E' una delle inchieste penali più rilevanti della Procura di Benevento, non fosse altro che per la quantità degli indagati.
L'arresto delle quindici persone eseguito dalla Guardia di Finanza per presunte irregolarità negli appalti presso il Comune di Telese Terme appare solo come il primo passaggio di una vicenda che terrà a lungo banco nelle cronache locali.
E' questa l'impressione ricavata al termine della Conferenza Stampa con la quale il procuratore della Repubblica di Benevento, Giuseppe Maddalena, presente anche il comandante provinciale delle Fiamme Gialle Gianni Palmacci, ha illustrato le ragioni per le quali il Giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Benevento ha disposto gli arresti per 15 persone, tra cui il sindaco di Telese Terme, Giuseppe D'Occhio, nell'ambito dell'operazione denominata "Telesia". Maddalena ha spiegato che il nome dell'operazione tiene conto del fatto che l'indagine riguarda soprattutto amministratori pubblici ed imprenditori di Telese Terme.
Il procuratore ha riferito che l'indagine era partita nel 2002, quando cioè l'attuale sindaco D'Occhio era a fine mandato quale assessore ai Lavori Pubblici nella Giunta presieduta da Gennaro Capasso e si apprestava a diventare nuovamente sindaco della cittadina, carica che aveva già ricoperto in passato. La Guardia di Finanza da alcune fatture false che hanno portato poi a scoprire irregolarità negli appalti pubblici.
Sono state ben 123 le gare d'appalto passate al microscopio con un lavoro investigativo che è stato definito "certosino".
Secondo l'accusa, amministratori, pubblici dipendenti e costruttori avevano creato un vero e proprio "cartello", così lo ha definito il procuratore, che controllava gli appalti. Se non rientravi nel novero delle imprese del "cartello" non lavoravi.
Collusioni, falsi in atto pubblico ed altri mezzi fraudolenti, ha aggiunto Maddalena, erano la regola e la prassi ordinaria presso il Comune di Telese Terme: con questi mezzi venivano truccate gare d'appalto per favorire sempre le medesime imprese. Maddalena ha rivelato alcuni particolari sconcertanti.
Al termine delle perquisizioni, contestuali agli arresti, è stato per esempio riscontrato che un indagato aveva in casa la bella somma di 416mila euro in contanti più altri 41mila in assegni. Una prova, questa, secondo il procuratore della giustezza dell'accusa che individua nel Comune di Telese Terme una sorta di collettore o di luogo di raccolta di pubblico denaro, in quantità ovviamente ingentissime, che veniva dirottato sempre alle stesse persone.
Le indagini si sono basate sulla analisi delle gare di appalto dalle quali è emerso – a giudizio dell'accusa - l'esistenza di un sodalizio criminoso di amministratori, funzionari e dipendenti comunali ben collaudato che aveva come interfaccia numerosi imprenditori ed operatori commerciali.
Il procuratore ha anche indicato come si è giunti alla svolta nelle indagini. Mentre si eseguivano consulenze amministrative e perizie calligrafiche, la Guardia di Finanza, attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche, è riuscita a captare una frase che ha messo in preallarme i finanzieri: un indagato, infatti, riferiva ad un altro le seguenti parole: "sono il padrone di mezza Telese e mangiamo cosi con 7 bocche".
L'operazione della Guardia di Finanza ha portato al sequestro di beni mobili ed immobili per circa 2 milioni di euro. Da rilevare che sono ben 53 gli indagati in questa operazione: ed è dunque verosimile che nei prossimi giorni vi saranno ulteriori sviluppi. La Guardia di Finanza ha effettuato 12 arresti in carcere, 3 misure interdittive e 2 arresti domiciliari. Circa ottanta sono le persone ritenute implicate nella vicenda: ci sarebbero a loro carico prove circa i passaggi di denaro "sporco". La cosa più grave, però ha spiegato il Procuratore che nessun cittadino ha mai denunciato tale vicenda alle Autorità di polizia giudiziaria.
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