Benevento, 19-04-2019 16:49 |
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Per alcuni postini nostrani indicare via e palazzo non basta, forse c'e' bisogno anche di specificare scala e piano
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Redazione |
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Sulla qualità del servizio postale in città ci scrive Giuseppe Di Pietro, mitico ed indimenticato docente di Tedesco al Liceo Scientifico "Rummo" di Benevento.
"Quanto siano burloni i rappresentanti di alcune categorie di napoletani - si legge - è notorio.
Da studente universitario, ho assistito più volte a simpatiche scenette tra autisti dei bus urbani e contadinotti che dalla provincia si recavano in città.
Erano gli inizi degli anni '70, oggi persone tanto ignoranti o ingenue, che dir si voglia, non esistono più.
Un mattino sceso dal treno ero in piazza Garibaldi in attesa di prendere il bus per raggiungere l'Università.
Una contadinotta, con in testa una grossa cesta con prodotti di vario genere e un gallo ruspante, si avvicinò all'autista e in stretto napoletano chiese: "Scusate è chist u bus che port a via Roma, 27 Scala B?"
Di rimando l'autista, molto serio: "A ch piano signo'?"
"Terzo piano"
"Saglit'".
E' passato oltre mezzo secolo ma per alcuni postini nostrani indicare via e palazzo non basta, forse c'è bisogno anche di specificare scala e piano.
La busta che allego in copia parla da sé.
Oggi non bastano quindici giorni per ricevere una lettera città per città, ma si registrano anche inconvenienti a dir poco inspiegabili.
Via Vanvitelli non supera i 100 metri di lunghezza... e all'ingresso del palazzo fa bella mostra la scritta "Condominio Pal. Delli Carri".
Superfluo ogni commento!"
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