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Benevento, 14-10-2018 09:03 ____
Nella nostra Benevento, c'e' ancora qualcuno che ricordi che il 15 ottobre 2015 ci fu: "l'alluvione"?
Quello appena trascorso e' veramente passato invano. Nulla e' stato fatto per risolvere le tante criticita' e pericolosita' ancora in atto come tre anni fa... scrive Domenico De Masi
Redazione
  

Nella nostra Benevento, c'è ancora qualcuno che ricorda che Il 15 ottobre 2015? Ci fu: "l'alluvione".
"Ricordo - scrive in maniera puntuale Domenico De Masi - ai molti di corta memoria, che siamo ormai al terzo anniversario del nefasto evento che la notte tra il 14 e 15 ottobre di tre anni fa (nella foto un momento che esprime la grande drammaticità di quelle ore) vide un'enorme massa d'acqua entrare con violenza nella case delle persone per portarsi via e distruggere le cose più care interrompendo il proprio sonno e i propri sogni; costringendoli a fuggire come dei topi per non essere intrappolati, per trovare un angolo per salvarsi, aspettando che passasse il lungo buio ed arrivasse l'alba, sperando che qualcuno andasse a salvarli; cosa che per fortuna avvenne nella tarda mattina.
Come già ebbi modo di scrivere ed essere ascoltato da "Gazzetta", un altro anno è trascorso: "Questo veramente invano".
Questo lo affermo con molto rammarico in quanto, lo scorso anno, qualche lavoretto fu eseguito (pulizia dell'alveo dai tronchi di alberi trasportati dall'acqua e di alberi, cresciuti in abbondanza e indiscriminatamente nello stesso, per il mancato controllo e gestione del fiume da parte di quanti preposti a farlo).
In quest'ultimo, invece, non è stato realizzato nessun altro lavoro per eliminare le criticità esistenti già prima della fatidica alluvione ed aggravatesi successivamente.
Le persone che subirono danni e vissero quei giorni di paura, avrebbero voluto almeno la presenza delle istituzioni, tanto più di quelle locali (Comune, Provincia e Regione) e trovarle disponibili a risolvere le problematiche strutturali in modo da non dover vivere sempre con la paura che il "serpente" si svegli, ogni qualvolta il tempo minaccia pioggia e, in questi ultimi tempi, tutti sappiamo che le piogge non sono più "normali", ma andiamo verso un clima di tipo tropicale, anche questo ad opera di nostri sbagli nel rispettare l'ambiente e quindi modificare il clima in peggio.
Dopo tali eventi, quotidianamente, ascoltiamo o leggiamo di avvisi di criticità meteo, da parte della Protezione Civile, di svariati colori e importanza, pur mettersi al riparo da critiche e responsabilità.
Le persone, alluvionate aspettano ancora che le "istituzioni" facciano fronte alle promesse fatte, durante il pellegrinaggio-farsa, svolto nei giorni successivi all'evento ed all'attualità ancora tutte disattese.
Tutti furono illusi dalle promesse fatte, in un momento per questi di sconforto e dolore e fragilità, dovuto alle perdite di beni materiali ed anche umani.
Il tempo ha rimarginato alcune ferite e illusioni, constatando i fatti accaduti, dimostrando lo scorso 4 marzo (il giorno delle elezioni politiche ndr), che le promesse è meglio non farle, sapendo di mentire, (mi chiedo se lo hanno capito?).
Fino ad oggi solo in pochi (in gran parte i furbi), sono riusciti ad accedere ai pochi aiuti giunti allo scopo.
Molte famiglie, si sono dovute indebitare per poter ripristinare quanto perso o danneggiato; alle aziende, quelle più importanti, sono stati assegnati fondi, mentre la grande maggioranza, quelle agricole, aspettano ancora di conoscere casa accadrà alle varie istanze che furono invitati a presentare, a Provincia, Comune e Regione; facendo spendere altri soldi come si dice: "Ncoppo 'u cuotto, l'acqua vulluta".
Il territorio è rimasto senza interventi strutturali, per reggimentare le acque e, nel caso di contrada Pantano e Santa Clementina, senza nessuna opera di messa in sicurezza per le persone, in caso di nuovi eventi del genere, mi riferisco al consolidamento delle sponde fluviali, pulizia dall'enorme quantità di inerti depositati negli alvei, elevazione degli argini, rampa di accesso sulla Tangenziale Ovest, allargamento del ponte sulla dismessa linea ferroviaria per Napoli, all'ingresso della pista ciclabile, il quale in casi di emergenza è un vero tappo all'unica via di fuga degli abitanti, né è stato risolto il problema dell'allagamento del sottopasso lungo la strada che va verso contrada Sant'Angelo a Piesco.
Bisogna anche intervenire nel punto in cui il fiume si restringe a valle di Pantano che fa da imbuto al defluire delle ondate di piena.
Tali punti "critici", cui tutti concordano e promettono impegno per risolverli, restano tali da anni e soprattutto dagli ultimi eventi.
Con gli unici fondi ancora messi a disposizione dalla Politica Agricola Comunitaria (Pac), che non vengono spesi oppure elargiti a tutti tranne ai veri "aventi diritto"; in cosa possono ancora sperare gli ex alluvionati del 2015?
La cosa che, però, mi indigna di più è che a 1.000 giorni, gran parte (Stampa, politici, amministratori e comuni cittadini), non coinvolti direttamente, dimostrano memoria corta, su questi eventi.
Spero sia dovuto al fatto che quotidianamente accadono queste tragedie e la politica, gli amministratori restano impassibili e indifferenti, essendo i primi responsabili; mentre l'opinione pubblica spera sempre che non accada a loro; le ferite, i danni, le morti restano sempre a carico di chi li subisce.
In un Paese in cui siamo abituati a rincorrere le emergenze, non a prevenirle.
Come recita un proverbio: "U dulore è di chi 'u sente, non èì di chi pass e tremente".

comunicato n.116732



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