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Benevento, 16-05-2017 12:11 ____
La persecuzione delle streghe e' stato uno dei momenti piu' brutti nella storia della guerra tra maschi e femmine
Alessandro Cecchi Paone analizza il fenomeno nel corso di un incontro sulle "Credenze popolari" voluto dall'Universita' del Sannio ed a cui hanno preso anche parte Filippo de Rossi, Clemente Mastella, Fabio Garuti e monsignor Felice Accrocca
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L'Università degli Studi del Sannio ha accolto stamane il giornalista e divulgatore scientifico, oltre che docente universitario, Alessandro Cecchi Paone (che con noi si è definito un simpatizzante di Benevento essendo già stato più volte nella nostra città) che, assieme a Fabrio Garuti, autore del libro "Le streghe di Benevento. La grande bugia" e l'arcivescovo, monsignor Felice Accocca, hanno trattato il tema: "Credenze popolari".
Ad aprire i lavori, è stato il saluto del rettore, Filippo de Rossi, il quale ha parlato di un'ulteriore tappa di UniSannio Cultura, questo contenitore di eventi nato per approfondire tematiche culturali, appunto e che possono attrarre l'interesse generale e non solo degli specialisti dei corsi accademici.
Ed infatti, l'Aula del Demm è stata riempita anche da tanti alunni delle scuole superiori tra cui quelli del Liceo dell'Istituto "La Salle".
Il sindaco Clemente Mastella, che si è definito, appunto, sindaco della città delle streghe, ha ricordato che la leggenda delle streghe medesime, delle janare, nasce nel periodo longobardo e da un popolo che, nonostante si fosse convertito al cristianesimo, praticava il culto della dea Iside ed ha ricordato come Benevento sia la seconda città d'Italia come presenza di reperti relativi al culto della dea Iside che fu introdotto da Diocleziano che rapinava in Egitto questi reperti e li portava a Benevento.
Relativamente alle streghe, siamo al dato delle credenze popolari, ha detto Mastella, più che delle convinzioni, siamo come a parlare delle proprietà del sale lanciato in un certo modo o della jella, dicerie trasmesse da padre a figlio.
Ma c'è un ritorno forte alla religione, un ritorno di Dio ed invochiamo per questo che ci si concentri sui grandi temi, assieme alle altre confessioni, come quello della pace che registra sempre più insuccessi.
E’ stimato, ha detto ancora Mastella, che quest'anno giungeranno in Italia alti 200mila immigrati, un numero enorme, che produrrà altre problematiche che dovranno essere affrontate.
Ancora sul tema dei valori e delle problematiche di oggi, tra cui vi è certamente quella dei continui suicidi che si registrano periodicamente, il sindaco ha annunciato di aver promesso ad una mamma di farsi propagatore della vita.
Il rettore de Rossi si è soffermato anch'egli sul ritorno delle credenze popolari che giungono come false verità propagandate, peraltro, con mezzi moderni e potenti e non più, come una volta, per trasmissione orale.
Fabio Garuti, docente universitario ed autore di un testo sulle streghe, ha voluto sottolineare come tale fenomeno non si attribuisse a personalità malefiche, ma a situazioni naturali ed ha ripartito il fenomeno del culto come monoteistico e di stampo matriarcale, poi politeista e dunque di stampo ancora matriarcale con Iside ed infine patriarcale con Zeus.
Poi al monoteismo di stampo patriarcale si è opposto il cristianesimo e Benevento assurge a ruolo simbolo della stregoneria proprio perché al centro del culto di Iside, definita addirittura la Signora di Benevento.
L'ingranaggio della libertà concessa alle donne beneventane di esercitare le loro arti, si interrompe con la visita di San Bernardino da Siena nel 1427 che chiede lo sterminio per le donne che si occupano di stregoneria (assunto questo che poi negherà l'arcivescovo Accrocca nel suo successivo intervento ndr).
Ma chi erano queste streghe?
Certamente donne sapienti, ha proseguito Garuti, che peraltro curavano i loro pazienti con le erbe e questo faceva di loro delle persone da mettere al bando in quanto non inquadrate tradizionalmente nel ruolo che competeva loro che era quello di moglie e di madre e basta.
Cecchi Paone ha dato subito la sua definizione della vicenda delle streghe definendola come uno dei momenti più brutti nella storia della guerra tra maschi e femmine.
Non sono d’accordo, ha detto il giornalista, che si sia trattato di una guerra di religione mentre propendo per un accanimento di natura strettamente politica.
Quello delle streghe era la consapevolezza femminile di resistere alla prepotenza del potere maschile.
Le donne hanno quasi sempre subito ma poi si sono di volta in volta ribellate usando anche la sfrenatezza orgiastica per dare affermazione di sé.
Qui Cecchi Paone ha ricordato uno slogan della protesta giovanile degli anni Settanta: "Tremate, tremate le streghe son tornate" che con l’utilizzo di quel sostantivo intendeva rompere, appunto, l'ossessione ritenuta repressiva esercitata dal marito, dal padre, dal compagno.
Il giornalista si è, quindi, rapportato a papa Francesco, di cui è profondo estimatore, il quale ha più volte detto che in nome di Dio sono state fatte anche cose orrende.
Questo non dobbiamo nascondercelo ma dobbiamo unirci contro la religiosità del fai da te.
Cecchi Paone ha poi voluto polemizzare con la vicenda di Medjugorje.
Sono solo mistificazioni, così come ho sempre asserito.
Quello è un culto pagano e non cristiano ed è pregno di strumentalizzazioni, forse politiche, ma certamente economiche.
Quella non è Maria, la Madonna, dice il papa.
Nella memoria delle streghe, ha concluso Cecchi Paone, bisogna ricercare nuove forme di alleanze tra umanesimo laico e cristiano per non tornare al paganesimo.
Al termine dell'intervento del giornalista ha, quindi, preso la parola monsignor Accrocca che ha definito il tema da trattare come delicato e complesso e che va affrontato anche con gli strumenti della indagine scientifica.
Alcune credenze popolari hanno la caratteristica di una longevità straordinaria, ha detto l'arcivescovo come quella, ancora oggi praticata, di mettere nella bara con il morto alcune monete che evidentemente servivano per pagare a Caronte il nocchiere, il passaggio nell'al di là.
Ma la stregoneria, ha detto ancora monsignor Accrocca, non è di epoca moderna essendo nata tra il Quattrocento ed il Cinquecento e bisogna dire che all'epoca l'antifemminismo fosse una pratica generalizzata e che la donna era veramente libera quando entrava in Convento, nel Monastero.
La nostra, come centinaia di anni fa, è parimenti un'epoca di crisi e che produce irrazionalità.
Si reagisce a tutto ciò con lo studio serio e che non sia fatto dal copia ed incolla.
Bisogna dunque promuore, ha concluso monsignor Accrocca, una formazione che ci aiuti anche a dividere l'oro dall'ottone.

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