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Benevento, 14-10-2018 08:08 ____
Quella scrivania, nel corso di tanto tempo, conserva, gelosamente, gioie, sofferenze, lutti, diagnosi senza appello di tanti beneventani
Il papa' di Peppino De Lorenzo la compro' nel 1962 dalla storica ditta De Angelis in via Orbilio Pupillo e la pago 70mila lire. Quell'oggetto e la sua lunga storia e' stata raccontata in un commosso incontro al figlio di Valentino, Enzo
Nostro servizio
  

Nel novero della rievocazione di personaggi ed eventi importanti legati alla storia del territorio sannita, il nostro Peppino De Lorenzo sofferma l'attenzione su di una nota azienda commerciale destinata alla vendita di mobili che, per tutto il secolo scorso, fu un punto di riferimento per tanti beneventani.
La ditta De Angelis, per la precisione. In quel tempo, infatti, non esistevano i grandi e numerosi padiglioni di oggi.
Ecco quanto si legge.
"Alcune settimane fa, mi sono trovato fuori città per qualche giorno.
Giunto nella località stabilita, nella stessa sede logistica scelta per il soggiorno, ho intravisto molti beneventani.
In tanti, ben si sa, stando fuori ed interrompendo, volutamente, le quotidiane abitudini, c'è il desiderio di evitare l'incontro con i propri concittadini.
Personalmente, ad onor del vero, sono stato sempre di parere contrario e la ragione, forse, è da ricercarsi nella mia poca resistenza a stare molto a lungo lontano dalla città e dal quotidiano di sempre.
Per questo, gradisco sempre trovare altrove persone della mia terra.
Tra i beneventani incontrati fuori sede, mi ha colpito il carattere aperto ed estremamente cordiale di uno di loro che non conoscevo.
Questi, infatti, nel vedermi, ha manifestato nei miei confronti un'accoglienza davvero insolita, pur non avendo avuto mai rapporti con me.
Enzo De Angelis, il suo nome, che, poi, da informazioni assunte in sede, ho appreso essere l'ultimo discendente della storica ditta di mobili, qui a Benevento, anche se lui, oggi, svolge una ben precisa attività professionale che nulla ha di commerciale.
La ditta, all'epoca unica in città, fu fondata, nel 1897, dal bisnonno Enrico De Angelis e, poi, proseguita dal nonno Oreste (nella foto di apertura Ferdinando Facchiano, presidente della Camera di Commercio, consegna un attestato di riconoscimento ad Oreste De Angelis per l'attività commerciale svolta), ed in ultimo dal padre Valentino e dallo zio Enrico, che aveva la sua storica ubicazione in via Orbilio Pupillo (a scesa d'u Gesù), accanto all'allora sede del Liceo Scientifico e poi, negli anni successivi, in via Munazio Planco, nei pressi della stazione Appia.
Valentino De Angelis, spentosi pochi mesi fa, padre del mio interlocutore, era uno dei personaggi più noti del rione ferrovia, ove viveva con sua moglie, Anna Pasquino.
Sua abitudine era quella di recarsi, quotidianamente, presso il suo negozio, sempre a piedi ed era piacevole vederlo fermarsi, di continuo, con i tanti passanti essendo, tra l'altro, fors'anche per la sua particolare attività, conosciuto da tutti.
Enzo De Angelis, con la sua disponibilità oltre misura, a breve distanza dalla nostra conoscenza, d'improvviso, mi ha posto una domanda ben precisa che, ad onor del vero, mi ha preso davvero impreparato.
Infatti, senza mezzi termini, mi ha detto: "Tu che conosci a fondo la storia e le usanze della nostra terra, non puoi mancare di aprire anche per la mia famiglia un cassettino della tua memoria".
Ho cercato, molto timidamente, di replicare asserendo di ricordare molto bene che la ditta di mobili, fondata dal suo bisnonno, all'epoca, fosse l'unica del territorio. In quel tempo, infatti, non esistevano gli attuali e lussuosi espositori di oggi, che troviamo diffusi intorno all'intero perimetro cittadino.
Mi sono subito accorto che la mia risposta non fosse soddisfacente.
Lo leggevo sul volto solare del mio nuovo amico, conosciuto per caso in una zona, tra l'altro, lontana da Benevento.
Un volto, il suo, che non permetteva infingimenti.
Ho trascorso una notte insonne rovellandomi il cervello. Alle quattro del mattino, l'improvvisa intuizione.
Le poche ore che dividevano dall'alba sono state lunghissime e, così, finalmente, di buon mattino, ho aspettato l'amico e, dinanzi ad un caffè che, per dirla con Totò, sapeva più di ciofeca sport, ho iniziato il mio racconto, frutto del contenuto del cassettino della memoria, aperto nel pieno della notte.
"Enzo, gli ho detto, di quel negozio dei tuoi familiari, a te, giustamente, tanto caro, serbo un ricordo dolcissimo.
Stavo per concludere la scuola media, era l'anno 1962 e mio padre, nel momento in cui avrei dovuto iniziare a frequentare il Liceo, mi promise una stanza tutta per me, ovviamente, con una nuova scrivania che si adattasse a chi, come me, si incamminava in studi più severi.
Insieme, come eravamo soliti fare, una mattina, in piena estate, ci recammo in via Orbilio Pupillo, presso il negozio di mobili di tuo nonno.
Lì, ebbi una scrivania, tra le più belle in esposizione, che, allora, pagammo settantamila lire.
La mia felicità di ragazzo fu infranta quando gli operai, all'orario convenuto, guidati dal mitico Leonida Beltramonte, fedele dell'esercizio, giunsero, per la consegna, dinanzi alla porta della nostra abitazione, in piazza S. Maria. Avendo, infatti, tenuto all'oscuro mia madre, che incolpava mio padre di assecondare ogni mia richiesta, lei andò su tutte le furie sostenendo che quella fosse un'altra spesa inutile".
Mentre ho proseguito il mio racconto, Enzo, il mio nuovo amico, ascoltava ed i suoi occhi divenivano sempre più luminosi. Era quella una storia che apparteneva, intimamente, alla sua famiglia, da lui tanto amata.
Ed io ho proseguito: "Gli operai rimasero per una buona mezz'ora dinanzi alla porta, appoggiandosi alla stessa scrivania, nell'attesa che mia madre si convincesse.
Ad un tratto, fu proprio Beltramonte, senza volerlo, a risolvere l'inconveniente. Infatti, dopo aver chiesto a mia madre se veramente non ci fosse spazio a sufficienza che potesse accogliere il nuovo mobile, la pregò di mostrargli l'interno della casa, al fine di trovare insieme una soluzione.
Quando prese contezza che vi erano a disposizione due appartamenti che utilizzavamo solo in tre componenti la famiglia, ebbe l'ardire di replicare a mia madre che si trattasse solo di una esagerazione da parte sua. Solo così, la scrivania varcò, finalmente, l'uscio di casa".
Mentre l'amico Enzo ascoltava, io ho aggiunto: "Vedi, gli ho confidato, quella scrivania mi ha accompagnato per tutti gli studi liceali e lì ho preparato ogni esame universitario. E non finisce qui.
Quarant'anni di professione sono stati svolti con la sua compagnia.
Molti beneventani, da tanti anni, ed ancora oggi, si siedono dinanzi a quella scrivania, che si è dimostrata indistruttibile, frutto del materiale che si usava all'epoca.
Lì dietro, l'uno accanto all'altra, sono stato con mia moglie per giornate intere, da quando eravamo fidanzati, ad oggi, che siamo nonni.
Una corsa meravigliosa, stupenda, irripetibile.
Di questo, ringrazio il destino per quanto mi ha dato.
Quella scrivania, nel corso di tanto tempo, conserva, gelosamente, gioie, sofferenze, lutti, diagnosi senza appello di tanti beneventani.
Ed ho scritto a mio nipote Giuseppe, in una lettera che leggerà dopo la mia morte, di conservarla anche dopo di me, essendo sicuro che mi sopravviverà per la fortezza di quel legno".
Enzo, a questo racconto, è rimasto commosso al punto che ha preferito non aspettare il ritorno a Benevento per vederla, ma, seduta stante, per assecondare la sua pressante richiesta, ho pregato, telefonicamente, la mia segretaria di fare delle foto ed inviarle a noi.
E, in ultimo, ritornato in città, dal mio archivio, ho ricavato il necrologio che, guarda caso, scrissi proprio io su "Messaggio d'Oggi", quando, nel dicembre 1976, morì Oreste De Angelis.
In esso, si legge: "Dopo una vita dedicata interamente al lavoro ed al culto della famiglia, inteso nel senso più sacro della parola, si è spento, all'età di 82 anni, il commendator Oreste De Angelis, decano dei commercianti sanniti. In questo momento di dolore, dalle colonne di "Messaggio d'Oggi", facciamo giungere ai figli, ai nipoti ed ai familiari tutti le nostre vive condoglianze".
Grazie, Enzo carissimo, per avermi offerto l'opportunità per questo lontano, ma sempre vivo ricordo; grazie, al destino che ci ha permesso di conoscerci; grazie, per le ore, purtroppo poche, di gioia trascorse con te lontano da Benevento; grazie, per avermi invitato a quella suggestiva cena in bianco da te organizzata.
Quest'ultima non la dimenticherò anche perché è stata una tua creazione e non già fotocopia di qualche altra di più succulenta fattura.
Malgrado, per natura, sia poco incline ad eventi del genere, tu, in ultimo, mi hai convinto a partecipare ed ho vissuto quel sabato sera con piacere anche se, per evitare che fossi solo io ad essere vestito colorato, quella camicia bianca, procuratami da mio figlio per necessità, era così stretta che mi ha permesso, fors'anche senza volerlo, di provare, con qualche anno di ritardo, la sofferenza intrisa nella "camicia di forza" che, con vigore, in anni lontani, usavamo per i nostri pazienti psichiatrici, prima dell'avvento degli psicofarmaci.
Ed i mastrogiorgi, per imporne la vestizione, erano dei maestri".


Conviviale cui parteciparono architetti ed arredatori                                              Una esposizione pubblicitaria di mobili.

 

Benedizione del padiglione della ditta De Angelis                                               Una esposizione di mobili con titolari e dipendenti.
alla Fiera campionaria tenutasi nel 1960 in piazza Risorgimento                   Fra gli altri, è visibile, in primo piano, Leonida Beltramonte,
                                                                                                                                          fedele operaio della ditta


 

                                                                                  La scrivania che ha dato origine all'articolo

                                              

comunicato n.116731



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