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Benevento, 18-02-2018 09:34 ____
Siamo precipitati in una vera e propria giungla in cui dei fannulloni, spinti dall'euforia e dall'eccitazione, sfidano la legge a viso aperto
Il ritmo con il quale si sfregiano i monumenti della citta' e' sempre piu' incalzante. L'ultimo episodio e' quello che ha visto la distruzione della targa dell'obelisco egizio nella centralissima piazza Papiniano
di Giuseppe De Lorenzo
  

Il ritmo appare ormai sempre più incalzante e gli episodi, l'uno dopo l'altro, non si contano. Intendiamo, nello specifico, riferirci al quotidiano sfregio ai danni dei monumenti della città.
L'ultimo è quello di qualche giorno fa che ha visto la distruzione della targa dell'obelisco ubicato nella centralissima piazza Papiniano (nella foto un momento della inaugurazione della targa offerta dai Lions), che è posizionato in quell'area dal 1872, dopo essere stato spostato dalla precedente localizzazione in piazza Duomo ove fu eretto nel 1597.
A quanto è dato sapere, ad oggi, nel corso di secoli, mai vi era stato un atto vandalico del genere.
Ed, infatti, sino ad alcuni anni fa, azioni di questo tipo erano impensabili dal momento che l'amore per la propria terra era sentito, segnatamente, proprio da parte dei giovani.
Oggi, tutto è mutato.
Gli episodi degli ultimi tempi mettono in evidenza solo la presenza assidua di un mucchio di fannulloni, ma, purtroppo, fanno anche emergere, senza scusanti, l'assenza di quelli che dovrebbero essere i poteri di controllo.
Per questo, è davvero difficile comprendere appieno cosa provino i balordi nel rendersi artefici di scempi del genere.
Nè è facile capire quanto gusto abbiano nell'imbrattare, a ritmo sempre più sostenuto, quelli che si scagliano contro i luoghi simbolo della città.
Ecco, ormai siamo precipitati in una vera e propria giungla in cui dei fannulloni, spinti dall'euforia e dall'eccitazione, sfidano la legge a viso aperto essendo ben convinti di farla franca.
Noi di una certa età non ci troviamo più a vivere in un mondo in cui si è perso finanche l'amore della propria terra.
Siamo, dolorosamente, preda di ragazzi che, magari sotto l'effetto di sostanze, nel corso dei loro bivacchi notturni, si eccitano a compiere prodezze del genere.
Prima questi bivacchi notturni non esistevano e tutti i ragazzi, senza eccezione, dormivano nel proprio letto, magari sognando un futuro roseo, scorgendo sul proprio cammino alberi meravigliosi che, poi, non avrebbero trovato.
Altro che spinelli, canne e tutte le diavolerie del genere, di cui anche la nostra città, sino a non molto, tranquilla, e, oggi, stracolma, al pari dei grossi centri urbani.
Negli anni addietro ogni angolo della propria terra parlava, custodiva i ricordi cari, si era legati più di ogni altra cosa al mondo.
Oggi, tutto l'amore di un tempo ha ceduto il passo ad un disamore incarnato, all'offesa, all'insulto per i più banali e futili motivi.
Personalmente, ritengo che la nostra sia una città alla quale, malgrado legatissimo, non mi ci ritrovo più perchè scorgo, tra l'altro, uno Stato praticamente assente.

comunicato n.110296



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