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Benevento, 20-04-2024 18:39 ____
Recuperiamo il rapporto con le nuove generazioni semplicemente dando loro fiducia e lasciando i posti che occupiamo, a tutti i livelli
Io dico ai miei ragazzi: Non accettate piu' consigli perche' quelli che vi sono stati dati dalle generazioni che vi hanno preceduti, hanno prodotto proprio questo, un profondo divario, ci ha detto Enzo Decaro a proposito del rapporto, non facile, con i giovani. Al Teatro Comunale la commedia di Peppino De Filippo voluta dal figlio Luigi e rappresentata proprio in una citta' dove il rapporto con quest'ultimo e' molto forte avendo dato i natali alla moglie Laura Tibaldi
Nostro servizio
  

Il penultimo spettacolo della rassegna di Teatro di Città-Spettacolo di cui è direttore artistico Renato Giordano, si è concluso con un prevedibile ed annunciato tutto esaurito.
Interprete della celebre commedia di Peppino De Filippo, più volte riproposta dal figlio Luigi, è stato Enzo Decaro, attore di lungo corso e che deve la sua notorietà soprattutto ad alcune fiction televisive che hanno colto il favore del grande pubblico.
Tra queste Orgoglio, Lo zio d'America, Provaci ancora prof!, Era mio fratello.
Nel 2010 ha interpretato il padre di Sophia Loren nella miniserie televisiva La mia casa è piena di specchi.
Al Teatro Comunale Enzo Decaro con la sua compagnia ha portato ieri sera "Non è vero ma ci credo"
di Peppino De Filippo per la regia Leo Muscato.
Un equivoco di ieri sera, non ci ha consentito, come siamo soliti fare, di scambiare qualche battuta con il noto attore componente di quello che fu un magico trio denominato "La smorfia" composto anche da Lello Arena e Massimo Troisi.
Abbiamo però recuperato stamane (foto) in quanto Decaro si è intrattenuto a Benevento avendo espresso il desiderio di volerla visitare.
Egli, peraltro, laureato in Lettere all'Università di Napoli, è docente universitario proprio in Comunicazione.
Con la rappresentazione di "Non è vero ma ci credo" lei ha voluto quasi rimarcare il suo ritorno alle origini quando lavorò con Luigi De Filippo proprio in questa commedia di cui autore era Peppino De Filippo e la ripropone proprio qui a Benevento, in omaggio a Luigi De Filippo, nella terra che ha dato i natali alla moglie del grande attore e commediagrafo, Laura Tibaldi, abbiamo detto a Decaro.
Sì, ci ha risposto. E' stato un desiderio di De Filippo quello di riportare suo padre Peppino in teatro e di farlo con questa commedia che forse drammaturgicamente è l'opera più compiuta di Peppino De Filippo e che egli stesso ha proposto per molti anni.
E' stato bello proporla ieri sera a Benevento dove ci sono questi legami così forti con la famiglia De Filippo.
Lei è anche un docente universitario, abbiamo detto ancora a Decaro, ed ha quindi un rapporto privilegiato con i giovani delle nostre ultime generazioni.
Il teatro può servire in qualche modo anche a mitigare questi atteggiamenti di violenza che quasi quotidianamente siamo costretti a registrare con i giovani protagonisti?
Che cosa possiamo fare per far comprendere a queste generazioni anche di giovanissimi, che non tutto, anzi niente, può essere gestito con la violenza?
Intanto, ci ha risposto l'attore, smettendola di porre in essere un atteggiamentio pietistico che ci vede come depositari della verità. Sappiamo tutto noi e conosciamo tutto noi e che questi giovani sono da aiutare...
Non comprendiamo che tra un po' ci dovremo fare aiutare noi da loro...
Le problematiche del rapporto con i giovani sono ovviamente tante, ma uno dei problemi, ancora oggi, è proprio questo atteggiamento di superiorità di una generazione che si pone il problema semplicemente di aiutarli.
Io dico ai miei ragazzi: Non accettate più consigli perché quelli che sono stati dati nelle generazioni che li hanno preceduti, hanno prodotto proprio questo.
Evidentemente c'è stato un problema di vicinanza.
E' sempre desiderio delle generazioni precedenti aiutare quelle di dopo, però bisogna pure permettere alla generazioni di dopo di... esistere.
Ed io credo che ancora oggi, politicamente e in tanti modi, le nostre generazioni occupino spazi che non dovrebbero più occupare.
Questo è il grosso problema perché finché non si fa, non dico un passo indietro, ma di lato e si fa spazio anche acché i più giovani possano sperimentare, questo allontanamento continuerà e si prenderanno le distanze dalle istituzioni ed anche dal teatro che ancora viene pilotato da persone che non hanno neanche contatti con le giovani generazioni, non le conoscono e quindi ragionano in astratto per cui i giovni di oggi continuano a vedere il teatro come una cosa sempre più lontana.
Per fortuna poi c'è lo studio, la teoria, ha proseguito Decaro. Ma nella pratica c'è un allontanamento di cui siamo assolutamente corresponsabili.
Ancora oggi, soprattutto queste ultime generazioni e mi riferisco ai ventenni, non sono poi così male.
Hanno altre caratteristiche rispetto a noi ed anche tanti episodi di bullismo, ma ce ne sono tante altre di presenza e di solidarietà che noi non abbiamo mai conosciuto.
Bisognerebbe dare loro un po' più di fiducia e cominciare a lasciare le poltrone, spazi, posti, a tutti ilivelli.
Ad un certo punto bisogna farsi da parte pur vigilando con attenzione e se interpellati rispondere.
La vecchia generazione diventa un male se si ostina ad occupare dei posti non richiesti.
Ma come possiamo fare ad aiutare i giovani?
Te ne i... Te ne devi andare.
Lei lo dice in una città dove questo assunto non non trova assolutamente riscontro, abbiamo detto a Decaro...
Ho capito bene, ma questo problema non esiste solo a Benevento, ci ha risposto il professore.
Anche nel teatro, nel segmento di chi dirige i giochi, vale la stessa raccomandazione.
I più giovani vengono allontanati dai luoghi del teatro e non si riconoscono in esso come luogo dove potersi incontrare.
Ma sono convinto, ha concluso Decaro, che esso teatro resisterà a meno che non ci siano tragedie planetarie, ma ha resistito a pandemie, a carestie, a guerre e resisterà ancora. Bisogna aver fiducia in esso.

comunicato n.163542



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