Benevento, 03-07-2012 15:26
____
Imperterriti Nuzzolillo e De Figlio con il loro "Salotto", in una piazza Roma col clima tropicale, hanno parlato oggi con Sguera e Desiderio
di Simone Razzano
La location, piazza Roma, è una delle più fortunate che la città di Benevento possa offrire; i padroni di casa, Billy Nuzzolillo e Laura De Figlio, si annoverano facilmente tra le eccellenze del mondo giornalistico sannita; l'orario, le 12.00 di un torrido martedì di luglio, non è il massimo, anzi.
Ci riferiamo alla consueta intervista che accompagna ogni giornata del Sannio Fest con ospiti ogni giorno diversi e che, quest'oggi, ha visto protagonisti Nicola Sguera e Giancristiano Desiderio: insegnate il primo, giornalista il secondo ma le definizioni, in questo caso, vanno strette; perfino il termine "intellettuali" rischia di essere inappropriato se, a sentirlo, Sguera storce il viso e Desiderio ammonisce: "Sporgo querela se mi chiamate intellettuale!".
Una chiacchierata informale, quella messa in atto, che ha toccato diversi temi, partendo dall'istituzione della Libera scuola di filosofia del Sannio, fondata quest'anno proprio da Sguera, Desiderio e da Amerigo Ciervo.
"Le idee giravano già da tempo - ha spiegato Nicola Sguera - poi ci siamo incontrati con gli altri e le abbiamo messe insieme, decidendo di avviare un'esperienza che nasce dalla diversità genetica tra noi.
Abbiamo fatto in modo di specificare, poi, l'aggettivo libera per contrapporre la nostra scuola alle ristrettezza dell'accademia ed al ruolo che la filosofia ha nella scuole tradizionali.
Il riscontro che la Libera scuola ha ricevuto è stato oltre le nostre aspettative, per questo andremo avanti aggiungendo anche qualche novità come un rapporto più diretto col testo.
Tuttavia questo tipo di rapporto, predicato anche da un filosofo come Giovanni Gentile, andrebbe implementato anche nella scuola, mettendo da parte il manuale di storia della filosofia ed approcciandosi ai pensatori direttamente con i lori scritti mediati, ovviamente, dall'insegnante".
Proprio sul rapporto tra chi impara e chi insegna, Giancristiano Desiderio ha aggiunto: "Gentile intendeva studiare le opere dei filosofi mediante chi insegna, abbandonando il testo.
Si crea in questo modo un rapporto a doppio senso in cui chi insegna impara e chi impara insegna"
L'abbandono del testo per Desiderio, però, rappresenta anche l'occasione per una metafora con il mondo dell'informazione poiché "corrisponde al ritorno ai problemi ed ai fatti, rimettendoli al centro della discussione e generando, così, senso critico e assunzione di responsabilità ".
I testi e quindi la scuola come luogo di formazione in cui educare e fornire modelli positivi, ma ciò è ancora possibile? Per Sguera "la scuola non deve solo educare al senso del dovere ma, preliminarmente, deve creare un canale comunicativo che metta in sintonia i soggetti.
Gli educatori, poi, in un tempo di nichilismo, combattono con delle armi giocattolo contro delle corazzate.
E allora possiamo combattere solo con ciò che siamo: i ragazzi devono vedere persone realizzate da prendere come modelli positivi".
Giancristiano Desiderio, dal canto suo, è partito, per rispondere alla domanda, dall'analisi del sistema scolastico: "A differenza di ciò che di solito si pensa la scuola è molto più importante dell'università perchè il suo fine è la formazione che è più importante della ricerca che avviene negli atenei.
Il docente è chiamato ad essere un modello, anche un attore, con una dimensione istrionica, che, in certe situazioni, in vista della formazione, può anche mentire".
Ma la scuola, nel pensiero di Desiderio, per essere davvero riformata deve passare attraverso l'abolizione del valore legale del titolo di studio così da “giungere ad una forma diversa perchè il pezzo di carta si è spinti pure a comprarlo, ma la cultura nessuno la può vendere!"
E se il calcio e la filosofia sembrano due argomenti agli antipodi, il colloquio tra Desiderio e Sguera ha messo in luce il fatto che ciò non è del tutto vero, riuscendo a dare una veste "filosofica" perfino a Mario Balotelli.
"Nel caso di Balotelli - ha detto Desiderio - il calcio è una forma di riscatto, però, a doppio taglio: prima è in grado di abbatterti e poi di riportarti su, come successo a Balotelli che, dopo i due gol alla Germania, è diventato una sorta di padreterno da cui ci si aspettavano miracoli nella finale contro la Spagna.
Ma il calcio, e tanto più la Spagna, insegna che il grande giocatore è colui che sa essere al servizio della squadra.
A tutto ciò va aggiunto che c'è un pessimo rapporto fra la nazionale di calcio ed il giornalistico italiano che oscilla tra il vittimismo ed il trionfalismo andando a cercare, quando le cose vanno male, anche il presunto colpevole".
Nicola Sguera è stato molto netto: "La bravura di Balotelli è inversamente proporzionale alla sua statura morale.Â
E' un giocatore che non cambierà mai, rimanendo sempre un'eterna promessa.
Per quanto riguarda il calcio in generale non ho mai avuto grande passione per la nazionale anche perchè non credo più nello stato nazionale.
In particolare, sui Campionati Europei, credo che si sia lasciata passare con troppa facilità la frase di Cassano sugli omosessuali.Â
E' una frase che dimostra una certa pochezza ed il termine utilizzato è stato detto senza che, poi, Prandelli abbia preso a calci nel sedere Cassano, spedendolo nel ghetto da cui proviene.
I calciatori andrebbero educati al fatto che sono modelli e che i ragazzini li individuano come tali, dobbiamo fare in modo che non siano, però, modelli negativi".
Cambiando argomento, Laura De Figlio ha chiesto: "Siete mai stati a Scalea?"
Il riferimento ironico era alla polemica sorta nei giorni scorsi tra Raffaele Del Vecchio e Nicola Danilo De Luca in merito alla funzione culturale di Benevento, e del centro città in maniera particolare, in cui proprio il vicesindaco aveva detto "Benevento non è Scalea".
Desiderio ha, dunque, asserito: "L'idea di perseguire un solo modello culturale è un idea un po' sbagliata.
Si possono fare più cose, facendole convivere con buon gusto.
Ma la vera domanda che questa querelle ci porta a porci è cos'è l'Assessorato alla Cultura e cosa deve fare? Secondo me esso deve organizzare la cultura, attività che storicamente avviene già dalla fine dell'800.
Ad esempio, potrebbe ipotizzare di pubblicare qualcosa, ristampando magari opere di Alfredo Zazo o Gianni Vergineo per far discutere la città .
Sempre tale Assessorato dovrebbe avere, ma non dipende dall'attuale assessore, una collaborazione con chi l'ha preceduto e con chi lo dovrebbe seguire, con continuità , senza la pretesa di dire cos'è Benevento.
La cosa migliore è affidarsi alla tradizione e alla storia, continuando la strada che è già stata solcata".
Ma, sempre a sentire Desiderio, da questa vicenda sorge il vero problema della nostra città : "A Benevento ci sono tante piazze, ma non c'è una piazza ovvero un luogo dove discutere e dove la critica non sia presa come un'offesa. Le idee nascono da più teste che ragionano insieme, Benevento ha bisogno di questo per confrontarsi".
Nicola Sguera ha chiosato: "In questa città non contano gli eventi, ma chi organizza l'evento.
Anche per questo ho rifiutato una seconda collaborazione con l'Assessorato alla Cultura come direttore artistico di una rassegna di poesie.
Quest'amministrazione, una volta insediatasi, ha praticato uno spoil system che ha cassato tutte le attività precedenti create da altre amministrazioni, sbagliando.
L'Assessorato alla Cultura dovrebbe valorizzare le energie del territorio, anche perché la cultura è un settore in cui girano parecchi soldi e risultano parecchi interessi.
Per fare tutto questo andrebbe creato un organo di discussione che proponga iniziative culturali con una una base più ampia possibile".
Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.
Â