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Benevento, 25-06-2017 12:30 ____
Peppino De Lorenzo ritorna sullo stato di tenuta del Cimitero e riporta la grande differenza esistente tra la gestione privata e quella pubblica
E poi chiede a Mastella di ridare dignita' al sepolcro di Vincenzo Cimbaroli che alla morte lascio' tutto ai poveri di Benevento e che oggi vede cosi' oltraggiata la sua tomba
Nostro servizio
  

Peppino De Lorenzo ritorna oggi, da par suo, sullo stato di tenuta del Cimitero comunale e riporta la grande differenza esistente tra le gestione privata, quella delle Confraternite, e quella pubblica, effettuata direttamente dal Comune di Benevento.
"Ieri mattina - ci scrive - nel corso della mia quotidiana visita al Cimitero comunale, senza volerlo, ho avuto l'opportunità di poter verificare quanto divario esista tra la gestione del pubblico e del privato.
La mia, tuttavia, da incarnato cultore di esperienze insolite, è bene precisarlo, rimane una semplice constatazione e, quindi, non, di certo, una sterile e banale polemica.
Il tutto con quella pacatezza frutto degli anni e con la convinzione, ormai radicata, che Benevento è sicuramente più ricca di conforti materiali, ma del tutto incapace di sperare che domani sarà meglio di oggi e dopodomani meglio di domani.
Bene.
Tempo fa, ebbi modo di porre in evidenza ("Gazzetta" del 9 febbraio 2015) che, presso il Cimitero della città, la lapide che ricorda un nostro illustre conterraneo, Vincenzo Cimbaroli per la precisione, ove sono custoditi i suoi resti mortali, non solo era cadente, ma innanzi a quest'ultima ed intorno vi era abbondante materiale di risulta per lavori eseguiti, nonchè rifiuti di ogni genere.
In quella occasione, ebbi modo di ricordare che Vincenzo Cimbaroli fu noto avvocato beneventano e, per diversi anni, ricoprì la funzione di segretario del Comune di Benevento.
Fu tanto benemerito che, oltre ad aver svolto il suo incarico in modo esemplare, morendo, lasciò i suoi averi ai poveri della nostra città.
La Giunta comunale, per tale motivo, decise di conservare le sue spoglie in modo che tutti ne avessero un meritato ricordo negli anni.
Nel contempo, gli fu intitolata una strada nei pressi di piazza Santa Maria.
Quest'ultima è, poi, scomparsa quando, appunto in piazza Santa Maria, furono rimossi i ruderi dell'ultimo conflitto mondiale.
Oggi, ne sopravvive solo la targa.
Da tempo, il loculo che accoglie le spoglie di Vincenzo Cimbaroli offre uno spettacolo abnorme, un brutto esempio civico con mancanza di spirito e senso comune.
In quella occasione, mi rivolsi al sindaco dell'epoca al fine che qualcosa venisse fatto.
Non solo la situazione era ed è rimasta tale, ma ebbi anche una risposta risentita da parte di qualche dirigente sulla quale, ancora oggi, è meglio soprassedere.
Tale la gravità.
Così, ieri, mi sono ritrovato ancora dinanzi allo stesso spettacolo indecente provando il medesimo immenso dolore nel visionare quello sconcio.
Il silenzio, infatti, per un beneventano come me, equivale ad un'ipocrita complicità.
Mi sono reso conto di trovarmi innanzi ad un malinconico declino, sprofondati come siamo nella indifferenza e nella incapacità di chi ha il compito di garantire la nostra dignità.
Mentre ero preso dai miei pensieri, ho sentito qualcuno alle mie spalle, che, dopo avermi preso per il braccio, pacatamente, mi ha invitato a seguirlo.
Era Giuseppe Di Pietro, già stimato docente di Tedesco presso il locale Liceo Scientifico.
Mi ha accompagnato all'interno della Confraternita "San Giovenale" che lui amministra.
Lì mi sono imbattuto in una certosina opera di restauro di cui, malgrado la mia capillare conoscenza del luogo sacro, non conoscevo la recente realizzazione.
Loculi tutti con lo stesso tipo e colore di marmo, gradini lucidi, pulizia encomiabile, sinanche le indicazioni dei nomi sui sepolcri con metallo dello stesso tipo.
La visita si è conclusa dinanzi all'ossario che custodisce i resti di tanti nostri concittadini.
E' difficle rendere con efficacia l'ordine che ho constatato di persona.
Ho ringraziato l'amico Di Pietro per quella lezione di vita che, guarda caso, è provenuta dai morti. 
Ecco un vero e proprio abisso tra la gestione del pubblico e del privato che non si ferma neanche dinanzi alla realtà della morte.
Rivolgo, per questo, un invito al sindaco Mastella al fine che dia disposizioni concrete onde ridare dignità al sepolcro di Vincenzo Cimbaroli.
Voglio sperare che lui non manifesti lo stesso silenzio di chi lo ha preceduto e non mi faccia rispondere da terzi con toni spiacevoli che, di certo, non si addicono a circostanze del genere.
A Clemente Mastella ripropongo la stessa domanda posta al suo predecessore: Cosa proveranno, allora mi chiesi ed oggi mi richiedo, un giorno lontano, i nostri eredi se, la tua lapide marmorea, la mia, quella dei nostri concittadini, troveranno l'incuria, divenendo ricettacolo di rifiuti, così come oggi è capitato a Vincenzo Cimbaroli.
E' bene riflettere.
Perchè lì troveranno fine le nostre glorie terrene. Ed alcuno ne sarà esente".

 

comunicato n.103530



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