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Benevento, 18-05-2019 18:17 ____
Sul cognome Mussolini si accende la polemica tra il candidato di Fratelli d'Italia, Caio ed il portavoce provinciale Federico Paolucci
Il referente locale del partito di Giorgia Meloni ha voluto tenere bassa la polemica su quel nome ma l'ospite ne ha rivendicato orgogliosamente l'origine suscitando l'applauso dalla platea
Nostro servizio
  

Caio Mussolini, accompagnato nel suo tour sannita da Ida Santanelli, dopo aver visitato il Tammaro ed il Fortore, è stato a Benevento, al Teatro di Palazzo Paolo V, per un incontro con la Stampa e con i suoi simpatizzanti di Fratelli d'Italia ed elettori.
Ad aprire i lavori, è stato il portavoce provinciale del partito di Giorgia Meloni, Federico Paolucci, che ha subito puntato sulla vicenda del cognome di Caio Mussolini che non poche polemiche, ovviamente senza alcun costrutto perché il cognome e la famiglia non si sceglie né si può negare ad una persona che si chiami Mussolini di esercitare l'elettorato passivo tutelato dalla Costituzione, non poche polemiche ha scatenato dagli ambienti di sinistra, Paolucci questa polemica ha pensato di evitarla, chiamandolo semplicemente Caio il suo ospite ed omettendo quindi il suo cognome.
Questo ha portato subito a qualche mugugno in sala ma più esplicito nel dissenso sarà lo stesso Mussolino che ha preso la parola subito dopo.
Paolucci ha detto: Lo chiamerò solo Caio perché non ci interessa la polemica sul cognome.
Il dialogo e la tolleranza fanno parte della nostra storia.
Peraltro Benevento è una città che dalla Destra e da questa storia politica ha tratto cinque sindaci e penso poi che Caio voglia essere riconosciuto per le sue qualità personali, più che per il suo cognome.
Peraltro tutto il baillame generato sul cognome Mussolini, ha proseguito Paolucci, è molto strano in quanto nell'era moderna abbiamo già avuto in lista questo cognome (Alessandra Mussolini ndr) che è stato votato anche quando c'era il candidato in Forza Italia.
Il nostro riferimento è dunque ai valori della Patria e su questo non si torna indietro.
Caio viene da un giro che lo ha portato quest'oggi anche nel Fortore ed ha verificato che i Sud sono diversi ed il nostro è diverso, ha detto Paolucci.
Per evidenziarlo si è mossa anche l'Arcidiocesi con i suoi vescovi, che ha sottolineato come questa sia una ferita che va rimarginata.
Abbiamo bisogno di avere più Sannio nel Sud, più Sud in Italia e più Italia in Europa, ha concluso Paolucci.
Ida Santanelli, ha parlato del viaggio di Mussolini nel Sannio dove ha toccato Castelpagano e San Bartolomeo in Galdo.
E' la seconda volta che è stato nella nostra terra ed ancora una volta abbiamo registrato una bella accoglienza.
Ha avuto modo di verificare anche la drammaticità delle nostre infrastrutture viarie.
La Stampa, anche internazionale, ha proseguito Santanelli, continua solo a rimarcare il cognome di Caio Mussolini, considerandolo peraltro politicamente scorretto, nella loro logica.
Egli invece ha un approccio con la politica che è di rottura con i vecchi schemi.
La verità è che si vuole coprire il valore di questo candidato di Fratelli d'Italia contestandolo sul suo cognome.
Nessuno si preoccupa, invece, di sapere che egli ha due lauree, parla tre lingue ed è uno dei migliori candidati in assoluto che coniughi tradizione e modernità.
Caio Mussolini, a questo punto, nel prendere la parola ha subito voluto stigmatizzare, così ha affermato, le cose dette da Paolucci e che a lui non sono piaciute (nel frattempo Paolucci si era allontanato dal tavolo per una telefonata ndr), a cominciare dalla messa in angolo del suo cognome.
Io mi chiamo Caio Mussolini, ha detto con voce alta, e sono orgoglioso di esserlo e qui c'è stato l'applauso dalla sala.
Porto un cognome che ha fatto la storia delI'Italia.
Ho servito la mia patria con amore e dedizione e l'ho fatto in Marina, sui sommergibili.
Io porto la Patria nel cuore.
Noi, a differenza di altri che una volta con la nostra bandiera dicevano di volersi pulire il culo, porto il Tricolore dentro di me.
Quindi, ha sottolineato come le forze dell'ordine debbano avere gl strumenti migliori per tutelarci ed i militari non debbono essere impiegati per tappare le buche di Roma o per togliere l'immondizia dalle strade ma più semplicemente essi debbono fare i militari.
Anche a seguito della lunga esperienza maturata all'estero, ha proseguito Mussolini, ho poi aderito al programma di Giorgia Meloni ed ai quindici punti che lo compongono e che io considero prioritari.
La condivido, Giorgia Meloni, anche come leader, che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno ed anche quando afferma che vuole più Italia in Europa.
Ho girato il Sud in lungo ed in largo, ha proseguito Mussolini, ed ho potuto notare tutti i problemi che lo attanagliano a cominciare dalle strade, alcune delle quali sono ancora quelle tracciate negli anni Trenta.
Che la questione meridionale fosse un affare nazionale, lo si diceva peraltro già nel 1939.
Abbiamo però ancora oggi imprenditori in Calabria che devono lavorare utilizzando gruppi elettrogeni perché l'Enel non gli porta l'energia elettrica nella fabbrica.
Al Sud chi fa l'ìimprenditore è un vero e proprio eroe.
I nostri giovani li formiamo nelle nostre Università e poi li mandiamo all'estero.
Questo deve finire, li dobbiamo tutelare così come dobbiamo fare con il nostro marchio nazionale che è il Made in Italy, facendo capire all'Europa che la sua politica, soprattutto sull'agroalimentare, ci danneggia molto.
Non vogliamo uscire dall'euro, né dall'Europa, ha proseguito Mussolini.
Non saremmo in grado di reggere da soli.
Ma questo non vuol dire che non possiamo lavorare per una Unione Europea che sia dei popoli e qui la Sinistra non può insegnarci proprio nulla perché noi di tutto questo ne parlavamo già 40 anni fa.
L'Europa, si badi bene, non ce l'ha con l'Italia, semmai siamo noi che non sappiamo farci ascoltare da essa.
Non più Sannio in Europa, ha detto Mussolini ed anche qui affermando di non essere d'accordo con Paolucci, ma più Sud in Eorppa.
Certo, se mandiamo in Europa persone che vanno in Parlamento una volta al mese è ben difficile che le cose cambino.
Tornano poi all'orgoglio di partito, Mussolini ha anche detto che Fratelli d'Italia rappresenta la vera Destra, quella che discende dal Msi e da Alleanza Nazionale.
La Destra siamo noi, e nessun altro.
La Lega ha approfittato di un buco che abbiamo lasciato aperto proprio noi.
Io non sono un meridionale, ma mi sembra strano che la gente del Sud abbia già dimenticato come sia stata appellata da quella stessa Lega che oggi qui è data in crescita.
Spero di avere il consenso utile, ha concluso Mussolini, a portare più Italia in Europa.
Dobbiamo tornare ad essere centrali e non zerbini di qualcuno.
Dobbiamo tornare ad essere i primi attingendo alla nostra cultura millenaria.
Quel verde, bianco e rosso, colori che a qualcuno non stanno bene al punto che strappano i miei manifesti elettorali per cancellarli, continuano ad essere impressi nei nostri cuori.

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

 

 

 

 

                                                  
 

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