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Benevento, 04-12-2018 13:13 ____
Alessandro Consales ricorda di quando nel 1942 il dottore Angelo Capozzi gli diagnostico' una brutta sinovite purulenta
Per salvare la gamba a questo bambino bisognava operarlo urgentemente ed a Roma. Oggi dopo tanti anni cammino bene ed ho praticato tanti sport grazie a lui. Peppino De Lorenzo mi ha dato l'occasione per ricordarlo
Redazione
  

Alessandro Consales (foto), già amministratore cittadino e presidente del Consiglio comunale, ricorda Angelo Capozzi e un episodio da lui vissuto in prima persona.
"Egregio direttore - scrive - ho letto la nota di Peppino De Lorenzo su Angelo Capozzi e mi permetto di inserirmi perché ritengo per me doveroso cogliere questa occasione, per esprimere pubblicamente e a distanza di tanti anni, la mia riconoscenza, per quanto il dottore Capozzi fece per me nel lontano 1942.
Avevo poco più di un anno, allora, e, da quanto mi raccontavano i miei genitori, ero anche un po' "sfrenatello".
Un giorno mi ritrovai con il ginocchio della gamba destra gonfio, completamente bloccato, forti dolori e una febbre intorno ai 40 gradi.
Ovviamente piangevo anche molto.
Probabilmente ero caduto qualche giorno prima o forse più, senza avvertire grossi fastidi.
I miei genitori, molto preoccupati, chiamarono subito il dottore Capozzi, che era il nostro medico di famiglia.
Questi subito diagnosticò una brutta "sinovite purulenta" credo si dica così, che metteva a forte rischio la mobilità dell'arto.
Disse chiaramente ai miei genitori che bisognava intervenire chirurgicamente ed immediatamente e che se volevano salvare la gamba del bambino, l'intervento avrebbe dovuto essere eseguito in un ospedale di Roma a cura di un chirurgo che probabilmente era l'unico che avrebbe potuto dare qualche speranza di riuscita.
L'operazione riuscì perfettamente anche se il chirurgo non potette dare assicurazioni ai miei genitori in merito alla funzionalità dell'arto.
Bisognava aspettare e fare molta terapia funzionale.
Il dottor Capozzi, fu molto vicino alla mia famiglia, veniva spesso a casa a visitarmi e a farmi fare ginnastica funzionale alla gamba.
Non ho mai avuto modo di conoscere questo medico in maniera da ricordarne la figura, perché la mia famiglia si trasferì dopo poco a Campobasso dove rimase fino al 1957, anno in cui ritornammo a Benevento.
Non ricordo, quindi, nulla di lui se non il nome che i miei nonni e i miei genitori mi hanno sempre menzionato per indicare un medico all'altezza.
Ho, però, portato sempre nel mio cuore un sentimento di riconoscenza per quel medico che non ho mai dimenticato il quale, senza fronzoli e senza avvalersi di radiografie o quant'altro, toccandomi, probabilmente soltanto con le mani, mi ha consentito di essere un uomo normale.
Se ho potuto fare sport e, l'ho sempre fatto, atletica leggera, basket, ciclismo, sci, pattinaggio ed oggi posso dire di essere un buon camminatore, lo devo al chirurgo certamente ma, se il dottore Capozzi non avesse diagnosticato immediatamente il caso e non avesse allertato i miei  genitori dando al fatto la dovuta urgenza e il nome di chi avrebbe potuto operarmi con possibilità di successo, probabilmente la mia vita sarebbe stata completamente diversa sia sul piano fisico, sia su quello psicologico.
Per tale motivo, caro direttore, colgo al volo questa opportunità che mi dà il caro Peppino De Lorenzo, per manifestare pubblicamente tutta la mia riconoscenza a questo medico che credo abbia dato tanto in termini di umanità e di certezze ai suoi pazienti.
Sono certo che Capozzi, dall'alto, si ricorderà del caso e sarà contento di questo mio ricordo".

comunicato n.118115



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