Ho avuto l'opportunità di avere contatti con Elena ed ho conosciuto una donna e mamma di una sensibilità sconfinata.
Guglielmo (nella altre due foto in basso), oggi, se ancora in vita, sarebbe fiero dei suoi figli.
Ed ancora, la compagna di una vita, Titina, come lui la chiamava.
Un nonno dolce, paziente, comprensivo, attento, disponibile, amorevole e sempre sorridente.
In definitiva, nel suo ricordo, sono contento di averlo conosciuto, onorato di essergli stato amico fedele, uno dei regali, fra i tanti, che il "Rummo" mi ha dato, che mi accompagnerà finchè la mia vita duri".

 

comunicato n.163546



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