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Benevento, 18-08-2019 09:02 ____
Parole dolcissime pronunciate da una nuora verso la suocera. Una esperienza insolita questo legame che e' invece descritto sempre conflittuale
Nelle frasi di Enrica Parente per Iole Orlotti Gianuario ho rivisto lo stesso affetto che mi unisce a mia nuora Fiorella che ho sempre considerato la figlia che non ho mai avuto, racconta Peppino De Lorenzo
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Peppino De Lorenzo, questa settimana, prende lo spunto da un articolo apparso su "Gazzetta" per soffermarsi, volutamente, sulla insostituibile funzione della famiglia.
E' lui stesso, nello scritto che segue, ad evidenziare a cosa fa riferimento.
"Alcune settimane fa - scrive De Lorenzo - abbiamo appreso la notizia della scomparsa della dottoressa Iole Orlotti Gianuario (nella foto, con lo sfondo di Vibonati, vicino Sapri, suo paese natale), spentasi quasi centenaria.
Non ho conosciuto l'estinta, ma, con il suo unico figlio, Luigi, anestesista presso il "Rummo", ho sempre avuto, nel corso di tanti anni, un rapporto improntato ad affetto e comune condivisione dei principi inviolabili, a difesa della quotidiana sofferenza umana.
Nelle stesse ore della scomparsa della dottoressa Iole, la notizia, a tumulazione avvenuta, della dipartita di Umberto Di Fede, figura indimenticabile di chirurgo, sempre presso il "Rummo".
Quest'ultimo è andato via in silenzio, quasi in punta di piedi.
La mia attenzione, d'un tratto, con l'animo intriso di tristezza, considerando che, con molti medici, ho trascorso la vita intera, intessendo fraterni rapporti, si è soffermata su di un ricordo, pubblicato su "Gazzetta", che la nuora della dottoressa Orlotti, Enrica Parente, anche quest'ultima medico presso il nostro ospedale, ha scritto in memoria della suocera.
Parole dolcissime "...la bionda signora dagli occhi di cielo...", che hanno aperto, sono convinto non solo in me, il cuore alla speranza.
E', infatti, davvero esperienza insolita, nel mondo in cui si vive, che possa ancora esserci un legame sì profondo tra nuora e suocera, legame, quest'ultimo, visto sempre in conflittualità, da che mondo è mondo.
Enrica, senza volerlo, nello scorrere le sue frasi semplici, ma sentite del suo scritto, mi ha offerto un raggio di sole, invitandomi a fermarmi e perdermi nel mare sconfinato dell'unione che solo la famiglia può offrire.
Nelle sue parole ho rivisto lo stesso affetto che mi unisce a mia nuora, Fiorella, che ho sempre considerato la figlia che non ho mai avuto.
L'amicizia ed il rispetto tra nuora e suocera rimane un traguardo bellissimo e realmente esaltante, anche se rarissimo, ma con la doverosa precisazione che i ruoli e le responsabilità restino, in ogni caso, più che mai netti, distinti, operanti.
Ecco, basta poco, veramente poco, al fine che l'uomo eviti assilli ed ostacoli, molte volte costruiti su futili e sterili incomprensioni.
Del resto, in un mondo come quello in cui viviamo, la felicità è irrealizzabile.
Dallo scritto di Enrica c'è la prova che essere felici non conti niente. Conta vivere la vita per i suoi valori reali.
La famiglia rimane il solo punto fermo della nostra esistenza.
Ogni altra cosa, ivi compresa la gloria, è caduca. Nella casa del padre e della madre entra solo il mondo che conta realmente.
Ecco perché quando si portano impresse nel grande libro dell'anima le parole che un buon genitore vi ha scritto, quella persona continuerà a vivere, giorno dopo giorno, in noi. 
Non si esagera, di certo, nell'ammettere che l'origine dell'increscioso ed intollerabile stato attuale di vita sia stata proprio la distruzione della famiglia tradizionale.
Da più parti, si sostiene che la famiglia non esista più. Nessuna meraviglia. Si tratta, nello specifico, del destino crudele che è comune a tutte le società industrializzate.
Enrica ha scritto: "...lei fu il primo funzionario donna dell'Ufficio Provinciale del Lavoro della nostra città... sempre schiva e modesta..."
Ciò dimostra la necessità che la donna si istruisca e lavori, anzi è indispensabile che, oggi, lo faccia, a condizione, però, che l'indipendenza economica non agisca in modo da allontanarla da quella che è la missione per cui  è stata generata.
Rimanga sempre la gioia e la luce della casa, la fiaccola d'amore che riscalda e conforta e continui a svolgere il suo ruolo, con umiltà e semplicità. Il fascino di una giovinetta dura solo una primavera, mentre il fascino di una donna permane per la vita intera.
La donna che, nel periodo giovanile, quindi, si sia trastullata nel compiacersi delle doti fisiche, si ritroverà, nella fase di sfioritura, misera e sprovveduta, sopravvivendole il pietoso conforto di un'amara rievocazione di struggenti ricordanze.
Ecco, lo scritto di Enrica Parente mi ha indotto, in una torrida serata estiva, a queste riflessioni, riportandomi, senza volerlo, a tutto il bene che ci siamo voluti tra le mura del "Rummo", ospedale, oggi, tanto contestato.
Di questo legame, che ha unito noi tutti, possiamo essere fieri.
Legame fondato sui valori che i nostri genitori, i meravigliosi genitori che il destino  ha dato noi, ci hanno insegnato a credere, fratellanza che andrà oltre la vita.
Quindi, l'unica speranza di salvezza rimane in noi, nei nostri affetti, nell'amore vero, nella nostra dirittura morale. Su niente altro, purtroppo, nella vita, possiamo contare".

comunicato n.124705



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