LE REGOLE DI ACCESSO AL GIORNALE E DI GESTIONE DEI RAPPORTI CON IL LETTORE
L'incremento notevole di comunicati che quotidianamente investono, è proprio il caso di dirlo, la nostra redazione, ci impone di darci delle regole che, in parte, abbiamo già di volta in volta rese note ai nostri corrispondenti più assidui, ma che ora intendiamo confermare ed approfondire all'interno di una sorta di regolamento che fissa per tutti poche ma indispensabili norme per l'accesso al nostro giornale.
Potremmo anche definirlo un ordine di servizio interno al nostro quotidiano perché tale, in fondo, è.
Abbiamo piacere però di metterne a parte anche i nostri lettori per modo che ci sia la consapevolezza del perché e del percome di certi nostri atteggiamenti che, talvolta, potrebbero apparire incomprensibili.
Non vedersi pubblicare un comunicato senza saperne il perché, evidentemente non fa piacere né possiamo rispondere singolarmente a ciascuno.
Ed allora meglio mettere tutto in… piazza nella speranza che ciascuno faccia la sua parte.
Premesso che è nostro interesse dare luogo alla pubblicazione di tutto ciò che riteniamo essere una notizia e che dunque non c’è preclusione alcuna verso nessuno, giova però anche ribadire, con decisione se è necessario, che gazzettabenevento.it non è un social net-work dove sulla sua bacheca viene pubblicato di tutto.
Questo è un giornale quotidiano, un organo d'informazione che ha un direttore ed una sua redazione giornalistica, delle regole e delle leggi da rispettare e che non ha mai abdicato, nonostante la premessa ed il proposito di cui innanzi e cioè di tendere alla pubblicazione di tutto ciò che ci giunge, a svolgere la sua funzione di controllo, di vaglio, e dunque di decidere se e quando pubblicare un pezzo, cosa rendere pubblico di quel determinato comunicato, dove posizionarlo nella pagina del giornale.
In alternativa al nostro mezzo d'informazione c'è, appunto, la bacheca di Facebook o di altri.
Ma noi siamo un'altra cosa.
Chiarito l'equivoco in cui alcuni sono forse incorsi, cerchiamo di indicare un percorso sì da consentirci di scontentare i nostri interlocutori il meno possibile.
Un'altra piccola premessa.
E' ovvio, ma è meglio ribadirlo, che il giornale privilegia i propri servizi e gli articoli originali generati dalla propria redazione. Per questi lo spazio riservato è quello della fascia centrale. Può ovviamente capitare che in quello spazio finiscano anche pezzi cosiddetti di "redazione", cioè inviati da altri, ma ciò può rappresentarsi per notizie di grande rilevanza e soprattutto di cronaca. La scelta di questo particolare posizionamento è ovviamente riservata alla redazione del giornale.
Il comunicato stampa, invece, noi lo consideriamo come un insostituibile strumento di colloquio e di intrattenimento di rapporti con il lettore.
Non viviamo però di comunicati stampa.
E questo lo ribadiremo con forza fin che abbiamo voce.
Se dovessimo fare il nostro giornale operando solamente o quasi esclusivamente con il "copia ed incolla" o, peggio, rubando foto e notizie da altri giornali senza nemmeno citarne la fonte ed appropriandocene come addirittura "nostro servizio", state tranquilli che "Gazzetta" chiuderà un minuto dopo l'accertamento di questo stato di cose.
Portare avanti un organo d'informazione in stato comatoso e senza dignità, scopiazzando e pubblicando solo ciò che giunge in redazione dai lettori, è una pratica che non ci appartiene.
Il nostro primo obiettivo, ma questo oramai dovrebbe essere noto quasi a tutti, è fare il giornalista e questo vuol dire stare tra la gente, vivere la giornata a seconda delle occasioni, intessere rapporti, coltivare amicizie, insomma svolgere il nostro mestiere e poi raccontarlo ai nostri lettori attraverso i fatti di cui veniamo a conoscenza.
I comunicati stampa vengono pubblicati nelle fasce laterali di destra o di sinistra a seconda dell'argomento trattato.
Ci siamo imposti, poi, un altro limite, che è quello della territorialità e del localismo, in senso non dispregiativo.
Una volta, quando Elio Galasso, indimenticato direttore del Museo del Sannio, assunse ad interim anche la direzione della Biblioteca Provinciale, la prima cosa che fece fu quella di disfarsi delle riviste e dei giornali a tiratura nazionale che occupavano spazi enormi e che avevano anche un costo d’acquisto considerevole.
Lo spazio disponibile questo è, ci disse, ed i soldi pure ed allora se devo conservare qualcosa ho l'obbligo di preservare "Gazzetta di Benevento" piuttosto che Repubblica perché è un giornale del territorio e perché noi siamo la Biblioteca Provinciale e non quella Nazionale.
Noi non abbiamo mai dimenticato questo semplice insegnamento di Galasso.
E quindi dovendo in qualche modo arginare l'avanzata delle note che ci giungono in redazione e dovendo pur liberare i giornalisti ad una certa ora della sera dal loro pesante impegno quotidiano, confermiamo che "Gazzetta" ha fissato degli orari in cui accetta i comunicati stampa.
Essi sono i seguenti. Mattinata dalle ore 8.00 alle ore 13.30; pomeriggio dalle ore 15.30 alle ore 19.00.
Tutto ciò che ci giungerà al di fuori di questi orari sarà cestinato e non utilizzato nei turni successivi che devono poter riprendere il lavoro senza fardelli rappresentati da accumuli precedenti.
Ovviamente, come per tutte le cose, anche in questo caso ci sono le eccezioni che sono per noi rappresentate in massima parte dalla cronaca, di quella cronaca che non può attendere.
Questa è una prerogativa di scelta che ci appartiene.
Ancora, non daremo corso alla pubblicazione di comunicati che sono stati inviati in precedenza già ad altri organi d'informazione e poi, in forma residuale, alla nostra Testata. I comunicati stampa, le dichiarazioni e quant'altro vanno inviate contemporaneamente a tutti gli organi d'informazioni, senza discriminazioni o privilegi.
Il contenuto poi dei comunicati stampa deve essere a carattere strettamente locale, per tornare a quanto scritto innanzi.
Ad esempio, le note dei nostri parlamentari che non riguardano attività legata strettamente al territorio, non vengono pubblicati.
Il commento o l'azione politica riferita ad un qualcosa di nazionale o anche di regionale, se non ha riferimento immediato con fatti riguardanti la nostra provincia, non sarà tenuto in considerazione.
Ovviamente in tutto ciò ha anche un peso la rappresentatività del nostro interlocutore che noi cerchiamo di tenere presente.
Ciascuno si misuri la propria di… rappresentatività e comprenderà anche perché, nel momento in cui dobbiamo necessariamente scegliere, qualcosa di suo non viene pubblicato.
Le dimensioni dei comunicati devono essere contenute.
Diciamo che un comunicato gradito, perché immediatamente fruibile da parte del lettore, non deve superare le venti righe e dunque 1.200 battute.
Si ha la possibilità di essere sintetici se si va subito al fatto e se si evita di cominciare con la premessa del racconto dall'Unità d'Italia…
Cosa e come colloquiare con il nostro giornale per evitare di farci impazzire (non provate a contattarci via fax, lo abbiamo buttato tempo fa; usate solo la posta elettronica, quella non certificata).
Il messaggio deve essere composto dal testo, che deve essere solo ed esclusivamente in formato word mentre le immagini (foto, locandine, documenti e quant'altro) ci devono essere allegate in formato jpg o pdf.
Inviarci un testo in formato pdf o jpg con testo non catturabile equivale a volersi far cestinare il comunicato.
Noi in queste condizioni non li lavoriamo anche perché ci vuole molto di quel tempo che spesso non abbiamo e anche perché ci appare oggettivamente masochistico andare a riscrivere un qualcosa che è stato già all'origine digitato da qualche altro.
Non usate caratteri tutti maiuscoli per evidenziare qualcosa, li dovremo togliere e perderemo tempo.
Evitare le ripetizioni di annunci. Abbiamo passato una intera estate ed impegnato la nostra redazione giornalistica a scrivere di comunicati riguardanti la Sagra del cicatiello, del marruchiello, del polpettone e via discorrendo.
Noi non mettiamo minimamente in dubbio che anche queste possano essere notizie, ma c'è un limite a tutto.
Sono sorte da un po' di tempo delle "agenzie" che senza nemmeno bussare e dire buongiorno, nel senso che non conosciamo nemmeno chi sono, mandano un comunicato al giorno della tale manifestazione e quando non lo fanno loro ci pensano i diretti interessati a cui non par vero farsi pubblicità gratuita.
Ed infatti a noi ovviamente non sfugge che questo vuol dire lucrare senza spesa della pubblicità riguardanti eventi che, di norma, con il piatto forte della vendita dei "prodotti tipici locali", immancabili contorni, se non obiettivo principale dei raduni, producono redditi indicibili per ogni serata di manifestazione.
Noi vogliamo fare il nostro dovere, diciamo così dovere ed informare i lettori su una determinata manifestazione sagraiola, ma data la notizia poi basta.
Pubblicare l'evento quindici giorni prima, poi la settimana antecedente e poi a ridosso almeno altre due volte è cosa che non faremo più. Bisogna regolarsi e decidere.
Se inviata la comunicazione con largo anticipo per lucrare più passaggi, si sappia che non concederemo poi ripetizioni anche se furbamente camuffate da aggiornamenti nei programmi e nelle partecipazioni.
In fronte non abbiamo ancora scritto: "giocondo", come si diceva una volta.
Per tutti gli altri messaggi che eccedono quello diciamo così, dovuto, ci sono gli spazi a pagamento.
Gazzetta, come gli altri giornali, dobbiamo ritenere, non campa d'aria e se qualcuno si era fatta questa illusione, ha sbagliato ed è bene che corregga il suo convincimento.
Questo vale sia per i comitati, per i forum, per le agenzie che per le stesse istituzioni, Comuni, Comunità Montane e via dicendo.
Ancora. Non diamo corso alla pubblicazione di comunicati anonimi, non firmati e che non contengano anche un numero di telefono a cui eventualmente chiamare per conferma.
Il nostro interlocutore anonimo sappia che per pubblicare il suo scritto saremo costretti a citare il nome che risulta sull'indirizzo di posta elettronica di invio del suo comunicato.
Cosa diversa è chiederci poi di pubblicare la notizia magari evitando di rendere pubblico anche il nome e cognome del nostro interlocutore. Questo non ci piace, ma, in taluni casi, in cui è opportuno tutelare la fonte, lo possiamo fare.
Noi abbiamo poi anche un cruccio e cioè che questa dilatazione così abnorme nella comparsa dei comunicati stampa sia anche "colpa" nostra, colpa cioè dei giornali on-line che, non dovendo rispondere a nessuna restrizione di spazi, come invece devono fare i cartacei, continuano a pubblicare notizie a volte anche inutili o di semplice botta e risposta tra soggetti che si beccano all'infinito.
Ci auguriamo, con questa pubblicazione, di contenere anche questa anomalia e ci auguriamo anche che qualche nostro collega ora ci… "copi". Stavolta ne saremmo contenti.
Per quanto ci riguarda consentiamo solo una risposta ad una determinata nota da parte dell'interlocutore citato. La replica e la controreplica, di norma, non la pubblichiamo.
Ed a proposito di copia, una chiosa finale.
Siccome ci auguriamo, come diciamo innanzi, che questo testo possa essere letto anche da colleghi di altri organi d'informazione, consentiteci di esternare un rammarico che teniamo sullo stomaco da tantissimo: Siamo veramente stanchi di essere copiati! Siamo stanchi e lo diciamo a voce alta.
Abbiamo una raccolta incredibile di plagi fatti senza vergogna.
Neanche le virgole, talvolta, vengono cambiate ai nostri pezzi originali.
Ed allora visto che questo fenomeno forse non riusciremo mai a debellarlo diciamo a tutti: siete autorizzati ufficialmente a copiarvi anche per intero i nostri pezzi, a prendervi le nostre fotografie ma ad una sola condizione: che ne citiate la fonte.
Non ci mettete in condizione di prendere qualche contromisura necessaria ed oramai non più evitabile.
Vi assicuriamo che ne uscirebbe a pezzi non solo il "copiatore", ma l'intera nostra categoria professionale.
Uomo avvisato…
Sulla problematica del cosiddetto "Diritto all'Oblio"
Il cosiddetto Diritto all'Oblio non è normato con legge del nostro Paese ed è essenzialmente gestito dalla Giurisprudenza ed in parte dalla Dottrina.
Si tratta della richiesta che viene mossa, essenzialmente, anzi esclusivamente, ai giornali online, di cancellare da propri archivi notizie, in particolare di cronaca nera e giudiziaria, pubblicate anni addietro.
Ovviamente parliamo di notizie vere e non diffamatorie o false altrimenti sarebbero state contestate, dall'interessato, dinanzi alla magistratura penale nel tempi giusti e dunque immediatemente successivi alla pubblicazione.
Qui è il diritto, viene detto, di cancellare un passato che non appartiene più all'oggi ma che c'è stato.
Un diritto che si scontra con quello alla informazione garantito dalla Costituzione. Un diritto non solo ad informare ma anche a mettere in condizione il lettore, il cittadino, ad informarsi.
In tutto ciò, periodicamente giungono al giornale richieste, anche ed il più delle volte non sorrette da documentazione che le giustifichi ed addirittura del riconoscimento dell'avente titolo, di cancellazione di una determinata notizia pubblicata tempo fa.
Confermiamo che Gazzetta non ha nulla da cancellare e che essa è responsabile di ciò che è visibile nel suo sito, non in quello di altri.
Quando la notizia, dopo qualche giorno scompare dalla pagina di lettura (il nuovo scaccia il vecchio), dalla cosiddetta home page, l’unico modo per visionare un articolo non più presente è quello di richiamarlo dall’area “Cerca” che è presente anche in “Gazzetta”, in alto a destra, penultimo “bottone”.
Bene, se l'interessato inserisce il suo nome all’interno del campo che si evidenzia, non ne ricava, né lui, né altri lettori ovviamente, assolutamente nulla.
Il nostro giornale, infatti, da alcuni anni oramai, ha deindicizzato il suo archivio e quindi ogni ricerca è vana già dopo una settimana o poco più dalla pubblicazione.
Questo non vuol dire che tutti gli articoli siano scomparsi o distrutti, ma sono contenuti nell’archivio storico del giornale, non raggiungibile dall’esterno, archivio peraltro tutelato anche dalla recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione che lo ha equiparato a quello dei giornali cartacei.
Dunque le richieste di "cancellazione" non devono essere indirizzate a noi di “Gazzetta”, che rispondiamo esclusivamente del nostro operato, ma ai motori di ricerca (così come peraltro sentenziato anche dalla Cassazione) che catturano, senza né richiesta né autorizzazione alcuna da parte nostra, gli articoli che quotidianamente pubblichiamo, almeno quelli che ritengono evidentemente essere i più interessanti, e che anche trattengono per anni nei loro archivi facilmente consultabili da tutti.
A loro deve essere chiesto di deindicizzare l'articolo che si ritiene non debba più comparire.
Siamo certi che, chiunque fa richiesta di "cancellazione" a Gazzetta, certamente non ha ritrovato l'articolo che lo riguarda per mezzo dell'area "cerca" di “Gazzetta”, appunto, ma di Google, quasi certamente, o di altri motori di ricerca.
E’ ad essi che i nostri richiedenti consigliamo di scrivere e non a noi.
Questo testo viene continuamente aggiornato. L'invito, ai frequentatori abituali del giornale, è dunque a rileggerlo periodicamente.
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