| Benevento, 15-08-2018 20:45 |
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Il ponte sul Torrente San Nicola deve subire una nuova e severa verifica in quelle parti che non sono state nemmeno ispezionate dai precedenti lavori
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Nostro servizio |
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La vicenda del nostro ponte Morandi, che a Benevento è chiamato ponte sul Torrente San Nicola (nella foto il giorno della sua chiusura al traffico in via prudenziale), va approfondita.
E' quello che abbiamo tentato di fare nel pomeriggio.
Confermiamo che, allo stato, non appaiono esserci pericoli di sorta, ma non ci sono nemmeno certificazioni contrarie.
Veniamo al racconto dei fatti.
Quello che abbiamo scritto in mattinata appartiene alla cronaca giornalistica e lì non c'è nulla da precisare.
Il ponte San Nicola aveva già subito la chiusura parziale ben prima dell'alluvione del 15 ottobre 2015, sotto l'amministrazione di Fausto Pepe che procurò anche di fare i dovuti sondaggi e carotaggi alla base del ponte.
Poi ci fu il disastro giunto dal cielo e, quindi, si passò ad attuare un'azione di recupero della sicurezza del ponte la cui testa si era discostata dall'approdo su terra, su base solida, dalla parte di contrada Capodimonte.
Responsabile del procedimento fu nominato Giuseppe Soreca e direttore dei lavori Raffaele Iele, entrambi ingegneri del Comune di Benevento.
I lavori sono stati avviati ed ultimati ed il ponte riaperto.
Ora c'è stata la tragedia di Genova e tutti sono attenti a verificare i ponti nei propri territori soprattutto se quel ponte, come nel caso di Benevento, è stato anch'esso costruito dall'ingegnere Morandi, lo stesso della struttura ligure.
Noi di "Gazzetta" abbiamo quindi interrogato sia l'assessore alle Opere Pubbliche, Mario Pasquariello, che il sindaco, Clemente Mastella, se, al di là del lavoro svolto per riancorare il ponte alla terra ferma, ci si fosse anche preoccupati di verificare la stabilità del tratto, peraltro non sostenuto da arcate, che va dalla zona della Rotonda delle Scienze a località Capodimonte e viceversa.
No, ci è stato detto.
I lavori contemplavano altro e per andare a verificare la solidità del tratto di strada occorrevano altri mezzi e strumenti, probabilmente l'impalcatura e quindi la necessaria chiusura del ponte, che in quei fondi non erano previsti.
Non è possibile dal basso verificare se ci sono crepe, se i ferri sono fuori dal cemento armato e se ci sono, dunque, danni che possano minare la stabilità del ponte medesimo.
Dunque, una cosa è stato il riammagliamento del ponte alla zona di terra ferma verso Capodimonte ed una cosa è la verifica del tratto di strada che compone il ponte.
Il sindaco Mastella ci ha detto che, al suo ritorno dalle vacanze, convocherà un tavolo per valutare il da farsi.
A questo tavolo, ci sarà l'Università degli Studi del Sannio con il rettore, Filippo de Rossi, Edoardo Cosenza, docente dell'Università degli Studi di Napoli, e Maurizio Perlingieri, dirigente del Comune di Benevento.
Preso atto, però, che su quel ponte si è agito per tutt'altro e non sulla stabilità del tratto e, quindi, dei materiali che lo compongono, è molto probabile che esso sia chiuso al transito dei mezzi pesanti.
Questa valutazione sarà fatta con il comandante della Polizia Municipale, Giovanni Fantasia.
Insomma, a ben guardare, non possono essere considerati esaustivi i lavori svolti con i fondi dell'alluvione.
Ora occorre capire se la struttura in cemento armato, che è addirittura antecedente a quella crollata a Genova, abbia subito dei danni o meno in tutti questi anni nonostante sia pure messo nel conto il fatto che la salsedine, che qui da noi non esiste come a Genova che ha il mare, non abbia potuto svolgere il suo ruolo devastante e che la forma del nostro ponte è completamente diversa da quella crollata in Liguria.
Ci si augura che, in questa occasione, venga finalmente risolta anche la vicenda del passaggio pedonale ancora oggi consentito solo ad un lato.
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