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Benevento, 16-03-2019 08:02 ____
L'unita' europea era certamente necessaria cinquant'anni fa, ma lo e' altrettanto oggi? Una bella domanda...
Ora si chiede se questa Ue possa dimostrarci che, quello che d'ora in avanti si puo' fare insieme, sia assolutamente impossibile farlo separatamente. Ma ha detto Papa Francesco: "Da soli si puo' andare piu' veloci, insieme si va piu' lontano"
di Roberto Costanzo
  

Il dibattito del nostro Caffè chiacchierato ritorna su un aspetto del precedente articolo di "Gazzetta di Benevento".
L'unità europea era certamente necessaria cinquant'anni fa, ma lo è altrettanto oggi?
Una bella domanda...
Nell'immediato secondo dopoguerra, i singoli Stati europei, più che a scrivere il futuro, si sentono mobilitati a cancellare il recente passato, a eliminare ogni possibile ulteriore contrasto che possa causare altri conflitti bellici.
Ragioni etico-storiche, prima che economico-politiche, inducono i cosiddetti Stati fondatori (Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo) a progettare ed avviare prima la Comunità Europea Carbone e Acciaio (Ceca) e poi la Comunità Economica Europea (Cee).
I successivi traguardi sono noti a tutti.
A questo punto, un partecipante al Caffè chiacchierato fa notare che all'inizio degli anni '90 tutto sembra andare liscio nel modo di procedere dell'integrazione europea; successivamente, però, la macchina comincia a incepparsi. Perché?
Forse perché gli obiettivi fondamentali dell'europeismo sembrano ormai al sicuro?
Difatti la pace è più che consolidata all’interno del vecchio continente; la libera circolazione di merci, capitali e persone procede normalmente; è caduto il muro di Berlino; si è sciolta l'Unione Sovietica.
Da ogni parte d'Europa, sia occidentale che orientale, si vuole entrare nell'Unione Europea (Ue).
Questa è la situazione alla fine del secolo: Dobbiamo attendere ancora qualche decennio per cominciare a notare un certo disinteresse e voglia di distacco.
Arriviamo così alla Brexit: Gli inglesi dimostrano di non sentirsi più interessati all'unità europea.
Hanno ottenuto quello che volevano, se ne possono andare via senza rimpianti, senza nulla perdere...
Certi di non pagare più le spese, sicuri di continuare a incassare i ricavi.
Questa mania britannica di rifiutare i costi e trattenere i benefici si va diffondendo un po' in ogni parte d'Europa, soprattutto fra i Paesi dell'Est, ammessi negli ultimi vent'anni nell'Ue i quali, forse proprio perché non hanno conosciuto i sacrifici affrontati dagli Stati fondatori, non hanno mai considerato l'Ue una propria famiglia da amare, ma solo una bella casa da occupare, se non una feconda mucca da mungere.
Oggi l'unità europea piace meno anche a coloro che l'hanno creata negli anni '50: Sembra siano venuti a mancare l'interesse e l'entusiasmo della prima ora.
La crisi di oggi è anche frutto di errori e distrazioni dell'ultimo ventennio, oltre che di una certa deriva tecno-burocratica delle istituzioni di Bruxelles e di un eccessivo rigore finanziario imposto agli Stati meridionali.
Ma si nota soprattutto una crisi d'identità, come se l’integrazione europea del secolo scorso avesse ormai esaurito la sua ragion d'essere.
Al tavolo del Caffè chiacchierato vi è chi si chiede se questa Ue possa dimostrarci che, quello che d’ora in avanti si può fare insieme, è assolutamente impossibile farlo separatamente.
Lo ha detto Papa Francesco: "Da soli si può andare più veloci, insieme si va più lontano".
Vi sono dossier di grande attualità che gli Stati membri non potranno mai affrontare da soli: Come il governo delle innovazioni tecnologiche; la tutela dell’ambiente e del territorio; la gestione dei flussi migratori, contestualmente ad un organico rapporto con i Paesi africani; la cooperazione e la competizione con le tre grandi potenze mondiali (Cina, Russia, Usa); nonché altri problemi vecchi e nuovi.
Perciò l'Ue è ancora necessaria.
Opportunamente, il presidente della Repubblica di Francia, Emmanuel Macron, invoca il Rinascimento europeo, fondato su "libertà, protezione, progresso".
Nel secolo scorso, l'Europa unita era fortemente sostenuta dagli Usa e, altrettanto fortemente, osteggiata dall'Unione Sovietica.
Oggi le tre grandi potenze sono decisamente ostili all'Europa unita: Preferiscono i rapporti bilaterali con i singoli Stati.
Un boccone alla volta, osserva maliziosamente un partecipante al nostro Caffè chiacchierato: Un Paese alla volta, come sta facendo la Cina in Africa, con i singoli rapporti a carattere coloniale.
Ma forse l'Italia, almeno per il momento non correrebbe lo stesso rischio con l'annunciato memorandum bilaterale Pechino-Roma, sebbene le opposte tifoserie di Salvini e Di Maio già credono che la via della seta consenta ai loro capi di continuare a far finta di litigare.
Forse, l'inatteso intervento chiarificatore del presidente Mattarella ha spento il fuoco prima di nascere; in ogni caso tutto si placherà se il capo del Governo, Giuseppe Conte, riuscirà nel suo intento di essere il Marco Polo del terzo millennio.

comunicato n.120683



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