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Benevento, 05-07-2019 14:58 ____
Nella zona di piazza Santa Maria operano cinque medici di famiglia con 7-8mila assistiti. Quelle giostre sono state un dramma per tutti...
Difficile persino far attraversare ad una figlia il blocco del traffico per portare al papa' morente una bombola d'ossigeno. Il funerale si e' dovuto svolgere alle 14.30, sotto un sole che bruciava. Il prossimo anno si faccia diversamente...
Giuseppe De Lorenzo
  

Ora che i festeggiamenti in onore della Madonna delle Grazie si sono conclusi, mi sia concessa una serena riflessione.
Ritengo doveroso precisare che non intendo affatto unirmi al coro dei contestatori abitudinari.
Dall'età di quattro anni, ho sempre abitato in piazza Santa Maria.
Nel palazzo di famiglia conservo, gelosamente, tutti i ricordi di una vita.
Lì ho conosciuto le prime esperienze dell'esistenza, lì ho studiato, lì ho preparato gli esami universitari, lì ho avuto e tengo lo studio con mia moglie, con il ricordo di tanti pazienti che vi sono passati in quarant'anni di attività, e, prima di me, tanti giovani, oggi professionisti, che venivano da mio padre per preparare gli esami all'Università.
Quindi, la festa della Madonna delle Grazie è, intimamente, legata alla mia vita.
Le foto allegate, da me, all'epoca scattate, con una vecchia Kodak, risalgono alla festa del 2 luglio 1959.
I tempi, però, allora, erano diversi e non c'era il traffico caotico di oggi.
E' vero, ed alcuno può negarlo, che quest'anno siano state apportate delle modifiche, anche, ad esempio per una più corretta localizzazione delle bancarelle.
Tutto ciò, però, mi sia concesso, che, per quanti, come me, operano nella zona, siano stati, comunque, giorni d'inferno.
Complice, tra l'altro, il caldo oltre i limiti stagionali.
Una rissa violenta, senza esclusione di colpi, un grosso ramo di un albero che stava cadendo sulle bancarelle sottostanti e tante giostre che, ancora una volta, hanno invaso la piazza.
In quel perimetro, operano cinque medici di famiglia e, quindi, difficoltà indescrivibili per i pazienti, alcuni non del tutto autosufficienti, per raggiungere gli ambulatori.
Un numero di sette, ottomila assistiti. Tutto ciò è assurdo, in un periodo di ventilato progresso.
Le giostre, che costituiscono il blocco più insormontabile, ci si augura che, dal prossimo anno, una volta per sempre, siano, giustamente, dislocate altrove.
Un episodio, più di tutti, è apparso emblematico e rappresenta il modo superficiale di amministrare. F.T., abitante in un edificio accanto al santuario, in stato di coma, il pomeriggio di domenica 30, aveva bisogno di ossigeno.
Mentre lui lottava con la morte, la figlia, tra l'altro, al settimo mese di gravidanza, ha dovuto spiegare a lungo ai vigili, che, giustamente facevano il proprio dovere, la necessità di passare con l'auto e raggiungere la farmacia di turno.
Il poveretto si è spento il 2 luglio ed anche gli addetti dell'agenzia funebre hanno trovato difficoltà a portare la bara presso il domicilio del morto.
Il 3 luglio si è stati costretti a celebrare il funerale alle 14.30, sotto un sole che bruciava.
Per accompagnare mia moglie, medico del defunto, per l'ultimo saluto a lui, sono sceso con lei dall'ambulatorio.
Giunto nella piazza, tra le giostre roventi, per il caldo, mi sono sentito male e non ho potuto proseguire.
A stento sono risalito allo studio.
Mi fermo qui.
Ogni ulteriore commento appare superfluo. Una sola domanda, però, mi sia concessa. "Quale giudizio, mi chiedo, avrebbero espresso i nostri amministratori se al posto di F.T. ci fosse stato un loro familiare?"
Per questo, è opportuno riflettere. Non poco.
Il prossimo anno non si paralizzi il centro storico ed almeno le giostre, siano dislocate altrove.

 

comunicato n.123715



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