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Benevento, 29-05-2023 20:48 ____
Roberto Costanzo, pur con l'allerta meteo, riempie il Teatro Comunale per la presentazione del suo ultimo libro su "L'altra Campania"
L'autore non ha scelto "Un'altra Campania", una delle tante possibili, ma di dare una direzione, un senso alle sue digressioni non nella prospettiva della contrapposizione ma della speranza, ha detto Antonella Tartaglia Polcini. Mons. Iadanza polemizza sui risultati sin qui acquisiti con la diga di Campolattaro: Zanzare, nebbia ed agricoltori divenuti bidelli...
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Roberto Costanzo, nonostante abbia auspicato che le tante presenze nel Teatro Comunale non fossero il segno solo di un momento di affetto nei suoi confronti ma di necessità ed esigenza di conoscenza, ha potuto godere, alla presentazione del suo ultimo libro "L'altra Campania. Limiti e potenzialità di una regione difficile", di un Teatro Comunale completamente pieno al punto che egli ha dovuto invitare, ma quasi alla fine della manifestazione, l'ex sindaco e senatore Pasquale Viespolli, che stava in piedi in fondo alla sala, a guadagnare il posto in prima fila che si era liberato.
Ad aprire i lavori è stato l'editore, Maria Gabriella Fuccio, che ha voluto ringraziare Costanzo per aver scelto di pubblicare questa sua ultima fatica letteraria con le edizioni "Realtà Sannita" e grazie per avermi sollecitato, alla morte di mio padre Giovanni (1° giugno 2021) a proseguire sia nella pubblicazione di libri che del gionale che compie 47 anni.
Nel volume ci sono scritti che coprono un arco temporale molto ampio. Da questi articoli l'autore ha preso spunto per delle riflessioni sulla Campania e sulla sua funzione in un territorio disomogeneo.
Maria Gabriella Fuccio ha quindi ricordato che Costanzo è stato il primo assessore regionale all'Agricoltura essendo stato eletto nel 1970 all'avvio dell'attività delle Regioni pur previste nella Carta Costituzionale del 1948.
Costanzo guarda al futuro, si apre ai giovani e dunque alla speranza, ha concluso Fuccio.
A coordinare i lavori è stata chiamata Antonella Tartaglia Polcini, ordinario di Diritto Civile all'Unisannio ed assessore alla Cultura e da par suo ha svolto un intervento introduttivo che ha bene inquadrato non solo il contenuto del libro ma le prospettive che esso ha presentato.
Il libro viene proposto alla fine del mese di maggio dedicato alla lettura con iniziativa dell'Assessorato alla Cultura nell'ambito del programma del Ministero e chiudere questa rassegna con il libro di Costanzo, che è testimonianza di cultura e di impegno per il nostro territorio, è veramente cosa di grande rilevanza.
Con questa pagine Roberto Costanzo, ha proseguito l'assessore, pone oggi alla nostra attenzione l'attenta ricerca di una promozione della sussidiarietà dell'adeguatezza e della differenziazione con azioni vissute nell'impegno personale sociale ed istituzionale che è testimoniato dal titolo "'L'altra Campania".
L'autore non ha scelto "Un'altra Campania", una delle tante possibili, ma ha scelto di dare una direzione, un senso alle sue digressioni non nella prospettiva della contrapposizione ma della speranza.
E' dunque in questo libro c'è la proposta di una riflessione costruttiva.
Una lettura questa che è di servizio e che serve in prossimità dei bisogni.
Mi auguro, ha concluso Tartaglia Polcini, che sia bene accolto anche dai giovani.
Michele Mogavero, uno studente della Facoltà di Economia dell'Università del Sannio, molto apprezzato da Costanzo che ha seguito, casualmente, la discussione della sua tesi di laurea triennale e che ha voluto che fosse tra i relatori del suo libro, ha parlato di sé dicendo di appartenere ad un gruppo di giovani che ha voluto continuare a vivere nel territorio, che qui studia e che ha pensato che il futuro, qui, sia ancora possibile.
Il libro dà la possibilità di rivolgere lo sguardo anche al passato per cercare di capirne gli errori ed evitare che possano nuovamente essere commessi.
E' sbagliato, ha poseguito Mogavero, pensare all'Appennino e dunque alle zone interne come l'osso e la zona costiera come la polpa in quanto le aree interne sono ricche di risorse.
Siamo noi, l'osso, che mantiene la polpa ma dobbiamo essere bravi a gestire ciò che abbiamo e gestire nel migliore dei modi possibili le risorse che ci giungono che vanno tutelate sia negli interventi che negli investimenti.
Non dobbiamo continuare ad inseguire i problemi ma bisogna invece affrontarli.
Abbiamo già avuto grosse possibilità di finanziamenti ma le abbiamo sprecate.
E mi riferisco, ha detto Mogavero (che è un irpino) ai grandi fondi che giunsero con la legge 219/80 riferita al terremoto.
Abbiamo assistito essenzialmente a degli sprechi perché l'Irpinia ha avuto tanto ma le problematiche delle due province, Sannio ed Irpinia, appunto, sono rimaste con eguali distanze.. Tanto spreco ricorda appunto quello che fu appellato come Irpinia-gate o mani sul terremoto.
Le risorse ci sono state date ma sono state mal gestite.
Le nostre non sono zone povere ma impoverite, proprio come ha scritto Costanzo, ha concluso Mogavero.
Mons. Mario Iadanza ha esordito manifestando la sua grande amicizia con Roberto Costanzo, una amicizia che ha come punto di contatto il papà di mons. Iadanza.
La sera a Campolattaro si studiava, ha raccontato lo storico e docente universitario, mio fratello lo faceva sui libri di latino io sul famoso sussidiario dell'epoca.
Mio padre era un contadino ma attendeva con ansia l'arrivo del giornale "Il Coltivatore sannita" che era diretto da Roberto Costanzo, un giornale che trattava della funzione del coltivatore con aspetti anche pedagogici resi dal suo direttore.
E dunque a giusto titolo Costanzo può essere definito un maestro che ha lasciato cadere tanti chicchi nel solco che ha tracciato nella storia senza preoccuparsi di come sarebbe poi andata a finire.
Don Mario Iadanza ha quindi bacchettato l'atteggiamento tipico delle nostre aree che è quello della lamentazione.
Sembriamo come i capponi di Renzo di manzoniana memoria. Essi, pur sapendo che erano destinati alla padella, continuavano a beccarsi...
Quindi ha indicato le istanze che emergono dal libro di Costanzo: La dottrina sociale della Chiesa che l'autore assume a suo patrimonio intimo; il popolarismo sturziano, un concetto che oggi pochi studiano e conoscono a cominciare dai mieri confratelli che non sanno nemmeno chi è Luigi Sturzo, e poi il solidarismio cooperativistico.
L'altra Campania citata da Costanzo è quella che ancora non c'è, ha ancora detto mons. Iadanza perché dall'attuale dualità deve sorgere una regione nuova.
Non c'è un finale nel volume di Costanzo ma le indicazioni di una storia che è tutta da scrivere.
Poi mons. Iadanza ha espresso grandi dubbi e preoccupazioni sull'invaso di Campolattaro.
Quello che finora certamente abbiamo conquistato è la presenza della nebbia, delle zanzare e la trasformazione di importanti agricoltori dell'ortofrutta, in bidelli.
Mi auguro che mi facciano cambiare idea sulla bontà di questa iniziativa.
Mons. Iadanza ha anche condannato le fughe in avanti e solitarie del sindaco (non ha fatto nomi ovviamente ndr) che contratta per sé senza curarsi degli altri.
Una ultima annotazione don Mario Iadanza l'ha riservata alla dedica resa alla moglie di Costanzo, Maria, recentemente scomparsa, una figura insostituibile nella vita dell'autore.
A questo punto è toccato all'autore offrire alla platea il suo intervento conclusivo e Costanzo ha utilizzato parte del suo tempo nel ringraziare tutti a cominciare dall'editore che ha avuto il merito di aver saputo sopportare gli eccessi di questo autore.
Poi ha ringraziato i relatori, tutti con la iniziale della R gigante non mancando di sottolineare che la presenza di un giovane tra due professori appartiene alla sua mania di coinvolgere i giovani ed ha ricordato che un altro suo libro si giovò del prezioso apporto di giovani a cui alla fine chiese di vergare anche la prefazione.
Costanzo ha quindi voluto precisare che non bisogna pensare che ieri tutto andava bene mentre oggi tutto va male.
Ha sottolineato come, seguendo le riflessioni di Mogavero, sia importante progettare bene perché non basta avere solo finanziamenti.
Una delle ultime riflessioni di Costanzo è stata rivolta al Teatro Comunale dove nel 1946 ci fu il discorso del suo "mito" politico, Giovan Battista Bosco Lucarelli che, cogliendo anche la libertà di espressione lasciata dalla Democrazia Cristiana ai suoi elettori, si dichiarò repubblicaco, egli che peraltro era un barone, al referendum istituzionale del 2 giugno pur sapendo, come poi avvenne, che la larghissima parte dei beneventani della dc fossero d'ispirazione monarchica.
Tra i ricordi di Costanzo oltre a Lucarelli ci sono stati Mario Vetrone e certamente Raffaele Delcogliano che hanno rappresentato la storia della nostra città.
Poi ha chiuso con un auspicio e cioè che a decidere per il futuro nella risoluzione delle controversie internazionali sia l'intelligena artificiale e non la bomba atomica.
Quindi a proposito poi dell'insediamento dei lituani per la produzione di pannelli fotovoltaici, ha ricordato che ci sono stati anche amministratori che hanno fatto una loro battaglia per il no all'eolico.
La verità, invece è che bisogna certamente rispettare l'ambiente ma soprattutto capire dove vanno a finire i ricavi.
Oggi Benevento e le zone interne sono al primo posto in Italia per la produzione di energia dall'eolico.
Ci sono politici che denunciano ma poi si fermano lì, senza badare ai costi.
Bisogna invece agire con la mentalità di Enrico Mattei e cioè di rinfrancare adeguatamente i territori dove si produce la ricchezza.
Mi si dice: Manca la legge.
Ed allora? E voi che ci state a fare, voi amministraori e politici, intendo.
Fate in modo che una proposta di legge giunga in Parlamento e che venga approvata.
Alla mi età, ha concluso Costanzo, non posso più fare, ma sollecitare certamente sì.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

comunicato n.157252



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