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Benevento, 12-08-2022 16:09 ____
Per l'affermazione del neoliberismo si sono molto impegnati, con proficua collaborazione, Confindustria, grandi sindacati e partiti
Il Pd, per fedelta' e affidabilita' fin dalla sua nascita, e' una colonna portante di questo Sistema, commenta Piero Mancini
Redazione
  

Votare perché, votare per chi?
Per una destra estrema, nazionalista, reazionaria e nostalgica o una moderata e tecnocratica, camuffata da sinistra?
A chiderselo, in una sua riflessione, è Piero Mancini (foto).
"Caro direttore - scrive - con la prevista facile vittoria di Fdi, Lega e Fi il progetto neoliberista di conquista dell'Italia, iniziato negli anni Novanta, approfittando della crisi politica nata dallo sconcerto suscitato dall’inchiesta Mani Pulite, arriva a compimento con la flat-tax, l’autonomia regionale differenziata e il presidenzialismo. Riforme inique, pericolose e incostituzionali.
Un percorso inarrestabile durato trent’anni.
Storicamente, un tempo brevissimo. Favorito da molte "riforme" negative, propagandate dai media come necessarie e urgenti per salvare l'economia.
Iniziando da quelle fondamentali di Mario Draghi, nel 1993: Testo Unico Bancario e privatizzazione dei beni pubblici.
Un sistema fallimentare che ha prodotto 13 milioni di persone in gravi difficoltà economiche. Numero in forte crescita a causa dell’inflazione.
Per l’affermazione del neoliberismo si sono molto impegnati, con proficua collaborazione: Confindustria, grandi sindacati e partiti. Iniziando, con un ruolo centrale, da quello camuffato da sinistra.
Il Pd, per fedeltà e affidabilità fin dalla sua nascita, è una colonna portante del Sistema neoliberista. Garanzia di stabilità, esercitando, insieme ai grandi sindacati, di cui è unico punto di riferimento, un pervasivo e massivo controllo.
Tale da prevenire, o annullare, il conflitto sociale senza l'uso della forza che lede l'immagine, la legittimità e la credibilità politica del Sistema.
Ecco che il magnifico trio delle meraviglie: Meloni, Berlusconi e Salvini è lanciato alla conquista del potere.
Un trio inpresentabile, ognuno per validi motivi, capace di garantire diffusa instabilità, repressione e grandi polemiche.
Contrapposizioni ingovernabili e deleterie per un Sistema che ha molto imparato dagli orrori commessi con i cruenti colpi di stato degli anni Settanta in Sud America, di cui si è storicamente macchiato.
Il neolberismo per prosperare e esercitare il potere, nel migliore dei modi, ha bisogno di stabilità e pace sociale. Di partiti capaci di garantirle.
Nei prossimi mesi tutto il mondo politico e della finanza guarderà con rande attenzione gli sviluppi politici.
Nel nostro Paese negli anni Novanta è avvenuta una cesura storica poco conosciuta, sovrastata da Mani Pulite. Al confronto ben poca cosa.
Come tutto è iniziato è possibile capirlo leggendo un libro scritto nel lontano 1996, da Marco Revelli, docente universitario: Le due destre: le derive politiche del postfodismo.
In quegli anni affondano le radici dell’attuale Sistema della crisi: lo storico passaggio dal fordismo, capitalismo incentrato sulla produzione delle merci, al neoliberismo, capitalismo speculativo finanziario.
Di cui Mario Draghi è, a livello mondiale, uno dei massimi esponenti. La Sinistra non esiste più da quegli anni.
Cancellata, con truffaldina deriva opportunistica, da cinici dirigenti che per garantirsi la sopravvivenza politica repentinamente passarono dalla socialdemocrazia al servizio del neoliberismo, che già mostrava il suo tragico profilo, pur conservando il logo del partito.
Dando vita al più grande e miserabile trasformismo della nostra Storia.
Per questo esistono due grandi destre: la moderata e tecnocratica, del Pd e l’estrema, nazionalista, reazionaria e nostalgica, della Meloni.
I dirigenti del Pd non potendo presentarsi sul mercato elettorale, agli occhi di elettori non di destra, come destra sono prigionieri della loro ambiguità idenditaria: un prodotto che pubblicitariamene è difficile da spendere e veicolare.
Per questo, destinati ad una storica sonora sconfitta. Destre da avversare con fermezza, politicamente e socialmente. Perché non è vero che in politica esiste il meno peggio o il male minore.
L'attuale padella di destra del Pd non è meno peggio della prossima brace di estrema destra della Meloni.
Milioni di elettori economicamente depressi, non avendo un saldo e credibile punto di riferimento politico, diserteranno le urne.
Sarà una silenziosa enorme manifestazione politica contro il neoliberismo.
Anche per questo troverà solo un breve spazio statistico sui media.
Infine, che il Pd sia un partito di destra neoliberista, che si presenta artatamente di sinistra, lo si evince anche dal fatto che i suoi dirigenti avversano la vera Sinistra francese, guidata da Jean-Luc Mélenchon, che avversa la destra della Le Pen e il neoliberismo.
Più chiaro di così!

Ps. La candidatura di Carlo Cottarelli, autorevole economista neoliberista, nella lista del Pd, presentata da Letta con grande evidenza simbolica: "Sarà la nostra punta di diamante e nome forte al Nord", avvalora e conferma l'iniqua politica economica di destra del Pd".

comunicato n.151653



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