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Benevento, 14-04-2024 09:28 ____
Nando Bozzi rappresentante di una singolare figura di medico. Da tisologo, debellata la turbercolosi, dette vita ad uno studio radiografico
Il destino, purtroppo, non gli fu favorevole e, dopo un calvario indescrivibile, lo condusse a morte. Alberto Cardona Albini si distinse per la sua incarnata signorilita'. Fu un ginecologo superiore. Peppino De Lorenzo inizia il ricordo dei medici che hanno operato nel nostro territorio
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Come preannunciato domenica scorsa, Peppino De Lorenzo, da questa settimana, inizia il ricordo dei medici, oltre a quelli già ricordati negli ultimi anni, che, nel corso del tempo, hanno operato nel nostro territorio.
Oggi, rinverdisce la memoria di Nando Bozzi ed Alberto Cardona Albini.

Nando Bozzi
Nella sua breve vita, Nando Bozzi (nella foto di apertura) rappresentò una singolare figura di medico.
Sono in pochi a sapere che, inizialmente, lui era tisiologo.
Nel momento in cui la tubercolosi venne debellata, con sacrifici, dette vita ad un funzionale studio radiografico che, in breve tempo, incontrò il favore dell'utenza dell'epoca.
Il destino, purtroppo, non gli fu favorevole e, dopo un calvario indescrivibile, lo condusse a morte.
Era il mese di ottobre 1979 e Nando Bozzi, nato nel 1928, aveva 51 anni.
I tempi erano diversi da quelli odierni e furono in tanti a seguire l'evolversi della malattia ed il sopraggiungere della morte.
La moglie Tecla Tiso (nella seconda foto in basso), tra l'altro casalinga, rimase da sola con tre ragazzi da portare avanti, Enzo, Brunella e Francesco.
Lei è stata una donna eccezionale. Si è spenta solo qualche anno fa, ma, anche se da sola, con saggezza, ha fatto crescere i suoi figli sulla strada del bene e dell'onestà.
Si adoperò, inoltre, di evitare la chiusura dello studio radiologico del giovane marito che, oggi, è diretto dal figlio Enzo, divenuto il radiologo preparato e da tutti stimato in città.
In definitiva, i tre ragazzi di allora occupano posti di rilievo nella società.
Ricordo il giorno in cui, mentre Nando Bozzi era disteso sul letto di morte, circondato da familiari ed amici, quando, all'improvviso, entrò nella stanza Francesco, il suo terzogenito, di soli dodici anni.
Questo ragazzino si avvicinò al padre e, dinanzi allo stupore dei presenti, gli tagliò una ciocca di capelli.
Gradirei chiedere al ragazzino di allora, oggi ingegnere, che fine, poi, abbia fatto quella ciocca di capelli, appunto.
Mi sia concesso rivolgere un pensiero affettuoso alla memoria della signora Tecla, della quale mia moglie è stata il medico, additandola, senza falsi infingimenti, quale esempio da imitare nel momento difficile che si attraversa.
Con lei avevo intessuto l'abitudine di scambiarci un dono in occasione di ricorrenze particolari. Lei il giorno del mio onomastico ed io in occasione del suo compleanno, il 28 luglio.
Per un lungo periodo, mi regalava dei quadri bellissimi.
Alcuni, oggi, occupano la parete dello studio di casa, quella di fronte alla scrivania (nella seconda foto in basso).
Nei pochi momenti di libertà dal lavoro, quando, talvolta a tarda sera, mi dedico a scrivere, soffermo lo sguardo su quella parete e rivedo, con immutato affetto, colei che, in tempi indimenticabili, mi fece dono di quei quadri.
Nell'era moderna in cui tutto è mutato, la condotta di Tecla Tiso rappresenta un raggio di sole nel buio sempre più fitto che ci circonda.

Alberto Cardona Albini
Nel corso della sua attività, svoltasi sempre al "Rummo", Alberto Cardona Albini si distinse per la incarnata signorilità.
Fu un ginecologo superiore. Era nato a Benevento nel 1926.
Il padre, Armando, era titolare di un'accorsata ditta specializzata nella vendita di biciclette e non solo, il cui esercizio era ubicato al corso Vittorio Emanuele.
In quell'epoca, saranno ancora in tanti a ricordarlo, il sogno di molti ragazzi era quello di andare da don Armando per l'acquisto di una bici.
Anche io non mancai a questo appuntamento che ancora ricordo nitidamente.
Alberto Cardona Albini, nel pieno vigore della maturità intellettuale, provò un dolore indescrivibile per la prematura scomparsa del fratello Paolo, avvocato, che nessuna cura riuscì a strappare alla morte in giovane età.
Lasciò due bambine che, nella disgrazia, trovarono un secondo padre, proprio nello zio Alberto, che, tra l'altro, non aveva figli.
Quest'ultimo le allevò con affetto rimanendo vigile custode della loro formazione.
Personalmente, con Alberto Cardona Albini ebbi la ventura di una esperienza particolare.
Nei mesi in cui doveva venire alla luce mio figlio Giovanni, lo pregai di seguire la nascita di questi alla "Clinica Santa Rita".
Alberto era ginecologo al "Rummo", ma, tuttavia, fece uno strappo alla normativa e venne, comunque, alla "Santa Rita".
Questo era il suo comportamento e la disponibilità, non solo verso i colleghi, ma nei confronti di tutti.
Come spesso si verifica, ad Alberto Cardona Albini non mancò la grande amarezza della mancata nomina a primario, nel momento in cui al "Rummo" quel posto si rese vacante.
Era un suo diritto, ma, in sanità, come anche in altri settori, le decisioni sono state sempre calate dall'alto.
Lui non tollerò, e ne aveva tutte le ragioni, quell'affronto e, senza indugi, rassegnò, seduta stante, le dimissioni.
Quella fu una vicenda squallida che, personalmente, ebbi modo di seguire tappa dopo tappa.
Mi fermo qui.
Per un po' di tempo, Alberto continuò l'attività privatamente appoggiandosi ad una clinica in provincia.
Poi, decise di chiudere il suo studio in via Manciotti.
Si spense nel 2002.
Oggi, riposa nel cimitero della nostra città nella Confraternita dei nobili del Santo Rosario.

   

comunicato n.163414



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