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Benevento, 09-06-2019 21:34 ____
Il Rione Liberta' in processione per la festivita' del Corpus Domini che una volta era celebrata con una manifestazione civile che oggi non c'e' piu'
Il nostro quartiere, ci ha detto il parroco don Nicola De Blasio, si sta spopolando. I giovani vanno via. Quattro ragazze laureate ci hanno lasciati per andare a lavorare lontano. Erano anche catechiste e volontarie Caritas...
Nostro servizio
  

Il Rione Libertà ha celebrato in serata la ricorrenza del Corpus Domini, una festività che, una volta, veniva vissuta con grande partecipazione essendo peraltro esclusiva di questa parte della città.
Ed infatti, ci ha detto il parroco don Nicola De Blasio, essa è ancora rimasta in parrocchia quale celebrazione, in quanto prima della seconda guerra mondiale la processione usciva dalla chiesa di San Modesto che era posta al di sotto del Duomo.
Questo privilegio, all'abbazia di San Modesto, è rimasto e quando questa chiesa venne trasferita al Rione Libertà, negli anni Cinquanta, la celebrazione del Corpus Domini avveniva solo qui, da noi.
Poi dopo il Concilio Vaticano II, con la riforma liturgica, nacque anche l'obbligo della celebrazione al Duomo di questa festività.
Qui però è rimasta la tradizione che non abbiamo eliminato.
In altri tempi c'era addirittura anche una grande festa civile che oggi non c'è più anche per via della grave crisi economica che ci ha colpiti.
Venendo ai nostri giorni, diciamo che l'Ostia consacrata, ci ha ancora detto don Nicola De Blasio, rappresenta due tipi di unità.
Quella della Chiesa, che è il corpo mistico del popolo che segue il corpo incarnato, che è nella Santissima Eucarestia.
Oggi poi che è il giorno dell'unità dello Spirito Santo che unisce il linguaggio, dopo che Dio aveva diviso gli uomini mischiando le lingue, che è quello dell'amore e della testimonianza: Amatevi come io vi ho amato.
Come comunità noi vogliamo ribadire proprio questo discorso: Camminare per le strade dell'uomo insieme con Cristo per dire a tutti che c'è una speranza e che se non si mette amore in una società non si diventerà mai comunità.
Se una unione naturale, quella tra maschio e femmina, non è supportata dalla forza della Fede non diventerà mai famiglia.
E dunque se vogliamo rinnovare questo mondo e questa società dobbiamo immettere amore è quello che Cristo ci ha lasciato come comandamento.
Vuole essere, dunque, anche un'azione politica forte dove per politica bisogna intendere stare vicini agli ultimi dicendo loro che c'è una speranza e se riusciremo a mettere insieme quel poco che abbiamo, non ci saranno più poveri, non ci saranno più esclusi.
A don Nicola abbiamo, infine, chiesto se nel suo rione, anno dopo anno, abbia notato un barlume di miglioramento nella condizione di vita dei suoi abitanti o se, viceversa, tutto è immutato nel livellamento al ribasso.
Sarà la storia a deciderlo, ci ha risposto il parroco, ma io in questi miei 26 anni di servizio, noto che c'è solo un grande spopolamento.
I giovani stanno andando via progressivamente perché non c'è lavoro.
Se vogliamo ridare dignità e recuperare i nostri quartieri, bisogna dare lavoro perché dove questo non c'è compare la disperazione e dove c'è la disperazione ciascuno è portato anche a delinquere pur di mettere un piatto a tavola per i figli.
Bisogna, allora, recuperare la dimensione del lavoro. E' questa l'unica cosa che può rendere l'uomo degno di poter vivere.
Intanto anche quest'anno io perdo altri quattro giovani, quattro ragazze laureate.
Due andranno a Torino, una a Milano ed un'altra a Roma perché lì hanno trovato il posto di lavoro.
Erano catechiste della mia parrocchia; facevano volontariato alla Caritas.
Questo depaupererà sempre più le nostre comunità e le renderà sempre più anziane.
Noi resteremo qui e vedremo le persone che non avranno più le forze per sopportare tutto e non andremo più avanti.

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

 

 

 

 

 

 

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