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Benevento, 14-05-2019 23:56 ____
Ancora una volta abbiamo perduto l'occasione di parlare di Europa in una campagna elettorale europea, preferendo appassionarci agli scontri verbali
Quasi nessuno di noi crede che il voto del prossimo 26 maggio possa cambiare granche' forse qualcosa potrebbe mutare in Italia
di Roberto Costanzo
  

Siamo ormai alla vigilia del voto per il rinnovo del Parlamento europeo, che negli ultimi due mesi ha assorbito quasi tutte le discussioni intorno al tavolo del nostro Caffè chiacchierato: Commenti e interpretazioni sia convergenti che divergenti.
Quasi nessuno di noi crede che il voto del prossimo 26 maggio possa cambiare granché in Europa; forse qualcosa potrebbe cambiare in Italia, senza dimenticare che siamo chiamati a votare per scegliere gli eurodeputati ma non anche i componenti degli organi delle altre istituzioni comunitarie, istituzioni che hanno competenze autonome e distinte e soltanto in pochi casi interdipendenti.
Qualche politico nostrano finge di non sapere che questo voto potrebbe cambiare qualcosa nell'assetto dell’Europarlamento ma senza conseguenze sul modo di essere dei governi degli Stati europei, i quali, attraverso il Consiglio e la Commissione, contano non poco nella formulazione e nella gestione intergovernativa della politica europea.
Intanto, va ricordato che il governo europeo si articola in due ambiti: il Consiglio e la Commissione.
Uno decide, l'altra esegue.
Il Consiglio europeo e il Consiglio dei ministri dipendono direttamente dagli Stati membri, che ne nominano i componenti, i quali sono anche ministri nazionali.
La Commissione, i cui membri sono nominati, ogni cinque anni, uno per ciascuno da tutti gli Stati della Unione Europea, è controllata solo parzialmente dall'Europarlamento, che può comunque sfiduciare i singoli commissari.
Si potrebbe dire che l'Europarlamento rappresenta l’Europa dei cittadini, mentre il Consiglio, la Commissione e le altre istituzioni rappresentano l'Europa degli Stati.
Un partecipante al nostro Caffè chiacchierato si chiede se è possibile scompaginare le alleanze tra i governi europei con il prossimo voto.
Gli si fa notare che si potrebbe pure verificare un aumento del numero dei parlamentari sovranisti e populisti al Parlamento di Strasburgo (passando dal 10% ad un massimo del 20%) ma senza grandi conseguenze sulla linea del Consiglio e sull’azione della Commissione e così pure sulle relazioni tra gli Stati europei.
Inoltre va detto che i partiti sovranisti e populisti sono presenti soltanto in cinque-sei Paesi europei su 28 ed hanno posizioni politiche contrastanti con gli interessi del governo italiano in materia di bilancio e di distribuzione dei migranti.
Quindi il voto sovranista potrebbe danneggiare l'Italia in Europa.
Detto questo, secondo un altro interlocutore del Caffè chiacchierato, alcuni politici italiani, che nel recente passato sono andati a fare gli urlatori a Bruxelles, a Strasburgo e in alcune capitali europee, dimostrano di non aver ancora imparato che "più si strilla e meno si conta in Europa".
Su quei tavoli si gioca con le carte aperte, non con i pugni chiusi.
Quando, fra sette mesi, risulteranno rinnovati i vari organi e cariche nelle diverse istituzioni europee: Parlamento, Consiglio, Commissione, Banca Centrale, Eurogruppo, eccetera vedremo se, battendo i pugni sul tavolo, l'Italia avrà aumentato o diminuito il suo peso in Europa e nel mondo.
Vedremo chi avrà vinto quello strano referendum che qualche nostro ministro vorrebbe fare il 26 maggio, "tra la vita e la morte"... dell'Italia? dell’Europa? o del suo partito?
Certamente risulterà che, ancora una volta, abbiamo perduto l'occasione di parlare di Europa in una campagna elettorale europea, preferendo appassionarci agli scontri verbali, veri o finti, tra azionisti della Spa del governo italiano.
Verificheremo se conviene richiamarci alle ambizioni dei truci Hitler e Mussolini, che ottant'anni fa volevano sottomettere l'Europa con la guerra o richiamarci alle speranze di Adenauer, De Gasperi e Schuman che settant'anni fa volevano invece unire pacificamente l'Europa.
Nella pace e con la democrazia.

comunicato n.122284



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