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Benevento, 14-07-2019 09:03 ____
Ecco la lettera con la quale Peppino De Lorenzo ha inoltrato al Consiglio Superiore della Magistratura il racconto della sua vicenda
L'intero fascicolo contenente la documentazione che mi riguardava e' d'un tratto sparito nel nulla e non piu' ritrovato
Nostro servizio
  

Questa settimana pubblichiamo la lettera che, solo qualche giorno fa, Peppino De Lorenzo (nella foto d'epoca è con Antonio Di Pietro) ha inoltrato al Consiglio Superiore della Magistratura, dopo quanto si è verificato.
Il contenuto della stessa invita ad una riflessione attenta sul momento difficile che, attualmente, si attraversa, dalla quale, in ultimo, si evidenzia che il cittadino sia smarrito e, ciò che più spaventa, indifeso.
Leggiamo quanto De Lorenzo ha scritto.
"Si vorrà perdonare il mio ardire per il disturbo che arreco, segnatamente, nel particolare periodo che il Consiglio Superiore della Magistratura sta attraversando.
Alcuni mesi fa, ho avuto modo di presentare un dettagliato esposto, in seguito a quanto subito, qui a Benevento, da parte di una giovane magistrato, di prima nomina, dopo che l'intero fascicolo contenente la documentazione che mi riguardava era, d'un tratto, sparito nel nulla e non più ritrovato.
Il silenzio, in questi mesi, dinanzi ad un episodio sì grave, in ultimo, ha fatto da padrone a tutti i livelli, e, mi si perdoni la sincerità, nel caos di questi giorni, in cui la stampa nazionale, scritta e parlata, ha dato ampie notizie, la mia segnalazione sarà finita su qualche scrivania per, poi, in ultimo, concludendo il suo tortuoso percorso, cadere nel dimenticatoio, dopo che il fascicolo avrà conosciuto l'impolverimento causato dal tempo.
Voglio almeno sperare che la mia ultima personale vicenda possa essere di esempio per tutti gli individui che hanno pagato e sono stati sopraffatti, a quegli uomini liberi cui è mancata la difesa, a quei professionisti onesti che, per non soccombere ancora di più, hanno preferito tacere.
Non so, in tutta sincerità, mi sia concesso, quanto i cittadini, qui a Benevento, dopo la conferenza stampa da me tenuta, abbiano realmente compreso della vicenda, considerando il modo in cui, tranne qualche coraggioso operatore dell'informazione, la vicenda stessa è stata descritta.
Ma tant'è!
Vero è che se qualcuno voglia tentare di cambiare determinati andazzi in questo Paese, venga guardato con sospetto, ma appare disgustoso che nessuno intervenga, politici compresi, quando il fango, come nel mio caso, mi sia stato buttato addosso in gran copia.
La giustizia non può continuare ad essere un terno a lotto anche se, non si può affatto negare, che, malgrado lo spettacolo cui si assiste, vi siano, comunque, tantissimi magistrati che lavorano con professionalità, coraggio e dedizione.
In Italia, la meritrocazia funziona all'inverso. Il nostro è ormai un Paese dove i meriti e l'impegno non conducono mai a risultati concreti.
Tutto funziona al contrario.
Se è vero ed alcuno può disconoscerlo, che i giudici con la schiena ritta, sfatando anche il credo popolare, ci sono e qualcuno ha pagato con la vita l'esserlo; se è vero che tanti magistrati, giornalisti, uomini di cultura che sono stati fatti fuori non sono da ritenersi vittime della mafia, ma della storia malata di un Paese immaturo che ha lasciato morire nella solitudine alcuni dei suoi figli migliori, rischiando di far morire, insieme a loro, anche la parte pulita di sé; è anche vero, mi sia permesso, considerare che i giudici si difendono spesso vicendevolmente, rimanendo al loro posto, senza che non venga assunto uno straccio di provvedimento.
Ed il mio caso odierno ne è un esempio oltremodo eloquente.
I magistrati sono gli unici a non avere datori di lavoro. Il problema è proprio questo.
Loro non devono dare conto ad alcuno, ma il loro datore di lavoro rimane sempre il Popolo italiano, nel cui nome dovrebbero amministrare la giustizia. In qualsiasi parte del mondo, se si commette un errore grave, si è licenziati.
Nella magistratura, purtroppo, no.
Falcone e Borsellino avevano ben compreso il quadro, per questo, furono ammazzati.
Oggi, a me rimane la profonda amarezza che la giustizia, nella quale ho sempre creduto e difeso in tutti i miei interventi pubblici, anche nel periodo in cui ho fatto parte delle istituzioni, non mi abbia, ad oggi, dato ascolto.
Il tutto mentre il Paese ormai sprofonda nella corruzione, clientele, prebende, favori , truffe.
I partiti nominano gli accoliti in ogni poltrona possibile, dai dirigenti nella sanità, municipalizzate e giù di lì.
Qui, a Benevento, la sanità è allo sbando ed il povero cittadino, qualora ne abbia necessità, non sa a chi rivolgersi.
La grave situazione è di pubblico dominio, ma i dirigenti, nominati dalla politica, continuano a restare imperterriti alloro posto.
Ormai, in questo modo, sono state minate le basi della Repubblica Italiana, calpestando la Costituzione.
Il fatto che, in questi mesi, io mi sia trovato innanzi un muro, che si differenzia da quello di Berlino per il solo fatto che non fosse visibile, non fa sminuire la mia gratitudine verso alcuni magistrati dai quali, nel corso di mie rivendicazioni, ho ricevuto testimonianze di cortesia e di rispetto.
Fu così che, dieci anni or sono, trovai la difesa nei miei diritti nell'opera meritoria dell'allora procuratore della Repubblica di Napoli, Giovandomenico Lepore, nel suo sostituto, Francesco Curcio, nonché nell'azione incisiva dei Carabinieri di Caserta.
I miei accusatori, scoperti con le intercettazioni, furono obbligati a lasciare, seduta stante, i vari incarichi e mandati, giustamente, al soggiorno fuori sede.
Anche, allora, non trovai alcuna difesa dalla magistratura locale. Il solito assordante silenzio, cui siamo usi.
Mio padre mi ha insegnato ad essere onesto e rispettoso delle leggi. Ho seguito il suo insegnamento, senza mai pentirmene.
Tuttavia, ci sono eventi della vita che, in ultimo, inducono al cinismo e, quindi, si smarrisce il limite tra il bene ed il male. Si avverte la certezza che possa accadere di tutto.
Dentro, comunque, rimane la consapevolezza che il confine esista, continui ad esistere, per non indurci al male.
Gli anni concedono il lusso di diventare diversi da come si è stati sempre.
Invecchiare significa imparare a scegliere, considerando che la sola certezza, che in questo momento, si ha è che la confusione regni sovrana.
Spero di essere scusato per lo sfogo. Unica arma che rimane.
Poi, pur se, in questo momento, vi siano problemi più severi, nei limiti del possibile, chi è deputato, presso il Consiglio Superiore della Magistratura, ad interessarsi della problematica che mi ha interessato, dia uno sguardo a quel mio esposto, prima che il fascicolo conosca l'usura del tempo.
La mia è la richiesta di un professionista dalle mani pulite, un modestissimo professionista di una piccola provincia che ha cercato, per una vita intera, di lottare e credere in un Paese migliore".

comunicato n.123929



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