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Benevento, 05-12-2017 12:20 ____
Nessuna cerimonia e nessun momento di preghiera per onorare la memoria di Antonio Di Stasi deceduto per mano dei terroristi
Si tratta di un finanziere che giovanissimo, appena ventiduenne, fu catapultato in una realta' caratterizzata da incertezze di ogni genere
di Giacomo De Angelis
  

Quante le vittime del dovere?
Il dovere di difendere la Patria onorato dai tanti militari morti in guerra, come il monumento ai Caduti testimonia e ci ricorda; il dovere di difendere i cittadini, onorato dai tanti rappresentanti delle Forze dell'ordine uccisi nell'adempimento del loro dovere, come l'appuntato dei Carabinieri Vittorio Vaccarella, assassinato nel 1970 e ricordato dalla comunità parrocchiale di Ponte su iniziativa del Coordinamento di Libera e dell'Arma dei Carabinieri.
Accanto a costoro vanno, poi, ricordate le vittime civili e militari delle missioni di pace.
Si è, infatti, celebrata la "Giornata del Ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace".
Ebbene, anche se nessuna cerimonia e nessun momento di preghiera sono stati organizzati dalle istituzioni locali, Ponte e la sua comunità annoverano un degno rappresentante anche di questa categoria di vittime.
Forse non tutti conoscono la storia di Antonio Di Stasi, del finanziere Antonio Di Stasi deceduto per mano di terroristi in Eritrea nel lontano 1949.
Giovanissimo, appena ventidue anni, fu catapultato in una realtà caratterizzata da incertezze di ogni genere, soprattutto di sicurezza pubblica per la presenza di banditi e terroristi.
Una rappresentazione della situazione, anche di politica internazionale, si può ricavare da un "ricordo" scritto dal maggiore Gerardo Severino, intitolato "Le Eroiche Fiamme Gialle di Senafè".
Un breve scritto che inquadra la missione di pace e che, inoltre, ci narra gli ultimi istanti di vita del nostro giovanissimo eroe.
Vittima, insieme con altri suoi colleghi, di un attacco proditorio e tragico.
Un blitz organizzato e finalizzato a uccidere chi, in quella terra, era stato inviato per tutelare la popolazione locale.
Infatti, "nei primi mesi del 1949 la situazione dell'ordine pubblico in Eritrea aveva assunto proporzioni davvero allarmanti, tanto che quasi ogni giorno i giornali di Asmara aggiornavano i lettori con un triste bilancio dei morti e dei feriti.
L'integralismo religioso, l'ostilità preconcetta nei confronti degli italiani, ma soprattutto un elevato nomadismo, avevano trasformato l'attività della missione di pace in una vera e propria "campagna di guerra".
Ebbene, nonostante tale situazione di pericolo persistente, quando non in servizio Di Stasi e i suoi colleghi erano disarmati in ossequio ad un'ordinanza delle competenti autorità politico-diplomatiche britanniche. Pertanto, come il maggiore Severino evidenzia, questo elemento fu fatale per Di Stasi, per un suo collega e per un civile.
Una morte violenta, dunque, con tre colpi di fucile.
Era il 5 marzo del 1949, e, ironia della sorte, Antonio Di Stasi era stato trasferito a Senafé la stessa mattina!
A lui, nel 2008, è stata intitolata la caserma della Guardia di Finanza di Solopaca.
Il 12 maggio del 2015, infine, il presidente della Repubblica ha conferito all'eroico finanziere la Medaglia di Bronzo al Valore della Guardia di Finanza "alla memoria" con la seguente motivazione: "Mentre insieme ad altri finanzieri usciva dalla caserma, veniva aggredito nell'oscurità da banditi con il lancio di bombe a mano e colpi di moschetto.
Dopo aver eroicamente opposto resistenza veniva attinto da colpi di scimitarra, trovando la morte.
Fulgido esempio di attaccamento al dovere spinto all'estremo sacrificio. Senafè (Eritrea), 5 marzo 1949".
Il nome del finanziere Di Stasi è comunque annoverato sulle lapidi del locale monumento ai Caduti in Guerra; e tale circostanza, unita all'incompletezza a seguito di distacco dei numeri finali della data della morte, ha finora indotto a considerarlo un deceduto in Guerra, anziché una vittima in "tempo di Pace".
Quale la differenza?
In sostanza nessuna, ma distinguerlo potrebbe, oggi, in questo mutato e quanto mai mutabile contesto di politica globale, ispirare non solo qualche pertinente preghiera per coloro che sono stati e sono tuttora utilizzati come scudi di Pace e non armi di Guerra, ma soprattutto qualche pacata riflessione.

 

comunicato n.108132



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