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Benevento, 25-11-2022 13:31 ____
La violenza e' figlia della cultura del pregiudizio di inferiorita' della donna rispetto all'uomo, un pregiudizio che e' ancora fortemente presente
La donna ancora oggi sconta, nel rapporto con l'uomo, una dipendenza che puo' essere psicologica, affettiva ed economica che mette la vittima in una posizione ancora piu' di debolezza. Dobbiamo imparare a saper cogliere i segnali d'allarme prima che sia troppo tardi. Al Teatro Romano nella giornata contro la violenza sulle donne ne hanno parlato il procuratore Policastro ed il sostituto Colucci
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Al Teatro Romano, un po' infreddoliti da una giornata non propriamente da convegnistica all'aperto e con il fondo dei pantaloni bagnato dai mattoni "traditori" che sembrano asciutti ma non lo sono, si è tenuta la manifestazione in occasione della Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, organizzata dal Cesvo Lab, dal Ministero della Cultura e dall'Area Archeologica del Teatro Romano.
Tra le tante manifestazioni previste, tutte nella mattinata, abbiamo scelto questa come la rappresentativa di tutte.
Una premessa ci sembra d'obbligo anche perché tale considerazione appare talmente scontata da non essere riportata da nessuno dei relatori, e cioè che si parla sempre di casi e non di generalità.
L'uomo di sesso maschile, non è necessariamente violento contro le donne in atti che per lo più e per la quasi totalità, avvengono tra le mura domestiche e quindi ai danni di una moglie, di una mamma, di una figlia.
E ci mancherebbe.
Il fenomeno c'è, non è di poco conto, fa notizia e scalpore per la crudeltà con cui si manifesta e perché spesso nell'atto vengono coinvolti anche i bambini.
Bene dunque parlarne, ricordarlo, affrontarlo il tema ma partendo dal presupposto che il maschio non è scritto da nessuna parte che sia violento per antonomasia contro la femmina. Altrimenti cadiamo nell'eccesso opposto.
Fatta questa premessa, condivisibile o meno ma che ci è parsa doverosa, tornando alla cronaca
diciamo che l'introduzione e la conduzione della riflessione è stata affidata a Ferdinando Creta della direzione del Teatro Romano che ha presentato i suoi ospiti: Pasquale Orlando, in rappresentanza del Cesvob; Maria Colucci, sostituto procuratore della Repubblica, responsabile dello Spazio Ascolto ed Accoglienza vittime vulnerabili della Procura; Aldo Policastro, procuratore della Repubblica.
A fare da cornice al Tavolo della presidenza, un folto pubblico rappresentato da alunni e docenti di Istituti scolastici superiori del nostro territorio.
Pasquale Orlando ha sottolineato come l'intenzione sia stata quella di ispirarsi, nella organizzazione dell'evento, alla cultura ed alla parte migliore di sé in una società che purtroppo deve ancora difendersi da queste aggressioni di genere.
Rispetto a tale fenomeno, ha proseguito Orlando, alcuni mettono mano alla tasca e danno una elemosina, altri si arrendono, altri invece operano.
L'intento è l'auspicio, ha concluso Pasquale Orlando, è che tutti si diano una mano e facciano rete per fare in modo che le cose possano cambiare in maniera radicale.
Ferdinando Creta ha ricordato la proverbiale lungimiranza dei beneventani che nel 1957 inaugurarono questo Teatro proprio con l'espressione artistica di un tema molto simile.
Ed infatti, andò in scena "Le donne al parlamento" di Aristofane, una commedia con la quale si rappresentava l'ipotesi che l'uomo non sapesse governare e che dunque toccasse alla donne diventare protagoniste.
Il saluto istituzionale è stato portato dal prefetto Carlo Torlontano il quale ha sottolineato come una giornata di riflessione su questa tematica fosse stringente, utile e necessaria.
Occorre, infatti, l'insegnamento, la riflessione e l'educazione perché solo così si fa prevenzione ed il mancato rispetto della donna deve essere trattato anche dalla famiglia, assieme alla scuola.
Bisogna dire che nei tempi andati c'era maggiore rispetto soprattutto in senso fisico. Oggi molte cose sono favorevolmente cambiate. Le donne sono presenti ovunque ed anche nelle istituzioni ma la violenza fisica è invece aumentata.
L'appello finale del prefetto è stato dunque ai docenti ed alle famiglie affinché diano spazio alla prevenzione di questa violenza.
Più volte sollecitati da Creta ad intervenire, tra studenti e docenti, si è fatta avanti Betty, una giovane studentessa della prima classe dell'Alberghiero di Castelvenere che ha recitato un verso in tema.
Poi c'è stata una performance che potremmo chiamare "Mi chiamo Valentina e credo nell'amore" ad opera degli attori Gianvittorio Fallace ed Ilenia Galasso, una interpretazione drammatica di una vita di coppia che ha colto il plauso dei presenti.
A questo punto la parola per la relazione è passata a Maria Colucci, sostituto procuratore della Repubblica, che ha sottolineato come la presenza di tanti giovani consente di poter parlare agli uomini ed alle donne del futuro ed affidare loro il messaggio della prevenzione.
La violenza è figlia della cultura del pregiudizio di inferiorità della donna rispetto all'uomo, un pregiudizio che è ancora fortemente presente nella nostra società nonostante gli sforzi fatti negli ultimi decenni.
Il nostro intervento, ha proseguito Colucci è necessariamente tardivo, nel senso in cui noi arriviamo quando il delitto è stato compiuto.
Abbiamo ora una nuova normativa, denominata "Codice rosso" che consente un trattamento immediato della vicenda ma sempre successivamente alla denuncia di un fatto già avvenuto.
Occorre invece invertire questo trend e fare prevenzione intervenendo quindi in una fase precedente e tendendo una mano alla vittima predestinata già quando si avvertono i primi segnali della violenza.
La donna ancora oggi sconta, nel rapporto con l'uomo, una dipendenza che può essere psicologica, affettiva ed economica che mette la vittima in una posizione ancora più di debolezza.
Queste donne devono avere necessariamente più diritti ed essere aiutate di più, ha proseguito Colucci.
Dobbiamo imparare a saper cogliere i segnali d'allarme prima che sia troppo tardi.
La sfida è dunque anche mutare la nostra cultura facendoci portatori dell'eguaglianza e dell'inclusione.
Le conclusoni sono state affidate al procuratore Aldo Policastro il quale si è preliminarmente augurato che questa occasione di incontro abbia almeno sottratto i tanti giovani presenti all'uso dello smartphone, ma forse non tanto, ha detto senza una punta di scoraggiamento.
La sua prima considerazione è stata in risposta a quanto affermato da Creta e cioè che la violenza sulle donne è presente maggiormente al Nord che al Sud.
In effetti è così, ha detto Policastro, ma in quanto al Nord c'è una maggiore civiltà e quindi con la creazione di una maggiore autonomia da parte della donna c'è una ribellione al potere dell'uomo. Al Sud, invece, c'è più sottomissione.
Policastro ha quindi parlato dell'uso tra i giovani di un'app che serve per il controllo a distanza tra un ragazzo ed una ragazza. Questo è già molto preoccupante, sono segnali e la violenza poi è solo il momento finale di essi.
La radice di tutto ciò sta nel rapporto impari e di disparità tra i due sessi.
La cultura sessista è anche nelle donne che hanno introitato la sottomissione.
In realtà l'immagine stereotipata è quella della donna nuda e dell'uomo con giacca e cravatta.
Non nascondo che anche io guardo in maniera diversa mia figlio e mia figlia quando stanno per uscire di casa.
Non mi interesso all'abbigliamento del maschio ma guardo con particolare attenzione quello di mia figlia a cui magari avrei voluto dire che la gonna è troppo corta o che altro...
Fortunatamente non l'ho fatto.
Ma questo è l'inizio della cultura della differenza e quindi della violenza.
Il rapporto continua ad essere basato sul possesso e sul controllo con l'uomo dominatore e la donna sottomessa.
Diciamo però anche qualcosa di positivo, ha detto ancora Policastro, e cioè che la nostra è una legislazione avanzatissima che peraltro ha tenuto conto delle posizioni impari.
In tutto questo è fondamentale la relazione con le scuole.
Non tutto va ovviamente criminalizzato ma alcune vicende sono sistematiche e bisogna intervenire prima e prevenire gli eventi.
Sono tante anche oggi, e meno male, le iniziative in atto ma il pubblico quanto investe in questa formazione?
Si tenga conto, è andato a concludere il procuratore, che quando il potere, in questo caso quello del maschio, è messo in discussione esso, non sapendo come uscirne, reagisce con violenza.
Riflettiamo dunque quotidianamente su qual è il nostro rapporto con la diversità.
Policastro ha concluso con due note positive.
In Iran l'avvio di una richiesta di libertà è giunta dalle donne.
In Argentina è da ricordare l'attivismo di Hebe Pastor de Bonafini, deceduta cinque giorni fa, che è scesa in piazza, come ha sempre fatto per 45 anni, con in testa un pannolino bianco a ricordo del suo bambino scomparso.
Lì quel copricapo, messo per scelta, mentre in Iran sempre per scelta se ne vogliono disfare, ha rappresentato libertà e dignità.
Non dimentichiamo che le donne sono un motore importante nel percorso della libertà.
Al termine dell'intervento del procuratore Policastro, ci sono stati quelli da parte di insegnanti dell'Istituto Alberghiero di Castelvenere e dell'Istituto "Fermi" di Montesarchio.

 

 

 

 

 

 

 

 

comunicato n.153619



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