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Benevento, 08-05-2019 11:30 ____
Peppino De Lorenzo deciso a difendersi dopo l'ultimo schiaffo, in ordine di tempo, assestatogli in pieno volto
Ai giornalisti ha denunciato la scomparsa in Tribunale di un faldone pieno di documenti che riguardavano la sua causa per mobbing ed ha parlato della denuncia fatta nei confronti di un magistrato al Consiglio Superiore della Magistratura
Nostro servizio
  

Questa mattina, come programmato, Giuseppe De Lorenzo (foto), nel suo studio, ha incontrato i rappresentanti della Stampa.
Motivo dell'invito è stato quello di analizzare la sentenza con cui il magistrato della sezione lavoro del Tribunale della nostra città non gli ha riconosciuto il mobbing, dopo tutte le vicissitudini subite, a suo dire, nel corso dei tanti anni in cui ha diretto il servizio psichiatrico, logisticamente ubicato presso il "Rummo", ma dipendente dall'Asl.
C'è da precisare che, per tutta la durata della conferenza stampa, è stato un De Lorenzo pacato, tranquillo, fors'anche ormai provato, ma, comunque, deciso a difendere, come lui stesso ha precisato, con ogni forza, l'ultimo schiaffo, in ordine di tempo, assestato in pieno volto.
Mai come questa volta, mi si creda, ha esordito, ho tentato tutte le strade praticabili per evitare questo incontro, ma, dinanzi all'assordante silenzio, in ultimo, ho dovuto, per forza, parlare, dopo aver presentato una querela per calunnia e diffamazione aggravata nei confronti del direttore generale dell'Asl Bn1, Franklin Picker e depositato, nel contempo, a Roma, un esposto denuncia, contro il giudice, al ministro della Giustizia ed al Consiglio Superiore della Magistratura.
Poi, De Lorenzo ha iniziato ad esporre i punti della controversia.
E' difficile, ha proseguito, poter sviscerare, nei particolari, ciò che si è verificato in quanto, alla base, c'è un groviglio incredibile di colpe.
Tre mesi fa, ho scritto anche una lettera accorata alla giovane magistrato, giunta qui da noi, fresca di prima nomina, implorandola di non costringermi a portare in campo finanche i morti.
Non mi ha risposto.
Del resto, come, alcuni giorni or sono, ho avuto modo di scrivere, dopo la sentenza di "Mani sulla città", siamo rimasti tutti colpiti per la facilità con cui, qui da noi, prima si va in galera e, poi, dopo lunghi anni di calvario, ci si accorge che non vi fossero colpe alla base.
C'è solo da rimanere inorriditi.
L'invito, in questa sede, è rivolto al procuratore della Repubblica, Aldo Policastro, al fine che mi permetta, è sempre De Lorenzo a parlare, di esporgli, a viva voce, quanto è, alla base, della vicenda. Spero, questa volta, di essere più fortunato di dieci anni fa, quando, per non assecondare, in quel tempo ricoprivo la carica di assessore, le richieste ingiuste dei politicanti del momento, fu confezionato il mio licenziamento a tavolino.
La Procura di Benevento si chiuse in un assordante silenzio, mentre, quella di Napoli, (procuratore, Giovandomenico Lepore e sostituto, Francesco Curcio), con una solerzia encomiabile, e la collaborazione del nucleo investigativo dei Carabinieri di Caserta, attraverso le intercettazioni, portarono via, sollevandoli dai rispettivi incarichi, i vertici della locale Asl, direttore generale compreso.
A questo punto, De Lorenzo ha riferito che il primo atto grave, nell'odierna vicenda, è rappresentato dal fatto che tutto il faldone, tra l'altro voluminoso, contenente l'intera documentazione, a supporto dei torti subiti, sia scomparso nel nulla e mai più ritrovato.
Un fatto, quest'ultimo, che, di certo, non può passare sotto silenzio e merita una doverosa indagine, sino ad ora non disposta.
Nel nostro Tribunale, ha proseguito, il fascicolo si è volatilizzato. Ciò nel silenzio generale.
Può accadere, è verissimo, mi sia concesso, però, qualche dubbio, che sorge spontaneo, considerando l'intero sviluppo della vicenda.
Poi, anche se con tono tranquillo, è stato un continuo crescendo e, se quanto De Lorenzo ha esposto, trova riscontro, e non ne abbiamo alcun dubbio, la vicenda, nel suo complesso, non può concludersi ritenendola quale incidente, sviluppatosi, comunque, su più fronti.
Dalla scomparsa dell'intera documentazione, è De Lorenzo a parlare, si giunge alla sentenza che inizia, da subito, con un errore.
Infatti, il magistrato ha scambiato finanche la città ove gli eventi mobbizzanti si sarebbero verificati. Per il giudice, io lavoravo ad Avellino e non a Benevento, ha detto il medico.
Ciò già permette, da subito, di scorgere una superficialità che non può, di certo, essere sottovalutata.
Le sentenze, De Lorenzo ha proseguito, so bene, molto bene, che vanno rispettate.
Non possono, però, essere condivise quando, come nel mio caso, vengono asserite colpe palesemente infondate.
Qui De Lorenzo, prima di giungere a quella che lui ha definito la grave "notizia criminis", sottaciuta dal magistrato, contenuta nella sentenza che costituisce il punto chiave delle denunce presentate, sia nei confronti del direttore generale dell'Asl Bn1, Franklin Picker, che dello stesso giudice, ha riferito che la sentenza, in buona parte, contiene una lunga ed articolate descrizione di quello che è, in sostanza, il mobbing, il che si addice, solo ed esclusivamente, ai trattati di medicina legale.
Non si legge, invece, lui ha detto, un solo rigo della triste e ben nota vicenda che, per ben diciotto mesi, mi vide relegato inoperoso in un corridoio poiché il mio posto doveva essere ceduto alla ceppalonese di turno.
Nello specifico, non vi è alcunché che ricordi la decisione del magistrato dell'epoca che, non solo mi diede ragione facendomi tornare al mio incarico, provvedendo al risarcimento, anche se dopo mie sofferenze psicologiche indescrivibili.
Ancora, non si legge nulla, decisamente nulla, dell'indagine condotta, dieci anni fa, dalla Procura della Repubblica di Napoli.
La giovane magistrato, non solo si è rifiutata di ascoltare, quali testi, i Carabinieri, ma non ha letto neanche i verbali relativi alle intercettazioni, da cui sarebbe potuta essere edotta delle condizioni in cui sono stato costretto a lavorare per essermi posto contro il potere politico imperante.
Del resto, è lecito chiedersi, come poteva leggere questi verbali qualora tutto era sparito.
A questo punto, De Lorenzo, dopo aver soffermato l'attenzione su detti aspetti, già, palesemente, inquietanti, è giunto al risvolto su cui, di sicuro, non mancherà l'attenzione da parte della Procura e del Consiglio Superiore della Magistratura.
De Lorenzo ha proseguito precisando che, nella sentenza, testualmente, si legge: "...l'inefficienza del reparto, così come l'Asl ha riferito nella memoria difensiva, ha portato alla morte di un giovane paziente...".
Bene. Tale affermazione, non solo non è veritiera, ma pone in cristallina evidenza il fatto che l'ufficio legale, con l'avallo del direttore generale, come da prassi consolidata, è necessario sempre il placet del direttore, gratuitamente, ha architettato un'accusa sì grave, al solo scopo di colpirmi, arrivando, in questo modo, a portare fuori pista finanche il magistrato.
Quest'ultimo, però, anche quando, sia pur se in ritardo, è venuto a conoscenza della falsità dell'accusa, non ha avvertito il dovere di trasmettere gli atti alla Procura.
Ogni giudice dinanzi ad una "notizia criminis" deve agire per scoprire la verità, Ciò, nello specifico, non è avvenuto.
Infatti, il giovane è deceduto in mia assenza quando io avevo già lasciato il reparto.
In più, Picker era ben a conoscenza che, già nel dicembre 2017, la Procura della Repubblica aveva archiviato il caso in quanto, l'esame autoptico, condotto da Monica Fonzo, medico legale, portò alla conclusione che "il decesso era avvenuto per cause naturali considerando che la morte era dovuta alle gravi condizioni organiche del soggetto e nulla poteva essere fatto per salvarlo".
In sostanza, tale evento ha permesso di architettare ad arte colpe contro di me.
A questo punto, De Lorenzo ha mostrato delle fotocopie arrotolate di giornali.
Si sa bene che lui sia un attento e profondo conoscitore della storia cittadina.
Questi giornali, ha proseguito, si riferiscono a 34 anni fa. Ha fornito, per questo, le date  de "Il Mattino", "Specchio del Sannio" e "Cronaca vera".
Sta a voi, a questo punto, a voi giornalisti, ricavare tutta la storia, davvero incredibile, che sta dietro a tutto questo.
Picker ne è in possesso in quanto, a suo tempo, pur di "fermarlo", ho provveduto ad inviarle a lui.
Invece, ha preferito continuare nella sua azione. Sappiate che io, da giustiziere che combatteva, già allora, il modo illegale di gestire i concorsi pubblici, a distanza di più di trent'anni, con attori dello stesso ceppo, mi sono ritrovato dall'altra parte.
E', credetemi, una storia davvero allucinante.
Questi giornali vorrei farli leggere sia al procuratore della Repubblica, che al magistrato che è stato molto frettoloso nella indagine.
Non ho mancato, infatti, in tutti i modi, di far comprendere al giudice che l'avevano portato fuori pista.
Non ho avuto ascolto. Volevo evitare di ricordare storie remote.
Oggi, purtroppo, non ho altra strada al fine di difendere la mia dignità anche perchè l'Asl ha, da subito, trasmesso alla stampa il risultato della sentenza nell'intento di discreditarmi.
All'incalzare dei giornalisti di essere più chiaro sulla vicenda, De Lorenzo ha aggiunto: Dopo il decesso del giovane, a chiamare i Carabinieri è stata la madre, consorte di chi, in quegli anni, venne arrestato e poi, condannato ad un anno e quattro mesi di galera, con sentenza passato in giudicato, in quanto si era reso artefice, quale amministratore del "Rummo", di ricevere, con assegno, dieci milioni delle vecchie lire, per favorire l'assunzione, quale applicata di segreteria, su 360 concorrenti, dell'amante, guarda caso, proprio di uno psichiatra.
De Lorenzo ha fornito finanche i nomi del collegio giudicante del Tribunale dell'epoca: Presidente Cusani, giudici Romano e Sandomenico, pubblico ministero Abbate.
Tutta la vicenda è apparsa quasi irreale ai giornalisti presenti questa mattina ed ha dei risvolti davvero inquietanti.
De Lorenzo ha, poi, continuato: Il mio invito è, quindi, rivolto, ripeto, al procuratore della Repubblica al fine che l'intera vicenda venga inquadrata nel suo giusto contesto.
Dopo di me, già sono andati via due responsabili. Il che dimostra che sia una utenza veramente particolare.
Con me, Picker arrivò a porre in essere addirittura delle telecamere nascoste.
Cosa intendeva provare, ancora non so.
Cosa mi dice Picker, tanto solerte ad incolparmi di un decesso, sulla morte di A.F., avvenuta in psichiatria, il giorno 1 marzo 2018, mentre era legato al letto?
Cosa mi dice Picker della paziente lanciatasi dalla finestra, nell'autunno del 2017, riportando fratture multiple? Su questi eventi non ha disposto indagini, non ha fatto posizionare telecamere? E ci sono anche sparizioni, ovviamente documentate, di stupefacenti.
Concludendo, De Lorenzo ha detto: Quest'uomo che, finalmente, tra qualche mese concluderà, per sempre, la sua attività, non potendo, per età, ricevere altri incarichi politici, mi ha calunniato ed offeso nel mio lavoro.
Ha sfruttato finanche i familiari di un defunto per raggiungere il suo scopo.
Va punito. Non ci sono scusanti.
L'ultima stoccata, a margine della conferenza Stampa, De Lorenzo ha voluto rivolgerla al governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca.
Caro governatore, ha detto, questo è il ventilato rinnovamento di cui parlavi? Questi sono gli incarichi svincolati dalla politica?
Con la stessa familiarità dimostrata quella sera, nel corso delle primarie, vorrei farti vedere tutta questa documentazione.
Non dovresti, allora, aspettare neanche un'ora e mandare Picker a godersi, finalmente, il mare della sua Sorrento.

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

comunicato n.122093



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