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Benevento, 21-05-2023 09:32 ____
La storia dell'anziano Antonio Gallucci, l'ottantenne che rimase parcheggiato al "Rummo" per circa un anno
Peppino De Lorenzo si scontro' violentemente in Consiglio comunale con l'assessore al ramo Maccauro ed il sindaco Viespoli per una gestione diversa dell'ottuagenario che fini' addirittura in psichiatria. Intervenne la Procura ma incisivo fu anche l'interessamento del decano dei giornalisti Edgardo De Rimini
Nostro servizio
  

Peppino De Lorenzo, questa settimana, ricorda un episodio verificatosi circa trent'anni fa all'inizio della sua esperienza politica e che, all'epoca, ebbe vasta eco in città.
Nello specifico, si tratta dell'anziano Antonio Gallucci che fu parcheggiato al "Rummo" per circa un anno.
"L'episodio rimbalzò agli onori della cronaca cittadina circa trent'anni fa.
Erano i mesi in cui aveva inizio il mio impegno politico.
Fu il primo scontro forte che ebbi in Consiglio comunale in occasione della elezione dei componenti la Consulta degli anziani. Era il 24 febbraio 1994.
Nel prendere la parola, rivolgendomi al sindaco Viespoli ed all'assessore al ramo, Maccauro, tra l'altro, esposi il caso di un nostro concittadino, ottuagenario, Antonio Gallucci, divenuto girovago, che, per un anno intero, non trovando una soluzione idonea ove allocarlo, senza alcuna patologia, tranne i comuni acciacchi dell'età, veniva ricoverato da un reparto ad un altro, finendo, in ultimo, addirittura in psichiatria.
Il malcapitato, quindi, per forza di cose e nell'assordante silenzio delle istituzioni, doveva rimanere tra schizofrenici, psicotici, dissociati.
La mia reazione, lo ammetto ancora oggi, fu violenta al punto che il caso divenisse, d'un tratto, pubblico.
Gli organi di informazione, a più riprese, si occuparono di lui ponendo in lapalissiana evidenza la precaria situazione degli anziani.
In ultimo, solo attraverso l'intervento del procuratore della Repubblica, le acque si smossero. Fu un coro unanime di protesta.
Gallucci era lento nei movimenti, non si era adattato ai vertiginosi cambiamenti della vita degli altri, rimaneva ancorato alle sue credenze, arroccato nei suoi atteggiamenti.
Il ricovero in psichiatria apparve un vero e proprio orrore ai miei occhi.
Dinanzi ad una simile prova di insipienza era davvero difficile ipotizzabile pensare che potesse essere l'ennesimo caso di scaricabarile all'italiana.
Tra i tanti, intervenne il decano dei giornalisti sanniti, Edgardo De Rimini (nell'ultima foto in basso), che sett'antanni prima, era stato, alle elementari, compagno di classe di Gallucci.
Di quella scolaresca, guarda caso, faceva parte anche mio padre (la foto di apertura è del 1922 e Giovanni De Lorenzo, mio padre, con i capelli biondi, è il bambino a destra del maestro, mentre Edgardo De Rimini è quello a sinistra, tra i tre vestiti di nero).
Quindi, il ritrovare, anche lui oramai ottuagenario, un compagno di giochi in difficoltà, rese ansioso Edgardo De Rimini.
Il che, per fortuna, offrì maggiore rigore onde risolvere il problema la cui soluzione, comunque, non fu agevole.
Passarono, infatti, dei mesi prima che, in ultimo, Gallucci venisse allocato in una casa di riposo ove, serenamente, finì i suoi giorni.
Tuttavia, il fatto rimase grave avendo permesso che una persona avanti negli anni provasse le più deplorevoli situazioni di disagio.
Malgrado tutto, è innegabile che il problema degli anziani rimanga critico ancora oggi.
Il 12 marzo 1994 (prima e seconda foto in basso) a De Rimini scrissi: "Caro don Edgardo, anche se con non poche difficoltà, in ultimo, abbiamo vinto la battaglia.
Ritengo che, senza il suo prezioso aiuto, di sicuro, non sarei riuscito a spezzare quel circuito, indegno di una società civile, che, nell'indifferenza generale, ha permesso che una persona indifesa, avanti negli anni, sia stato parcheggiato per un anno in ospedale, girovagando da un reparto ad un altro, arrivando, in ultimo, in psichiatria.
Questo mio inizio di vita poltica mi fa essere, spero di sbagliarmi, molto preoccupato per il futuro. Se questa è la norma, mi attendono anni difficili.
E' stato bello, comunque, apprendere che lei, con mio padre, sia stato compagno di scuola del malcapitato Gallucci.
Una storia molto bella che ha fatto rivivere, mio padre non c'è più, l'unione sorta tra i banchi della scuola elementare.
L'esperienza rimarrà sempre viva e presente.
Grazie, veramente grazie, don Edgardo.
Non appena gli impegni professionali lo permetteranno, le farò visita a casa ed avremo l'opportunità di parlare a viva voce.
E' anche mio desiderio rivedere sua moglie con la quale, lei lo sa, è piacevole discutere a lungo.
Intanto, l'abbraccio.
Peppino De Lorenzo".
E' di qualche giorno dopo, il 16 marzo 1994, per la precisione, la risposta di De Rimini (terza e quarta foto in basso).
"Carissimo Peppino - si legge - sono ancora commosso, e desidero ribadirlo per scritto, per le affettuose espressioni di stima e di amicizia  sincera che hai voluto esternarmi con la tua lettera dello scorso 12 marzo; la conserverò fra i miei più cari ricordi.
Il caso ha voluto che il rapporto fraterno di amicizia avviato con il carissimo Giovanni, mio indimenticabile compagno di scuola e tuo amatissimo genitore, si rinnovasse attraverso un altro compagno di scuola.
Mi riferisco, come puoi facilmente immaginare, ad Antonio Gallucci che il destino ha riservato alla tua alta professionalità ma, sopratutto, alla tua sconfinata sensibilità di uomo.
Il ringraziamento, quindi, va indirizzato unicamente e principalmente a te, caro Peppino, che ti sei prodigato ed attivato per chiudere veramente un caso umano.
Sono io, perciò, ad esprimerti gratitudine per avermi offerta l'occasione di scendere in campo in difesa del legittimo diritto alla vita di Antonio Gallucci - come uomo e cittadino - in un momento di abbandono.
Il riconoscente pensiero è anche rivolto - come tu hai ben sottolineato - al volontariato vincenziano, riconoscenza che io doverosamente estendo - tuo tramite - a tutti i tuoi valorosi ed eroici collaboratori e, in particolare, alle gentili signore De Toma e De Conno, per le premurose attenzioni in favore dello sfortunato Gallucci.
Nel dichiararmi sempre a tua disposizione, ti saluto affettuosamente con un caro e forte abbraccio. Tuo. Edgardo De Rimini".
Una storia, quella di Gallucci, che, malgrado il tempo trascorso, serbo nel cuore."

 

 

                                                    

comunicato n.157077



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