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Benevento, 04-06-2023 08:35 ____
Umberto Perrotta dal commercio della legna divento' un imprenditore dai molteplici interessi tra cui quelli ferroviari con la Valle Caudina
Non si perse d'animo quando la guerra segno' profondamente le sue attivita'. Sottrasse anche un carro armato americano, uno Sherman, il cui motore utilizzo' per far marciare sui binari una motrice ricavata da un pullman, ricorda Peppino De Lorenzo
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E' un altro imprenditore sannita che Peppino De Lorenzo ricorda questa settimana.
Si tratta di Umberto Perrotta (nella foto di apertura è a sinistra al matrimonio del figlio Domenico con Carmen Fiatarone), fondatore della ferrovia Benevento-Napoli, via Valle Caudina, su progetto dell'ingegnere francese Cartòn, da cui deriva la denominazione "Ferrovia di cartone".
"Non è molto che, ricordando la ditta Basile, ci sia stata l'opportunità di affermare che Adolfo Basile, titolare della stessa ed Umberto Perrotta rappresentino le due figure più illuminate che l'imprenditoria sannita abbia avuto.
Nel corso del tempo, infatti, malgrado, qui da noi, ci siano stati altri imprenditori di rilievo, i due testé citati rimangono i più prestigiosi.
Umberto Perrotta nacque a Tufara il 2 luglio 1892.
Il padre, Domenico Antonio, si interessava del commercio della legna.
Umberto, sin dalla più giovane età, seguì il genitore nel suo quotidiano lavoro riuscendo, in questo modo, ad appassionarsi all'opera che partiva dal taglio del legname dai boschi.
Le tappe della sua formazione furono particolari.
Lasciò la scuola alla terza elementare rimanendo quasi analfabeta.
Tuttavia, tale decisione non gli precluse affatto il suo fulgido avvenire.
Il che dimostra, qualora ce ne sia bisogno, che tante volte la scuola non sia l'unica ed insostituibile base per raggiungere importanti traguardi nella vita.
A 12 anni seguì in Calabria gli operai, mentre a 15, si trasferì in Basilicata ove riuscì ad ottenere l'appalto del taglio dei grossi tronchi da utilizzare quale tavolame per pezzi d'opera.
Si sposò giovanissimo, a 18 anni, con Antonietta Carricchio.
La sua attività divenne un continuo crescendo.
I rapporti commerciali con vari Paesi si intensificarono di giorno in giorno.
Dalla seconda metà degli anni Trenta si estese il suo campo di interessi incominciandosi Umberto Perrotta ad interessarsi del trasporto su binari.
Di qui l'idea della ferrovia Benevento-Napoli, via Valle Caudina.
Il tracciato era stato già ideato dall'ingegnere francese Cartòn.
Il progetto per la realizzazione, invece, fu dell'ingegnere Ettore Scalabrini che, già nel 1901, aveva presentato il progetto stesso per la costruzione dell'asse ferroviario che congiungesse Benevento con Cancello, attraversando la Valle Caudina.
Nel 1906 ebbero inizio i lavori.
Sarebbe qui oltremodo laborioso descrivere i vari passaggi societari che, in ultimo, videro Perrotta divenire detentore di tutto il pacchetto azionario, nonché presidente della Società Italiana Strade Ferrate Sovvenzionate.
Nel momento in cui divenne il proprietario in assoluto, la sua opera fu rivolta a rendere quanto più funzionale la linea acquistando automotrici di ultima generazione per l'epoca ed un funzionale equipaggiamento (nella quarta foto in basso l'interno di una vettura ferroviaria di prima classe).
Nel mese di maggio 1912, i lavori per la costruzione dell'ultimo tronco procedevano alacremente ed è, poi, proprio "Gazzetta di Benevento", il 18 ottobre 1912, a tenere aggiornati dell'orario dei treni che andò in vigore con l'inaugurazione della ferrovia fino a Benevento-S. Cosimo: partenza da Benevento 5.00 - 7.14 - 10.10 - 15.25 - 18.28; arrivo a Napoli 7.45 - 9.25 - 13.5 - 17.50 - 21.5; partenza da Napoli 6.20 - 8.30 - 12.35 - 15.25 - 17.50; arrivo a Benevento 8.22 - 10.29 - 15.54 - 17.50 e 20.14.
Quando il diario della costruzione della ferrovia volgeva al termine, fu sempre "Gazzetta di Benevento" che, sul numero del 21 giugno 1913, scriveva: "L'ultimo tronco della ferrovia Cancello - Benevento è stato completato, e non si aspetta che l'ispezione governativa per inaugurare la nuova stazione che trovasi presso la stazione delle Ferrovie dello Stato (nella sesta foto in basso i lavori sulla linea ferroviaria ed una locomotiva che fa da vettore per il carico dei materiali da costruzione). Da fonte sicura possiamo affermare che per la fine del corrente mese i viaggiatori potranno partire dalla nuova stazione, che è prossima a quella Centrale delle Ferrovie dello Stato".
L'impegno per la ferrovia, però, non fece dimenticare ad Umberto Perrotta il suo primo amore, quello dei boschi e della legna.
Acquistò in Toscana, con il legname ricavato dal taglio dei boschi sul Trasimeno, ampie zone agricole, ricche di alberi, nei pressi di Arezzo una piccola tenuta (nelle foto sette ed otto in basso l'ingresso alla tenuta con disegni su ceramica e maiolica) ricca di verde (dove attualmente vive il suo pronipote Umberto Perrotta, ingegnere, a cui dobbiamo il corredo fotografico di questo articolo), in provincia di Siena, a Greve in Chianti, rilevava l'Abbazia dei Monaci di Vallombrosa, con una tenuta di oltre 2.000 ettari, di cui 1.000 a bosco (nella dodicesima foto in basso il mercato del bestiame).
Inoltre, nel corso di scavi di una casa padronale, venne scoperta una sorgente di acqua che, dopo l'analisi effettuata dall'Università di Firenze, risultò del tipo oligominerale.
Di qui, l'organizzazione per l'imbottigliatura e la diffusione a macchia d'olio del prodotto (nelle foto tredici e quattrordici in basso una nutrita rappresentanza di suoi dipendenti agricoli).
Comperò due alberghi (nella terza foto in basso l'albergo con ristorante Alpe dove teneva anche i pranzi con i suoi dipendenti, nelle foto quindici e sedici in basso) e li rese estremamente funzionali. Anche una fabbrica di ceramiche entrò a far parte delle sue proprietà che raggiungeva costantemente da Roma con la sua Mercedes 300 S.L. Carrera (nella prima foto in basso)
Né si perdette d'animo quando, nel corso del secondo conflitto mondiale, la ferrovia, minata lungo tutto il suo tragitto, venne distrutta (nella decima foto in basso è con la sua Lambretta).
A conflitto ultimato, la ricostruzione, con sacrifici immensi (nella undicesima foto in basso i lavori di ammodernamento della stazione centrale Appia), che, però, in ultimo, rese vieppiù funzionale la rete ferroviaria.
Fu quello un periodo di massimo splendore (nella seconda foto in basso è alla guida della sua vettura con ospiti a bordo. La guida è a destra e dunque è certamente un'auto inglese del periodo dell'immediato dopoguerra).
Dopo questi ammodernamenti, intorno agli anni Sessanta, l'amministrazione delle Ferrovie dello Stato decretò che detta ferrovia, per l'equipaggiamento ed i servizi di cui era dotata, in caso di necessità, potesse sostituire la linea Benevento-Caserta.
Inoltre, con l'aiuto della Isotta Fraschini e la collaborazione della società Brown Boveri e con la Saga ideò la trasformazione di un pulman in treno che venne chiamato "Isotta Fraschini D.80", con capacità di 50 posti.
La leggenda dell'epoca narra che Umberto Perrotta, per far marciare questo pullman trasformato in treno, sottrasse un carro armato americano, non uno dei più grandi, uno Sherman, il cui motore utilizzò per muovere sui binari la motrice-pullman. Per questa azione fu fermato il fratello.
Il treno bus fu presentato nel corso della prima mostra campionaria tenutasi dal 30 giugno al 18 luglio 1949, alla presenza di Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio, che tenne il discorso, e di De Caro, Vetrone, Venditti e dell'avvocato Francesco Coviello.
L'anno successivo, nel 1950, riuscì ad acquistare l'intero pacchetto azionario della ferrovia Padova-Piazzola e Piazzola-Carmignano sul Brenta.
L'intento, e ci riuscì, era quello di fare in modo da portare, nel corso dei fine settimana, gli abitanti dei paesi della linea ed i padovani verso il mare nella zona di Chioggia.
In Pieve, a Tresciano nel Valdarno, fondò una fabbrica di confezioni da uomo, la "Umper Spa" che occupò 70 donne.
Dopo tanta azione, la ferrovia di Perrotta vide il passaggio da Società S.F.S. a Gestione Commissariale Governativa.
In tutta questa incessante attività, ad Umberto Perrotta (nella nona foto in basso premia i suoi dipendenti) non mancò un dolore immenso che, comunque, dopo l'iniziale smarrimento ed un periodo di inopersosità, lo portò, poi, di nuovo nella mischia.
Nel marzo 1942, per una setticemia e meningite, perse, a 24 anni, il figlio Lorenzo che da poco si era laureato in giurisprudenza.
In quella occasione, donò dieci milioni di lire alla Biblioteca Provinciale di Benevento, in memoria, appunto, del ragazzo.
Direttore della Biblioteca era Mario Rotili, amico di Lorenzo.
Umberto Perrotta visse a Napoli gli ultimi anni della sua laboriosa esistenza ove aveva acquistato un appartamento a via Petrarca.
E lì si spense, per carcinoma gastrico, a 79 anni, il 15 dicembre 1971".

 
 

 

 

 

 

 

 

comunicato n.157374



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