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Benevento, 05-12-2018 21:17 ____
Le elezioni primarie, usate dai partiti da una ventina d'anni, sono diventate oggetto di attenzione da parte dei costituzionalisti
Difficile analizzare dati che non ci sono ed anche sui risultati alcuni ritengono che essi siano addirittura falsi. Lo stimolo a tenerle e' stato quello di riavvicinare i partiti alla gente. Se ne e' discusso alla Facolta' di Giurisprudenza Unisannio
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Le elezioni primarie, un esercizio di democrazia interna ai partiti e dunque senza nessuna valenza pubblica, neanche per quanto attiene ai risultati, che alcuni ritengono essere addirittura falsi, sono divenute addirittura oggetto di attenzione da parte di costituzionalisti che hanno cominciato a studiare il fenomeno nonostante il tutto sia reso difficile dal fatto che non esista una banca dati a cui attingere informazioni per comparare dati e per studiarli.
Di questo argomento, di cui sentiremo ancora parlare a lungo per il futuro, si è discusso alla Facoltà di Giurisprudenza di Unisannio per iniziativa delle Cattedre di Diritto Costituzionale 1 e 2 rette da Vincenzo Casamassima e Antonello Lo Calzo.
Del Comitato organizzatore hanno fatto parte anche il docente Francesco Rota ed i dottori Alfredo Antonio Grasso e Carmine Maiorano.
L'occasione di discutere di primarie è stata data dalla presentazione del libro di Luca Gori, assegnista di ricerca in Diritto Costituzionale alla Scuola Superiore Sant'Anna: "Le elezioni primarie nell'Ordinamento costituzionale".
Ne hanno parlato Vincenzo Casamassima, che ha condotto i lavori e Michele Della Morte, professore ordinario di Diritto Costituzionale dell'Università degli Studi del Molise.
Non ha potuto raggiungere la sede dei lavori, per motivi personali, una banale influenza, Francesca Rosa, associata di Diritto Pubblico Comparato nell'Università degli Studi di Foggia.
Ad aprire i lavori è stato Casamassima che ha portato all'assemblea i saluti di Antonella Tartaglia Polcini, direttore dellla Scuola di Dottorato di Ricerca "Persona, mercato, istituzioni".
Il tema di oggi, ha detto Casamassima, è quello dei partiti politici, se ne analizza la tematica che peraltro è territorio di confine tra vari settori e che vive tra la sfera sociale delle libertà associative e la sfera istituzionale.
L'argomento poi, lo studio dei partiti, occupa, oltre che i giuristi, anche gli storici, gli scienziati della politica, i filosofi con approcci multilaterali.
I partiti sono in realtà formazioni sociali, associazioni previste dagli articoloi 2 e 18 della Costituzione che hanno la loro caratterizzazione rappresentata dall'art.49 relativamente al diritto di associarsi in partiti politici che sono espressioni di libertà associativa ma, allo stesso tempo, sono anche dotati di finalità istituzionali essendo, appunto, citati e tutelati dalla Carta costituzionale.
Tra le funzioni di questi partiti c'è anche la selezione delle candidature attraverso un metodo democratico che altro non è se non il raccorsdo tra i partiti e l'esterno.
Quando il timore dei controlli pubblici sui partiti erano tali da limitare l'autonomia degli stessi, in Italia è entrata in crisi il sistema dei partiti tradizionali, di quelli che avevano costituito la Repubblica e che si erano in pratrica in qualche modo accordati anche sulla libertà nella gestione dei partiti medesimi.
E' in questo contesto che si inseriscono le elesioni primarie, ha proseguito Casamassima, che sono ora diventate anche oggetto di studio come tema di democrazia interna.
Su tutta questa complessa materia, gli interventi normativi sono stati scarsi lasciando ancora all'autonomia di ciascun partito finanche la possibilità di farle o meno le primarie.
Per il futuro esse potrebbero essere uno strumento imposto o incentivato da una legge rimettendo il problema dell'organizzazione delle primarie stesse alle istituzioni pubbliche.
Luca Gori, l'autore dell'interessante testo, ha detto che quando ha cominciato a studiare il tema si era all'inizio di una parabola che oggi forse è nella fase discendente.
C'è stato poi il tema delle primarie telematiche con l'intervento anche del Garante della privacy che oramai disciplina tutto nel nostro Paese.
La prima ricognizione riguardo la diffusione delle primarie è stata fatta da politologi e non da giuristi.
La conclusione è che la parola elezioni primarie è parola priva di senso all'interno della quale è nascosto un po' di tutto ed alla rinfusa.
Il primo esperimento lo abbiamo registrato alla fine degli anni Novanta con Alleanza Nazionale a Roma per la scelta dei candidati alla Provincia.
Poi altre esperienze sono state fatte ed ho cercato di intercettare tutte le sfere istituzionali dal Centrodestra, con singole esperienze, fino ad arrivare a Cinque Stelle.
In realtà si propone la selezione delle candidature per cariche pubbliche come tratto distintivo della propria identità politica.
Ovviamente, ha proseguito Gori, i dati che ho potutio esaminare sono stati poco attendibili.
Non c'è una banca dati per recuperare numeri in maniera affidabile.
Particolarmente attenzionata è stata anche l'esperienza delle primarie a Grottaferrata dove però in campo non c'erano i partiti ma un Comitato civico che si propose di fare scelte e selezioni in maniera apartitica.
Le grandi primarie sono state senza dubbio quelle dell'Unione del 2005 poi ci sono state quelle pugliesi, memorabili, tra Vendola e Boccia con un impianto mediatico notevolissimo.
E fu proprio in quella occasione che il commentatore politico, Pasquino, affermò che di lì in poi la vicenda delle primarie sarebbe stata irreversibile.
Le primarie, ha proseguito Gori, si sono diversamente presentate a seconda delle secondarie cui si riferivano ed in ragione delle quali venivano svolte.
Le regole che le hanno disciplinate, poi, sono lo specchio fedele dei rapporti tra i soggetti promotori.
Ci sono state poi anche primarie di ratifica con un candidato già incoronato e che aveva bisogno di consolidare la sua legittimazione.
A partire dal caso pugliese le primarie diventano contendibili nel senso che si lotta veramente per la candidatura ed è qui che è emersa la grande conflittualità sulle regole.
Il caso nazionale, ha proseguito Gori, fu quello delle primarie per il sindaco di Firenze, nel 2009, con la partecipazione di Matteo Renzi che dalla Provincia passò al Comune.
Su quelle primarie, che ebbero una particolare valenza politica, la lotta fu furibonda sulle regole da applicare soprattutto se si dovesse utilizzare il ballottaggio, che avrebbe potuto sfavorire lo stesso Renzi.
E lì per la prima volta si attivarono anche gli organi di giustizia interna.
Il ricorso anche alla giustizia esterna è stato alimentato certamente anche se ci si ferma, al Tar, nella fase cautelare in quanto prima di arrivare al merito magari si sono già celebrate le elezioni secondarie.
La prassi resta comunque asimmetrica, confinata nei partiti del Centrosinistra e nei 5 Stelle.
Pochino nel Centrodestra anche se Fratelli d'Italia e la Lega le hanno poste in essere.
L'autore del libro ha quindi esaminato anche le primarie per la scelta dei segretari dei partiti anche se queste non siano finalizzate ad una secondaria che in pratica non hanno.
Lo stesso è per la scelta del presidente del Consiglio dei Ministri.
Anche qui, primarie rispetto a cosa se la prerogativa della scelta del premier è del presidente della Repubblica?
Particolare attenzione Gori ha anche prestato alla possibilità che queste primarie possano assurgere più ad un sondaggio che ad altro.
Perfino l'etimologia della parola Gori ha cercato di definire.
Primarie, si dice così, perché esistono molte elezioni e tutte diverse tra loro.
In realtà le primarie cercano di intercettare utilmente la domanda di partecipazione e sono viste come un mito dalle potenzialità taumaturgiche.
Michele Della Morte, ha parlato di un libro complesso quello di Gori, complesso e scivoloso.
In realtà le primarie cercano di recuperare una politica che tende a non esserci più e di mettere ordine nel disordine.
Della Morte non è stato un entusiasta delle primarie ed infatti egli ha detto che il Partito Democratico è divorato da conflitti interni nonostante le primarie che celebra oramai con continuità.
Si vota il prossimo marzo ma di questo non si sa ancora assolutamente nulla.
Non sono state anche a Napoli strumento di democrazia, piuttosto fonte di ricorsi per brogli e non ausilio del ripristino di una funzione perduta.
In questo momento le primarie sono alternative al liberismo.
Il momento più significativo per queste elezioni è stato certamente quello legato all'elezione di Prodi mentre Berlusconi proseguiva con l'investitura dall'alto.
Il problema è che attraveso lo studio dello strumento si cerca come fare ad eliminare la distanza tra la decisione e la partecipazione.
Non sono riuscite comunque le primarie, ha concluso Della Morte, a fermare la crisi dei partiti hanno invece accelerato processi rapidi di scarnificazione.
La cultura politica non passa attraverso la proliferazione di strumenti, ha concluso il docente dell'Università del Molise.

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