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Benevento, 02-12-2018 08:15 ____
Al tempo di Angelo Capozzi non esistevano le Asl e la politica non aveva assunto il dominio della sanita'. Vi era il medico e basta
Una mamma porto' a visita il figlio 18enne: Dottore, 'u piccirillo ten 'u piscitiello che gli brucia da morire. Signora le ho assicurato che tutto sara' risolto, ma lei mi deve dire quanto ci vorra' per decidersi a chiamare 'u piscitiell, ca...
Nostro servizio
  

Un altro personaggio, questa volta, emerge dalla memoria del nostro Peppino De Lorenzo.
Un medico singolare che operò nella nostra città nel periodo del secondo conflitto mondiale.
Si tratta di Angelo Capozzi che, sino a qualche tempo fa, ancora tanti beneventani avanti negli anni ricordavano con affetto mai sopito.
De Lorenzo, al fine di meglio definire la forte personalità di Capozzi, nel concludere la rievocazione, racconta, fra i tanti, un particolare aneddoto che, anche se, a tratti, colorito, rimane, comunque, la strada maestra per ricordare questo illustre figlio del Sannio.
La foto è del palazzo al corso Garibaldi, allo stato restaurato, con ingresso in via Manciotti, ove questi svolse gli ultimi anni della sua professione.
Oggi, una sua nipote, seguendo la scia del nonno, è una valida ed apprezzata cardiologa del "Rummo".
"Il tempo travolge tutto, proprio tutto", scrive De Lorenzo.
"Sino a qualche tempo fa, nella nostra città, vi erano ancora tanti beneventani, segnatamente quelli avanti negli anni, che ricordavano con venerazione un medico singolare. Scomparsi anche questi ultimi, la mitica figura di Angelo Capozzi è ormai caduta nell'oblio, appunto, del tempo.
Ricordare Capozzi significa parlare del medico sannita per antonomasia che fu il punto di riferimento per tanti beneventani nei primi decenni del secolo scorso, nel periodo, per intenderci, che abbracciò gli anni del secondo conflitto mondiale.
La tradizionale scuola medica, che costituisce un vanto indubbio per il Sannio, trovò nella figura di Angelo Capozzi uno dei suoi eletti rappresentanti.
Nella storia del nostro territorio, infatti, senza dubbio, l'opera professionale ed umana di Capozzi è da ritenersi, meritatamente, degna di ricordo. In quel tempo, non esistevano le Asl e la politica non aveva assunto il dominio della sanità. Vi era il medico e basta.
Non ho conosciuto personalmente Angelo Capozzi.
Quando, nel 1957, lui scomparve dalla scena del mondo, io ero un fanciullo delle prime classi elementari.
Mio padre, ricordo, mi portò con lui al passaggio del feretro di Capozzi avendolo, lui mi spiegò, curato da bambino per una severa polmonite che lo aveva colpito.
Ecco perchè rivedo nella memoria solo un mesto corteo funebre che da Benevento si snodava per le stradine a tornanti che portavano a Sant'Angelo a Cupolo, paese natio dell'insigne medico sannita.
Poche persone seguivano, in severa mestizia, una bara semplice e disadorna, così come richiedevano l'austerità di una vita vissuta nel lavoro, nello studio, nella rinuncia.
Angelo Capozzi andava a far visita ai malati allettati facendo uso di una carrozza, con l'inseparabile sigaro tra le labbra. Ecco perchè fu uno di quei vaghi e profumati fiori del paradiso della medicina.
Da più di sessant'anni ci ha lasciati, ma, nella storia beneventana, il ricordo delle sue elette virtù allieta, ancora oggi, chi, come me, ha sentito in casa parlare di lui.
Dalla sua limpida attività, la nuova generazione medica deve, con dovere, prendere esempio onde poter beneficiare veramente gli uomini.
Coloro che ancora ne parlano, descrivono la sua figura stagliata, dall'incedere maestoso, dagli occhi penetranti, dal volto scavato, appunto, con l'inseparabile sigaro toscano.
Fu un medico dalla sincerità spietata. Spietata verso gli altri e verso se stesso.
Un uomo incapace di mentire, anche se la menzogna doveva essere per lui una espressione di pietà per chi era già condannato dalla morte. Capace della più schietta sincerità senza transazioni con la propria coscienza e con il proprio dovere. Insomma un individuo che imponeva il rispetto, per la saggezza, per la coscienza, per il carattere, per quel senso di profonda umanità che lo portava al letto dell'ammalato spinto dall'urgenza di conoscere, sapere, approfondire, diagnosticare.
E, al cospetto del paziente, senza mezzi termini, esisteva solo la verità, nella convinzione che il sofferente, in ogni circostanza, avesse la certezza del male che lo interessava.
Leale e dignitoso nei riguardi di tutti, Angelo Capozzi fu, con l'unica figlia, madre dell'attuale cardiologa del "Rummo", che pose la diagnosi senza appello per la causa che, poi, la portò alla morte in giovane età.
E, ancora, con lui stesso, quando, intuendo prossima la fine, così si espresse: "Dopo cinquant'anni di professione, chiudo la vita di medico dalle mani pulite".
Temperamento, dunque, caldo, affettuoso. Amore per la medicina, sentito, immenso.
Gioia profonda, squisitamente umana, di portare il suo contributo onde alleviare la quotidiana sofferenza umana.
In definitiva, Angelo Capozzi ebbe doti particolari, eminenti di cuore e di mente. Fu, per questo, un professionista superiore, di grande ingegno e di forte carattere.
Ricordando un medico del valore di Angelo Capozzi avrei preferito, parlando di lui, dire più degnamente, dare alla sua attività un profilo più nitido, un'dea più definita di quella che realmente fu.
Alle mie inevitabili deficienze, alla tirannia del tempo, supplirà il ricordo di quanti, come me, e sono ancora tanti, ricordano con venerazione Angelo Capozzi.
Di lui si narrano tanti episodi, uno più singolare dell'altro, che accompagnarono la sua lunga attività professionale.
In questo momento, è mia intenzione ricordarne uno che, più degli altri, evidenzia la sua infrenabile schiettezza.
Un giorno, una mamma accompagnò a visita suo figlio diciottenne presso lo studio di Angelo Capozzi.
Allora, come ancora oggi, per molti genitori i figli non crescono mai e così, giunti nell'ambulatorio, così la donna si espresse: Dottore, 'u piccirillo ten 'u piscitiello che gli brucia da morire...
Capozzi visitò il giovane e, da subito, assicurò la donna che, con la cura che avrebbe indicato, in pochi giorni, ogni disturbo sarebbe scomparso. Però, il medico non si fermò qui e, sorridendo, aggiunse: Signora cara, io le ho assicurato che tutto, in breve tempo, sarà risolto, ma lei, per sincerità, mi deve dire, però, quanto tempo ci vorrà per decidersi a chiamare 'u piscitiello, ca...
Questo era Angelo Capozzi".

comunicato n.118061



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