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Benevento, 10-10-2021 09:04 ____
Pasquale Boccardo dette vita ad un servizio di carrozzelle, trainate da cavalli di razza, per cerimonie nuziali e funebri
Gli animali erano talmente curati che in citta', per indicare l'eleganza si era e si e' ancora oggi usi ripetere "Me pare 'u cavallo 'e Buccardo". Un giorno il figlio arrivo' al mio studio con un dono del suo negozio "Arbiter", ricorda De Lorenzo
Nostro servizio
  

Proseguendo il suo viaggio, definiamolo così, lungo corso Garibaldi, questa domenica, Peppino De Lorenzo, ricordando un esercizio commerciale di abbigliamento maschile, coglie l'occasione per rievocare un noto personaggio cittadino che, con i suoi familiari, è rimasto il pioniere del trasporto in carrozzella trainata, quest'ultima, da cavalli. Pasquale Boccardo, per la precisione.
Anche questa volta, alla rievocazione storica cittadina, De Lorenzo non manca di associare una personale esperienza.
"Nella dizione popolare, qui da noi, quando si voglia esprimere un giudizio positivo sull'eleganza dell'interlocutore, si è soliti affermare: Me pare 'u cavallo 'e Buccardo.
Molti, però, non conoscono l'origine di questa singolare affermazione che, malgrado il trascorrere del tempo, è rimasta intimamente legata alla storia cittadina.
Bene. Pasquale Boccardo (foto di apertura), classe 1865, per lungo tempo, ebbe l'appalto del servizio postale di fine ed inizio secolo che gestì fino all'avvento dei più aggiornati e sofisticati mezzi di comunicazione.
Boccardo non si scoraggiò e, per vivere, dette vita ad un servizio di carrozzelle, trainate da cavalli di razza, per cerimonie nuziali e funebri.
I cavalli erano talmente curati che, in città, per indicare, appunto, l'eleganza si era e si è ancora oggi usi ripetere l'affermazione ricordata.
Il servizio curato da Pasquale Boccardo era raffinato e le vetture si distinguevano per la sobria eleganza, diversamente dalle carrozzelle comuni adibite al trasporto che in città avevano quattro postazioni.
La prima, dinanzi al Duomo (prima foto in basso), a seguire, all'inizio della via Arco Traiano per chi doveva recarsi al cimitero, davanti alla Basilica di San Bartolomeo e, per finire, nel piazzale della Stazione Centrale (seconda foto in basso) in attesa dell'arrivo dei treni e, quindi, dei viaggiatori.
Erano questi i luoghi di sosta molto particolari in cui l'igiene, di certo, non aveva il suo soverchio.
Infatti, quando i cavalli provvedevano ai loro bisogni corporali l'odore nauseabondo che l'atto sprigionava era indescrivibile.
Ricordo quando, da bambino, osservavo i rigagnoli di urina che scivolavano lungo la strada nella speranza di trovare il tombino più vicino.
Un vero e proprio spettacolo, oggi, impensabile.
Ritornando a Pasquale Boccardo, anni fa, per motivi professionali conobbi suo figlio che abitava nella sua stessa casa in via Porta Rufina.
In quel tempo era titolare di un negozio di abbigliamento maschile, denominato "Arbiter", ubicato in un vano terraneo ad angolo tra corso Garibaldi e piazza Guerrazzi.
Mantenendo la tradizione familiare, spesso si vedeva quest'ultimo a passeggio in città con eleganti carrozzelle trainate da splendidi cavalli.
Un giorno arrivò allo studio con un pacco dono che conteneva una ciampa di cavallo finemente decorata in argento (la terza foto, in basso) alla quale, con un nastrino, era legata una busta della ditta "Arbiter" (la quarta foto in basso) contenente una bella cravatta.
Quel pacco, preparato con eleganza, da subito, mi fece pensare: Me pare 'u cavallo 'e Buccardo.

 

 

comunicato n.144235



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