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Benevento, 11-03-2023 13:10 ____
Oggi finiscono le auto alimentate dai carburanti. Un secolo fa finivano i carretti trainati dai muli
Negli anni scorsi un po' tutti salutammo con soddisfazione l'annuncio del prossimo arrivo delle auto elettriche. Finalmente sarebbero finiti il rumore, il cattivo odore e l'inquinamento dei motori a carburante ma oggi sorgono dubbi e distinguo
di Roberto Costanzo
  

Negli anni scorsi un po' tutti salutammo con soddisfazione l'annuncio del prossimo arrivo delle auto elettriche.
Finalmente sarebbero finiti il rumore, il cattivo odore e l'inquinamento dei motori a carburante.
Oggi che le auto elettriche non sono più un'ipotesi ma una certezza e già se ne vedono in giro, sebbene a prezzi non accessibili a tutti, cominciano comunque a sorgere dubbi e distinguo.
Ma la sostituzione del motore a carburante comporta comunque troppi costi a cominciare dalla radicale trasformazione degli stabilimenti in cui oggi si producono le auto ed i relativi accessori.
Secondo alcuni sarebbe meglio non cambiare per non ridurre i posti di lavoro, per non dover sostituire le pompe di benzina con le centraline elettriche, per non dover importare batterie dalla Cina, dimenticando però che per alimentare i serbatoi delle auto dovremmo continuare ad importare carburanti dalla Russia.
Indubbiamente si tratta di un cambiamento non semplice e non di facile realizzazione.
Strano però che questi dubbi e distinguo non si notavano una decina di anni fa, quando da ogni parte si auspicava il motore elettrico.
Forse hanno sbagliato quei tecnocrati della Unione Europea a fissare le date della chiusura delle fabbriche di auto a motori ed a pensare che tutto potesse essere fatto in tempi prestabiliti.
Forse il Parlamento Europeo si è troppo precipitato nel predisporsi a decidere come e quando debba essere fatto tutto, creando così allarmi e sospetti anche tra coloro che dieci anni fa salutavano con convinzione la transizione dal motore alle batterie. E chissà se anche Romano Prodi allora la pensasse diversamente da oggi visto che esprime clamorosi dubbi sulla facilità di "produrre le batterie che peraltro hanno un elevato costo della rottamazione... e della ricarica".
Secondo Prodi le batterie non sono preferibili al motore a scoppio.
Forse un secolo fa quando si avviò, non senza riserve, il passaggio dal carretto trainato dai muli all'autocarro azionato dal motore meccanico, vi furono gli stessi dubbi e sospetti di oggi.
Quando iniziò l'era automobilista, con la storia della famiglia Agnelli, vi fu chi pianse per l'abbandono che avrebbero sofferto soprattutto i muli e gli asini, che oggi quasi non si vedono più.
Però anche allora quella forma di cambiamento di trasporto stradale lasciò morti e feriti sul campo: le fabbriche di carretti e carrozze, gli allevamenti equini, le stalle di sosta, i maniscalchi ferraciucci, le taverne che animavano i nostri paesi.
All'immediato primo dopoguerra e per tutti gli anni Venti e Trenta si verificò un progressivo abbandono del trasporto a trazione animale ma fu una transizione non veloce. Poi tutto è cambiato ed il carrozzino trainato da un bel cavallo è diventato un lusso o uno sport.
Noi a Benevento nella seconda metà del secolo scorso abbiamo vissuto due cambiamenti storici, uno positivo e uno negativo nello stesso settore produttivo.
L'antica città pontificia era vissuta della coltivazione e del commercio (ed anche del mercato nero...) di tabacco.
Con l'Unità d'Italia venne istituito il monopolio statale della coltivazione e della trasformazione e commercio del tabacco, che trovò in Benevento e in San Giorgio del Sannio i principali luoghi di raccolta e prima trasformazione in Campania, creandovi alcune migliaia di posti di lavoro soprattutto femminili.
Nel 1960 si producevano nel Sannio 60 mila quintali di tabacco, nel 1980 con l'applicazione della politica agricola europea si arrivò a produrne quasi un milione di quintali. Il Sannio diventò la prima provincia tabacchicola d'Italia.
Tutto questo durò circa trent'anni, poi arrivò anche per il tabacco l'epoca del cambiamento come oggi sta avvenendo per le automobili a carburante.
Di tabacco oggi nel Sannio ormai se ne coltiva molto poco, neanche il 10% rispetto a trent'anni fa.
Per la nostra economia, certamente è stata una grave perdita, per quanto inevitabile.
E' ridotto il consumo mondiale di tabacco e l'Unione Europea per ragioni varie ha dovuto sopprimere i grandi aiuti finanziari che concedeva nel secolo scorso.
Ci siamo ormai adattati alla transizione post tabacchicola, come con i carretti trainati dai muli, così come nei prossimi anni ci dovremmo adattare alla transizione post motori a carburante fossile, che potrà pure risultare per certi aspetti industriali piuttosto costosa, ai quali comunque, come nei casi del secolo scorso, dovremo adattarvici.
Come disse Metternich: Inutile chiudere la porta alle innovazioni, la scavalcano.

                                                          

comunicato n.155615



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