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Benevento, 11-06-2021 11:58 ____
Monsignor Felice Accrocca alla celebrazione del Sacro Cuore tuona contro chi su questa immane tragedia determinata dal virus si e' arricchito
Per molti questa pandemia e' stata una grande disgrazia, ha detto il vescovo, per taluni invece e' stata solo una torta da spartire e non sono stati pochi coloro che hanno bevuto il sangue di tanti poveri disgraziati
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Il cortile dell'Ospedale Sacro Cuore di Gesù "Fatebenefratelli", allestito riccamente per l'occasione, ha accolto monsignor Felice Accrocca (nella foto di apertura l'affettuoso "contatto" con l'ex superiore fra' Angelico Bellino), arcivescovo metropolita, per la celebrazione eucaristica nella ricorrenza del Sacratissimo Cuore di Gesù.
Prima della celebrazione della Messa, fra' Gianmarco Languez, superiore dell'Ospedale, ha voluto ringraziare il Signore per aver dato la forza a questa struttura sanitaria, in questi lunghi mesi di emergenza, di curare i pazienti.
Ci siamo riusciti anche con le vostre preghiere, ha detto fra' Languez, e dunque la nostra missione è proseguita ed è andata avanti.
All'Omelia, monsignor Felice Accrocca ha sottolineato come fosse drammatica, ma allo stesso tempo solenne, la raffigurazione pittorica di Dio che insegna al figlio a camminare, un Dio dell'amore che concretizza l'opera della salvezza.
Commentando poi il passo del Vangelo, l'arcivescovo ha parlato del momento in cui alle persone crocifisse, che morivano non appena la stanchezza le coglieva e non riuscendo più a sollevarsi sulle gambe di quel poco che bastava per riprendere a respirare e dunque morivano per infarto non riuscendo più a dare ossigeno al cuore, alle persone, ha detto, venivano spezzate le gambe per modo da accelerarne la fine.
Bisognava spicciarsi a morire, ha detto l'arcivescovo, perché c'erano altre cose da fare.
Nella vita, può accadere lo stesso e cioè che nel rapporto di una coppia, quando uno dei due si ammala e non riesce più ad andare avanti da solo, l'altro non lo degni nemmeno di uno sguardo.
Ma questo avviene anche nel nostro mondo ecclesiale o ecclesiastico. Quante volte, magari anche incosapevolmente, passiamo su tutti come fossimo un carro armato.
E dunque quante volte manca l'amore di quel Padre che ti prende per mano...
Volgiamo dunque lo sguardo a Gesù ed a quel cuore da cui è nata la sua Chiesa, da quel cuore da cui sgorga sangue ed acqua. Della nostra vita facciamo un dono d'amore.
Qui in questo luogo c'è chi lavora con le persone sofferenti, ha proseguito monsignor Accrocca, ed ha l'opportunità di dimostrare il volto misericordioso di Dio che ci ama e che per noi ha dato la vita.
Il vescovo ha quindi chiuso con una battuta: Mi fermo qui perché tra poco il sole gira e non voglio io approfittare del mio posto nell'angolo mentre voi sarete raggiunti dai suoi raggi che oggi sono particolarmente caldi.
Poco prima della fine della Messa, ha preso la parola il sindaco Mastella che ha sottolineato come la cura non prescinde dalla parola. Occorre concretezza e mitezza nei gesti.
Da qui il ringrazimento alla vostra famiglia di sanitari e religiosi. Ci avete chiamati nei tempi bui e ci avete detto: Cosa possiamo fare per la comunità?
La città per questa disponibilità vi ringrazia ed anche per tutta l'opera che avete svolto in questi anni dando anche elementi di speranza.
Poi Mastella ha parlato di questo fenomeno dei sessantenni che rifuggono dalla vaccinazione quasi un po' con atteggiamento da sessantottini. Aiutateci anche voi a recuperarli.
In tutto il Sannio il 60% della popolazione oramai è vaccinata almeno con la prima dose ma bisogna continuare a fare attenzione e dunque vi chiediamo ancora di darci una mano.
A questo punto, ha preso la parola il prefetto Carlo Torlontano per un breve intervento associandosi ai ringraziamenti alla famiglia ospedaliera del "Fatebenefratelli" e chiedendo altresì un uteriore aiuto per proseguire nelle vaccinazioni.
Fra' Gerardo D'Auria, superiore della Provincia Romana "Fatebenefratelli", ha voluto anch'egli ringraziare ma le autorità che hanno collaborato con l'Ospedale in questa grande esperienza.
Il vostro cuore, ha detto, è stata l'impronta che ha lasciato il segno.
E' stato comunque sul finire della Messa, poco prima della benedizione, che c'è stato l'intervento più forte e lo ha fatto monsignor Felice Accrocca il quale ha tuonato contro chi su questa immane tragedia si è arricchito.
Per molti questa pandemia è stata una grande disgrazia, ha detto il vescovo, per pochi invece è stata solo una torta da spartire.
Non sono stati pochi coloro che hanno bevuto il sangue di tanti poveri disgraziati.
L'auspicio è che il cammino della Storia prenda il verso giusto.
Al termine della Messa, c'è stata l'esecuzione di brani musicali da parte del maestro violinista Tony Stefanelli.
L'animazione liturgica è stata invece affidata al Coro dell'Ospedale.

 

 

 

 

 

 

 

 

comunicato n.141425



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