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Benevento, 11-12-2017 21:03 ____
Raffaele De Caro: Si puo' essere ministri, sottosegretario e perfino deputato per caso ma non successore di Benedetto Croce
Cosi' Umberto Del Basso De Caro nel tratteggiare la grande figura del nonno alla presentazione del libro che Andrea Jelardi ha scritto per Realta' Sannita. Mario Pedicini: Una persona piu' che una personalita', disponibile con tutti
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Ancora un volume di grande pregio va ad arricchire la oramai imponente produzione editoriale di "Realtà Sannita" che stavolta con "Raffaele De Caro. Deputato e ministro liberale", di Andrea Jelardi, tratteggia il carattere, la storia, le vicissitudini di un uomo politico importante per la nostra terra, Raffaele De Caro appunto, che ancora oggi, per chi solo si avvicina alla storia locale del nostro Sannio, non può che riscontrare ed apprezzare.
Il volume è stato presentato all'Auditorium "Vergineo" dinanzi ad un folto pubblico.
Ad aprire i lavori, è stato l'editore Giovanni Fuccio che ha parlato del disastro in cui versa il mondo dell'editoria sannita senza che ci sia da parte di qualcuno un interessamento vero ed importante.
Finanche le Biblioteche, a cominciare da quella Provinciale di corso Garibaldi, sono manchevoli delle edizioni locali.
Magari hanno grandi ed importanti testi a carattere nazionale, che possono stare anche meglio altrove ma poi non hanno i racconti delle storie della nostra terra.
Ci auguriamo di non essere ancora lasciati solo, ha concluso Fuccio, nell'interesse esclusivo del territorio.
Noi, dal canto nostro, non ci fermeremo e proseguiremo nelle nostre iniziative.
La parola è, quindi, passata a Mario Pedicini, colonna storica del giornalismo sannita e di Realtà Sannita in particolare con la quale collabora praticamente da sempre con i suoi editoriali sempre pungenti ed attenti alle problematiche attuali.
Pedicini si è detto pronto ad un intervento a fisarmonica, che può dilatarsi cioè ma anche restringersi, a seconda che bisognasse attendere a breve o a lungo l'arrivo in aula di Umberto Del Basso De Caro impegnato nella sua vicenda giudiziaria proprio oggi e della quale brevemente accennerà all'inizio del suo intrervento.
La notizia della morte di De Caro, ha detto Pedicini, fu data dalla radio.
Eravamo nel 1961, un'altra rea, un'altra epoca nella quale la lotta politica e l'attenzione della gente era completamente diversa.
Quella di stasera, ha detto il giornalista, è una rievocazione ma anche una ripassata per le persone più anziane nonché un auspicio che a questo libro si avvicinino anche i giovani.
De Caro è una persona più che una personalità, disponibile con tutti e questo suo comportamento fu spesso citato anche come una negatività.
Nel 1919, con la sua prima elezione in Parlamento, ha cominciato ad avere bisogno dei suoi elettori.
Egli ha sempre inteso la politica come servizio ed impegno coerente.
Non è mai sceso a compromesso con le vicende della Storia e non ha mai approfittato nemmeno della sua amicizia con Alfredo De Marsico, leader del fascismo locale e nazionale e che, invece, nascose alle ire del regime e poi alla sua caduta da quelle dei vincitori, nella vicina Paolisi.
Dopo la pausa del fascismo, De Caro venne eletto alla Costituente il 2 giugno 1946 e con lui furono altrettanto sanniti tutti i quattro rappresentanti del Collegio.
L'altro liberale fu Antonio Cifaldi entrambi eletti assieme ai democristiani Giovan Battista Bosco Lucarelli e Giovanni Perlingieri, la crema della classe dirigente di Benevento che non era compromessa con il fascismo, ma che neanche fu nemica del regime.
De Caro muore a Torino esattamente cento anni dopo Camillo Benso, conte di Cavour e come Cavour che non riuscì a vedere i frutti della sua politica così De Caro non vide il declino di quella Italia repubblicana fondata sul Parlamento e che solo allora cominciava a chinare il capo.
Gennaro Papa, novantaduenne, altro personaggio storico della politica sannita, parlamentare liberale, ha parlato addirittura di un fremito che ha pervaso la sua famiglia alla notizia dell'uscita del libro su De Caro.
Fisicamente, ha ancora detto Papa, l'ho conosciuto nel 1943, a settembre.
Per me De Caro rappresenta la presenza di un personaggio nei confronti del quale tutti potevano rivolgersi.
E' in pratica uno degli uomini che la Provvidenza talvolta destina alla popolazione.
Mi sono commosso, ha concluso l'anziano parlamentare, alla lettura del libro, una rappresentazione vivente tra la mia famiglia e quella di De Caro.
Ad intervenire è stato, quindi, il sottosegretario Umberto Del Basso De Caro che, poche parole iniziali, le ha dedicate, appunto, alla sua vicenda giudiziaria e che coinvolge anche la moglie, dirigente dell'Ospedale "Rummo".
Un'oretta di ritardo, ha detto, per adempiere a superiori impegni inderogabili che spero di aver assolto nel migliore dei modi. Poi vedremo.
La lettura non compete a me.
Noi diamo semplicemente un contributo all'affermazione della verità.
E' la massima espresione della giusizia, questa.
Sin qui l'accenno del parlamentare alla deposizione dinanzi ai pubblici ministeri.
Quindi, è entrato nel vivo del discorso complimentandosi innanzitutto con l'autore, Andrea Jelardi, che non aveva conosciuto fino a stasera.
La sua data di nascita è incompatibile con il narrato, non ha l'età giusta ma i riferimenti sono stati quelli giusti e ben descritti con ogni particolare.
Del Basso De Caro ha quindi attinto alla memoria per narrare qualche episodio della sua vita con questo grande della politica.
Ho assistito alle Olimpiadi del 1960 (Raffaele De Caro morirà di infarto a Torino, l'anno successivo) ed egli mi accompagnò a tutte le manifestazioni e mi sono trovato così ad assistere anche alla splendida vittoria di Berruti.
Gran parte delle mie informazioni su De Caro, ha detto Del Basso De Caro che alla morte del nonno aveva 8 anni, le ho attinte dall'ambito familiare, da mio padre Guido e da mia nonna Maria e da tanti amici e quindi anche da Gennaro Papa che di De Caro ne fu l'erede politico mentre mio padre ne fu quello professionale.
Dove aveva una clientela importante, ha detto il sottosegretario, lì vi era un forte radicamento anche politico.
Montesarchio fu certamente una sua roccaforte.
Venne eletto alla Camera quando era già stato consigliere provinciale e comunale.
Fu vicino a Nitti e non a Giolitti e dunque fu un liberale radicale.
Era un personaggio illustre e principe del Foro e quando fu nominato ministro, gli avvocati sanniti si inventarono la funzioni vicarie della presidenza dell'Ordine, che affidarono ad Alfredo Facchiano, papà di Ferdinando, pur di non perdere il loro presidente che nel frattempo era entrato nel governo ed aveva per questo dovuto sospendersi dalla professione di avvocato, come ho dovuto fare io da sottosegretario di Stato.
Ma un altro grande momento importante della vita di quest'uomo fu la sua successione, alla guida nazionale del Partito Liberale Italiano, a Benedetto Croce.
Una cosa questa di cui andare molto fieri.
Si può essere ministri, sottosegretario e perfino deputato per caso, ha concluso il parlamentare, ma non successore di Benedetto Croce (c'è da dire che Umberto Del Basso De Caro si è commosso almeno un paio di volte nel raccontare questi fatti riferiti a suo nonno).
Ha chiuso la serata lo stesso autore Andrea Jelardi affermando che nella sua famiglia, a San Marco dei Cavoti, sono passati diversi personaggi tra cui De Caro, appunto, ma anche De Nicola.
Di loro ha detto Jelardi, ho tratteggiato molto l'aspetto umano.

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

 

 

 

 

 

 

 

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