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Benevento, 14-12-2018 17:56 ____
Il ricorso alle Corti di Giustizia internazionali e' in costante aumento perche'? Sfiducia nell'azione della magistratura italiana?
Anche di questo si e' parlato al Convegno internazionale voluto da Roberto Virzo, docente della Facolta' di Giurisprudenza di Unisannio, che ha registrato la presenza tra gli altri del giudice della Corte penale internazionale, Peter Kovacs
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La gestione del Convegno internazionale "Provisional Measures Issued by International Courts and Tribunals", voluto da Roberto Virzo, docente di Diritto Internazionale e Diritto dell'Unione Europea alla Facoltà di Giurisprudena dell'Università degli Studi del Sannio, è stata necessariamente per specialisti.
Peraltro la sua conduzione e svolgimento è stato in lingua inglese e dunque, oggettivamente, non per tutti.
Tuttavia, il tema intrigante scelto da Virzo, un docente molto apprezzato e la cui presenza sulle televisioni nazionali, soprattutto quando si tratta di commentare fatti ed episodi che travalicano i confini nazionali, è costante (è dell'altro giorno quella al Tg2), ancora una volta ci riguarda in quanto cerca di dare risposte al perché siano sempre più in aumento, i ricorsi alle Corti di Giustizia internazionali da parte anche dei singoli cittadini che con questa loro insofferenza alle sentenze italiane, potrebbero anche segnalare un aumento di fiducia, certo, nelle istituzioni internazionali ma di converso anche di sfiducia in quelle nostrane al punto da superarle guardando più lontano.
Ad aprire i lavori portando altresì i saluti del rettore Filippo de Rossi e del direttore del Dipartimento, Giuseppe Marotta, è stata Antonella Tartaglia Polcini, docente di Diritto Civile e direttore del Dottorato di Ricerca in "Persona, Mercato, Istituzioni", la quale, prima in italiano e poi in inglese, ha voluto ringraziare innanzitutto Roberto Virzo per la perfetta riuscita del Convegno internazionale, ad altissimo livello scientifico, vista anche la elevata qualificazione tanto dei relatori che dei temi trattati.
Assieme a Virzo, Tartaglia Polcini ha ringraziato gli altri componenti del Comitato scientifico, Fulvio Palombino e Giovanni Zarra.
Un grazie anche all'Università degli Studi del Sannio, che, riconoscendo l'alto valore dell'iniziativa,  ha contribuito anche finanziariamente alla riuscita della manifestazione ed all'Università di Napoli "Federico II" che ha collaborato anch'essa, a testimonianza della rete che funziona sul piano dei rapporti scientifici e delle attività accademiche, il tutto a beneficio soprattutto dei più giovani e dunque dei dottorandi di ricerca.
A questo punto ha preso la parola Roberto Virzo che, in inglese (a noi ha rilasciato una sintesi in italiano ndr) ha interloquito con i numerosi presenti interrogandosi soprattutto sul fatto se vi siano dei principi generali che sono applicabili non solo al processo dinanzi ai Tribunali nazionali, ma anche a quelli internazionali e cioè se in materia di misure cautelari si siano oramai affermati almeno dei principi generali che siano universalmente applicabili quale che sia il Tribunale.
Virzo ha messo in luce anche la tendenza, forse la più importante dal punto di vista sociale, e cioè che, nonostante le critiche che spesso sono riviolte alle organizzazioni internazionali (in primo luogo all'Unione Europea ndr), in realtà poi la società civile si fida molto dei Tribunali internazionali perché è innegabile l'aumento dei ricorsi proprio dinanzi a queste Corti.
Questo, ha concluso Virzo, è peraltro anche in linea con i valori del nostro Ordinamento.
Non bisogna, infatti, mai dimenticare che l'art. 11 della Costituzione, dopo aver affermato il valore generale del ripudio della guerra, anche come mezzo di risoluzione delle controversie, ricorda che l'Italia promuove e favorisce le organizzazioni internazionali ed in partiolare quelle che sono rivolte allo scopo della giustizia e della pace internazionale.
Non abbiamo mancato a questo punto di rivolgere la domanda delle domande al giudice della Corte penale internazionale, Peter Kovacs (nelle foto è riconoscibile da un baffo molto vistoso) avendo risposta grazie alla traduzione di Giovanni Zarra.
E dunque abbiamo chiesto se questa attenzione in costante aumento verso le Corti di Giustizia internazionali, potesse anche significare una sfiducia e quindi una constatazione di merito maggiore nei confronti dei giudici internazionali rispetto ai nostrani ovvero tentare di portare all'infinito, dopo i tre giudizi previsti dall'ordinamento italiano, la chiusura di un processo?
La risposta del giudice forse, anche per motivi di opportunità, non ha potuto soddisfare appieno la nostra domanda, ma egli ci ha comunque detto che ci sono obblighi che gli Stati debbono necessariamente condividere.
Dal punto di vista penale insieme si possono raggiungere obiettivi importanti soprattutto nella punizione di crimini internazionali.
La Corte Penale Internazionale lavora sulla base del principio di complementarietà ed in particolare con riferimenti ai crimini contro l'umanità, ai genocidi di guerra che possono solo essere puniti sulla base di un lavoro comune.
E quindi la Corte interviene proprio quando gli Stati da soli non sono in grado di poter reprimere e punire questi crimini di importanza globale.
E questo è alla base degli accordi di Roma del 1998 che hanno portato poi alla composizione della Corte.
Dall'anno scorso la Corte medesima ha anche competenza in materia di aggressioni e di invasioni da parte di uno Stato nel territorio di un altro Stato.
La Corte ha sede all'Aia dove ci sono la maggior parte delle Corti internazionali ma non lavoriamo da soli perché c'è un costante dialogo anche con altre Corti intenazionali come quella dei Diritti Umani e così via.
Sin qui il giudice internazionale Peter Kovacs.
Poi a seguire gli interventi di tutti gli altri relatori che si sono essenzialmente confrontati su natura, funzioni ed efficacia delle misure cautelari ordinate da Tribunali internazionali.

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

   

 

 

 

 

 

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