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Benevento, 25-08-2019 09:42 ____
Peppino De Lorenzo, in un incontro fortemente emozionale, rivede Antonio Pietrantonio, l'indimenticato sindaco della citta'
Insieme hanno ricordato gli ultimi giorni di don Emilio Matarazzo. Parte la raccolta di fondi per completare la struttura che al Centro "La Pace" accogliera' il corpo del sacerdote che sara' traslato dal Cimitero di Foglianise dove riposa
Nostro servizio
  

Peppino De Lorenzo, nel corso dell'odierno incontro domenicale con i lettori, si sofferma a parlare di una telefonata avuta, qualche giorno prima del ferragosto, nel momento in cui si allontanava da Benevento per un breve periodo di ferie, da Antonio Pietrantonio (nella foto di cinque anni fa è a sinistra), sindaco della città per oltre un decennio e, con precisione, dal 26 febbraio 1982 al 28 novembre 1992.
Lasciamo allo stesso De Lorenzo la descrizione di quanto si è, poi, verificato.
Questo che segue, lo scritto, con l'esposizione dell'incontro che ha fatto seguito alla conversazione telefonica.
"I miei rapporti con Antonio Pietrantonio, nel corso del tempo, sono stati oltremodo fugaci.
Tra l'altro, nel periodo in cui lui era impegnato nelle istituzioni, ricoprendo, come si sa, il ruolo di sindaco della città, per oltre dieci anni, io non mi interessavo di politica, né prevedevo che, a breve, vi avessi fatto parte.
Conservo solo, ancora oggi, gelosamente, la registrazione di un incontro televisivo che, molti anni fa, avemmo io, lui ed il smpre caro Annio Majatico, all'emittente televisiva "Teleluna", di cui ero direttore responsabile.
In un afoso pomeriggio di questa torrida estate, è squillato il mio cellulare.
Dall'altro capo del telefono, una voce pacata: "Dottore, sono Antonio Pietrantonio. Sono tanto desideroso di poterle parlare, a viva voce.
Le mie attuali condizioni organiche mi impediscono, però, i movimenti. Come si può fare?"
Ed io, senza esitare: "Sindaco, domani mattina, alle 10.00, sarò da lei. Provveda, però, a farmi trovare un buon caffè".
In questo modo, con la mia abituale puntualità, in anticipo, alle 9.45, ho suonato il campanello di casa Pietrantonio.
In tutta sincerità, devo ammetterlo, non immaginavo di vivere, mi si creda, un incontro meraviglioso.
Antonio Pietrantonio, malgrado colpito nella deambulazione, a stento condotta con l'ausilio di bastoni, non ha perso, rivedendolo, dopo tanti anni, lo spirito vitale, l'intelligenza lucida, la mente vivissima.
Abbracciandoci e convenendo, reciprocamente, di darci il tu, per rendere, in questo modo, più agevole il colloquio, prima di iniziarlo, mentre, da parte mia, cercavo di comprendere il motivo dell'invito, ha voluto mostrarmi, da subito, la fotocopia, gelosamente custodita, del ricordo da me scritto, ben 41 anni fa, nell'ottobre 1978, su "Messaggio d'Oggi", in morte di don Emilio Matarazzo.
Sono rimasto, non lo nego, sorpreso e, di qui, Antonio Pietrantonio ha iniziato il suo discorrere, mentre io gli davo ascolto, con piacere immenso.
"Vedi, mi ha detto, come tu hai scritto nell'articolo che ti sto mostrando, che io ho conservato, argomento che, poi, hai ripreso nel tuo libro, pubblicato l'anno scorso, "Quarant'anni tra le sbarre", sei il giovane medico di allora che accolse l'ultimo anelito di vita di don Emilio Matarazzo.
L'unica cosa che hai dimenticato è il fatto che fui proprio io, all'epoca ero consigliere comunale e non ancora sindaco, ad accompagnarlo in ospedale, ove trovammo te, assistente di neuropsichiatria di turno, che non lo lasciasti un solo momento, in quei lunghi ed interminabili tre giorni.
Tutto questo io non l'ho dimenticato".
Dopo aver analizzato appieno il comportamento assunto dall'allora arcivescovo, Raffaele Calabria, Pietrantonio ha proseguito dicendo che la figura di Matarazzo non può cadere nell'oblio.  
Per questo, ad ottobre, è prevista la traslazione dei suoi resti mortali, dal Cimitero di Foglianise, suo paese natale, ove oggi riposano, al Centro di Spiritualità "La Pace", da lui voluto. Qui è in fase ultima di costruzione la "Grotta di Cristo".
La spesa si aggira intorno ai novantamila euro ed una parte già è stata raccolta da quanti, spontaneamente, hanno voluto partecipare. E' necessario altro e, per questo, Pietrantonio intende lanciare un appello alla città.
Invito che, da parte mia, ho accettato di buon grado.
In calce sono indicate le modalità, al fine che i beneventani che lo desiderino possano, nei limiti, è ovvio, delle singole possibilità, partecipare.
Nel contempo, Antonio Pietrantonio si è impegnato a farmi avere copia del testamento spirituale che don Emilio Matarazzo gli consegnò pochi mesi prima della morte. Lo pubblicheremo, a breve.
L'incontro con l'ex sindaco è, poi, proseguito. E' stato piacevole ascoltarlo.
"Devi sapere, lui mi ha detto, che io ho frequentato il Liceo Scientifico "Rummo". Sono stato allievo di tuo padre, Giovanni De Lorenzo.
Di lui ho un ricordo meraviglioso. Per me è stato, principalmente, maestro di vita.
Le condizioni economiche della mia famiglia erano molto disagiate.
Mio padre, Modestino, si spense giovanissimo e la povera mamma rimase vedova, con otto figli da portare avanti.
Quando, con tuo padre, ho conseguito la maturità scientifica, non avevo la somma necessaria per iscrivermi all'Università.
Fu proprio don Emilio Matarazzo a dirmi: "I soldi per l'iscrizione sono qui."
Il mio sapere lo devo a tuo padre, mentre il raggiungimento della laurea a don Emilio.
Pietrantonio, poi, non ha mancato di fare un cenno anche alla sua decennale esperienza di sindaco.
"Erano tempi diversi, ha precisato ed anche se con errori, lo ammetto, i consiglieri di allora erano espressione delle pù fulgide personalità cittadine, nei vari settori di azione. Ricordo Rosario Zeppa, Angelo Raffaele Crafa, Cesare Vesce,  Antonio Rivellini, Pasquale Sorgente, Guido Del Basso De Caro e, poi, il figlio Umberto, Alberto Cangiano, Nicola Majatico e, poi, il figlio Annio, e tanti altri.
Oggi tutto è diverso. Del resto, sono cambiati i tempi. Si è avuto un naturale adattamento, per forza di cose".
Mentre Antonio Pietrantonio, con estrema serenità, spaziava in questi discorsi, i miei occhi si illuminavano.
Necessario, per fermare l'emozione, l'arrivo della badante che, quotidianamente, lo assiste. Aveva preparato il caffè.
Ci siamo lasciati con il comune intento di raggiungere lo scopo.
Quello di permettere il riposo eterno delle spoglie mortali di don Emilio presso il centro da lui voluto, anche se la Chiesa gli fu ostile".

Per contribuire all'impegno di spesa, il bonifico bancario va intestato a:
"Associazione Amici di don Emilio Matarazzo - Benevento"
Iban IT92Z0329601601000067203483
Banca Fideuram
Causale: Offerta per intervento di ripristino funzionale della Grotta del Getsemai al Centro La Pace di Benevento.

comunicato n.124825



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