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Benevento, 14-08-2022 09:18 ____
La mia frequentazione dell'asilo fu molto breve. Rappresento' una brutta avventura apparendomi quale costrizione insopportabile
Non accettai di piegarmi a quell'inizio di disciplina scolastica. La causa di tale insofferenza era, tra l'altro, generata dalla mia condizione di figlio unico. Per questo rifiuto fui processato... ricorda Peppino De Lorenzo
Nostro servizio
  

La scorsa settimana abbiamo pubblicato l'originale del contratto di società che, nel lontano 1937, permise di stabilire le fondamenta per la costruzione del "Rummo".
Il nostro lettore, Giuseppe Parnoffi, nipote di uno dei quattro firmatari del rogito, che aveva fatto pervenire a Peppino De Lorenzo copia dello stesso, ora ha inviato una foto a quest'ultimo che, e non poteva essere diversamente, ha stimolato ricordi lontani al nostro De Lorenzo.
"E' particolarmente strano come certe sensazioni improvvise, brevi, ma così vive da bloccare per un attimo ogni altro pensiero, fuggano, poi, tanto veloci.
Sembra che spariscano del tutto, apparentemente dimenticate, si pensa che ne resti pochissimo, qualcosa di impercettibile, un punto luminoso, una sfumatura di colore, oppure rimangono, contrariamente, vive ed operanti in noi, in modo da condizionare il nostro futuro cammino.
I ricordi non possono essere il nostro unico pane quotidiano.
Quando, però, questi ultimi sono intimamente legati ad avvenimenti che abbiamo vissuto con intensità, che ci hanno rallegrato o commosso, perché seppellirli in fondo al polveroso magazzino della memoria?
Il voltarsi indietro diventa una esperienza interessante e positiva che ci aiuta a riscoprire come eravamo onde potere meglio capire come siamo.
Sarà, quindi, una nuova presa di coscienza.
Sino a qualche settimana fa, non conoscevo Giuseppe Parnoffi di Montesarchio.
Questi, dopo avere letto su "Gazzetta" la storia della costruzione degli "Ospedali Civici Riuniti", nosocomio che accorpò il S. Diodato ed il S. Gaetano, mi ha telefonato preannunciandomi l'invio della copia del contratto di società per la realizzazione dello stesso.
L'atto, all'epoca, era stato sottoscritto anche da suo nonno di cui, oggi, lui rinnova il nome.
Tra di noi, essendoci, tra l'altro, ritrovati coetanei, così come spesso si verifica in circostanze del genere, è sorta una piacevole intesa.
E' stato così che, avendo scoperto di avere frequentato, nel 1953, lo stesso asilo, gestito dalle suore presso la Colonia Elioterapica, mi ha fatto pervenire una fotografia di quel periodo nella quale, da subito, mi sono rivisto (nella foto di apertura, è riconoscibile suor Gioconda, mentre De Lorenzo è il quarto bambino della seconda fila, partendo da destra).
Una scoperta molto gradita in quanto mi mancava un ricordo del genere.
La mia frequentazione dell'asilo, infatti, fu molto breve.
Per me rappresentò una brutta avventura apparendomi quale costrizione insopportabile.
Non accettai di piegarmi a quell'inizio di disciplina scolastica.
La causa di tale insofferenza era, tra l'altro, generata dalla mia condizione di figlio unico.
Se è vero che tutti i bambini abbiano bisogno della presenza dialettica di entrambi i genitori, il figlio unico ne ha un bisogno particolare.
Quest'ultimo non ha termini di confronto con fratelli e sorelle e ben presto si abitua a sfruttare più del dovuto l'affetto dei genitori.
Crede che tutto gli sia dovuto e, quindi, è facile immaginare la serie ininterrotta di capricci che contrassegnano lo sviluppo infantile.
Dinanzi alla mia ribellione, o meglio al rifiuto di frequentare l'asilo, in famiglia si generò un vero e proprio processo, al termine del quale doveva essere assunta una decisione definitiva.
Mia madre, ebbe il ruolo di pubblico ministero, fermamente convinta che fosse inammissibile cedere, mentre la nonna, da difensore d'ufficio, sin dal primo momento, si dimostrò più accomodante.
La sentenza, favorevole per me, in ultimo, fu pronunciata da nonno Nicola Babuscio che, dall'alto della sua autorità, zittendo i presenti, sentenziò di rimandare il tutto alla prima elementare.
La foto, pervenutami imprevista ed inattesa, da parte di Giuseppe Parnoffi, ha avuto per me un significato particolare e molto incisivo in quanto non ho mai, ripeto, conservato una immagine fotografica di quel particolare momento dell'infanzia, permettendomi che tanti ricordi, d'improvviso, mi riconducessero ad un periodo meraviglioso dell'infanzia.
Nel concludere, mi rivolgo a qualche lettore che, così come è capitato a me, si possa riconoscere in quella foto e quindi di farmelo sapere.
Lo spero. Intensamente".

comunicato n.151672



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