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Benevento, 06-06-2023 09:35 ____
Non solo due camion di ossa umane emersero da piazza Santa Maria, e ce ne saranno altre, ma anche due bombe inesplose dei bombardamenti alleati
Il giorno che giunsero gli artificieri l'intera area fu fatta sgomberare ma mio padre Giovanni non obbedi' tentando di seguire da una finestra socchiusa le fasi del disinnesco. Fu pero' pizzicato dal questore che lo redargui' con decisione. Li' scomparve anche una strada, ricorda Peppino De Lorenzo
Nostro servizio
  

Peppino De Lorenzo, qualche settimana fa, con un articolo, tra l'altro molto seguito, ha ricordato quando da bambino, dinanzi alla sua abitazione in piazza Santa Maria, vide caricare due camion di ossa umane venute alla luce nel corso del rifacimento della rete idrica. Oggi, al racconto aggiunge altri particolari vissuti, all'epoca, in zona, in prima persona.
"La storia di piazza Santa Maria, ritengo superfluo ribadirlo ancora una volta, è, veramente, meritevole di molta attenzione.
Solo una buona dose di superficialità, unita a non poco pressappochismo, da parte dei nostri sprovveduti governanti, abbia potuto condurre allo stato in cui si è giunti, con la speranza che, con decisioni sagge ed oculate, si esca presto dal guado (in apertura una recente foto con i teli che coprono l'area degli scavi).
Dopo avere ricordato, ora non è molto, i due camion carichi di ossa umane che, da bambino, ebbi modo di osservare dal balcone di casa nel momento in cui furono posti in essere i lavori per la costruzione della nuova rete idrica, oggi, un altro episodio è, prepotentemente, comparso alla mia memoria.
Dall'altro lato dell'edificio di mia proprietà, alle spalle del portone d'ingresso, per intenderci, prima che si avviasse la costruzione, da parte della ditta Sapio, del grosso edificio che ospita, tra gli altri esercizi commerciali, anche il bar Moka, esisteva una stradina, denominata vico Chiassuolo.
Quest'ultima è, poi, scomparsa quando il nuovo palazzo venne addossato al mio.
La piccola area è stata presa e coperta, non so se legalmente ma mi auguro di sì, dagli antistanti locali commerciali (nelle due foto in basso l'area come appare oggi).
Sono convinto che anche sotto il mio edificio, eretto sulle rovine della chiesa Santa Maria di Costantinopoli, vi dovevano essere, di sicuro, reperti in abbondanza.
In quei tempi, non si andava nei particolari, si usciva dalla guerra ed il costruttore Attanasio, di certo, andò spedito nella costruzione. Non vi erano i controlli odierni e si aveva la possibilità di procedere a ruota libera.
Ritornando a bomba, ai margini di vico Chiassuolo, vi era una costruzione di due piani.
Nel vano terraneo era allocata una frequentata osteria, mentre il piano rialzato era occupato dalla famiglia Iannotti, genitori e due figli, Carlo, oggi collega medico, ed Adriana.
Ricordo con affetto il signor Iannotti, privo di un braccio, che spesso, dal suo balcone mi lanciava caramelle e cioccolattini che io, prontamente, raccoglievo, con speditezza, sul mio .
Dopo l'abbattimento della modesta costruzione, il signor Iannotti, con la moglie, dette vita ad un accorsato negozio di merceria, esistito fino a pochi anni fa, all'inizio del corso, palazzo Napolitano.
Anche in quel recinto, che io osservai dal vano cucina di casa, comparvero delle ossa e ciò che destò interesse in città fu il ritrovamento di due bombe inesplose, rimaste lì sepolte a seguito del conflitto mondiale.
Il giorno che giunsero gli artificieri, tempestivamente, tutti gli abitanti della zona furono invitati, con una ordinanza sindacale, a lasciare le proprie abitazioni in un raggio molto esteso.
Noi tutti andammo via per una intera giornata.
Mio padre non solo restò imperterrito nel suo studio, ma ebbe la non felice idea, credendo di non essere osservato, di tentare di seguire dalla finestra socchiusa gli artificieri in azione.
Invece fu visto e si generò una vivace discussione tra lui e l'allora funzionario della Questura, Federico De Longis, se non sbaglio questore in carica, che aveva il compito di cordinare i lavori.
De Longis, legato da stretta parentela a mia madre, anche se con toni contenuti, disse a mio padre: "Giovanni, non ti nascondere. L'hai fatta grossa".
I due ordigni furono disinnescati e la vita riprese il suo corso normale.
Quando, in seguito, mio padre incontrò De Longis lungo il corso Garibaldi, questi gli disse solo: "Non ci sono parole...".

 

comunicato n.157403



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