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Benevento, 27-11-2022 09:04 ____
Quando agli inizi del secondo conflitto mondiale donna Crestina chiuse l'attivita' della sua casa di tolleranza la cedette ad Albertina Vieri
La struttura era ubicata in via Sant'Antonio Abate ed era molto frequentata dai beneventani che imboccavano quel vicolo quasi sempre di sera per evitare di essere visti. Poi nel 1958 arrivo' la legge Merlin... ricorda Peppino De Lorenzo
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E' di una storia particolare che si interessa questa settimana Peppino De Lorenzo.
Con precisione, della nota casa cittadina di appuntamenti, quella di "donna Crestina", esistente al centro storico e soppressa, come tante altre in tutta Italia, con l'approvazione della legge Merlin.
"L'approvazione, nel febbraio 1958, della legge Merlin, dal nome della promotrice, portò alla definitiva chiusura delle case di appuntamenti all'epoca diffuse su tutto il territorio nazionale.
In quel tempo la prostituzione veniva controllata dallo Stato e le mestieranti, tutte schedate, erano sottoposte a controlli settimanali cui era addetto un sanitario dell'Ufficio Igiene e Profilassi il quale, dopo la visita, rilasciava un certificato di buona salute con l'indicazione dell'assenza di malattie veneree.
Nel caso in cui qualcuna delle interessate avesse manifestato qualche infezione doveva subito interrompere l'attività e, nei casi più severi, ricoverarsi in Ospedale ove esisteva un apposito reparto di degenza.
In sostanza, l'introduzione della legge Merlin, se positiva da un lato, smarrì la sicurezza e i danni, per la mancanza di controlli, non sono stati pochi.
Bene. All'epoca, anche Benevento aveva una casa di tolleranza, a tutti nota quale "Casa di donna Crestina".
Era ubicata nella stradina stretta, via Sant'Antonio Abate, prolungamento di via Erik Mutarelli, che sbocca dinanzi alla vecchia sede della Caserma dei Carabinieri, oggi sede universitaria.
La tenutaria iniziale era, appunto, donna Crestina che quando decise, siamo agli inizi del secondo conflitto mondiale, di chiudere l'attività, la cedette a tale Albertina Vieri (foto), fiorentina di origine, che si trasferì nella nostra città quando rilevò la casa.
Si narra che Vieri fosse una donna di piccola statura, dai capelli biondi, con una espressione sempre malinconica.
La tristezza era dovuta al fatto che aveva visto morire a vent'anni l'unico suo figlio, affetto da mal sottile, un giovane emaciato, magro, che, al passaggio, lungo le strade di Benevento, veniva additato quale figlio della proprietaria della "Casa di donna Crestina", come se fosse stato lui colpevole della condotta della madre.
Per sopperire alle vicissitudini della malattia, Vieri comperò al ragazzo, verso gli anni '47, '48, una spider rossa, una Balilla 1100, scoperta, con la quale lo si vedeva sfrecciare per la città.
Negli ultimi anni della sua vita, Albertina Vieri usciva poco, non la si vedeva più circolare, si faceva solo accompagnare al camposanto da una carrozzella per andare a deporre, periodicamente, i fiori sulla tomba del figlio.
Mamma e ragazzo sono sepolti nel nostro cimitero. Per lungo tempo accanto all'edicola votiva del professore Fracassi e del figlio, vittime del terremoto del 1930.
In definitiva, la "Casa di donna Crestina", in città, era a tutti nota e molto frequentata.
Chi aveva voglia di visitarla, di solito, imboccava quella stradina di sera, quando era buio, nella tema di essere visto.
Il luogo, malgrado al centro della città, era, comunque, isolato e non vi erano altre abitazioni frequentate.
Con la chiusura della "Casa di donna Crestina" si concluse un'epoca in cui il peccato di provincia la faceva da padrone. Quel particolare tipo di peccato che c'è da quando esiste il mondo".

comunicato n.153655



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